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Europei 2023 - Paola Egonu in panchina fa discutere: il singolo di nuovo davanti al gruppo perché manca chiarezza

Marco Arcari

Aggiornato 17/08/2023 alle 18:03 GMT+2

PALLAVOLO, EUROPEI 2023 (F) - La panchina contro la Romania, nell'esordio dell'Italvolley, ha fatto scalpore. Il CT Mazzanti fa sapere che Paola Egonu avrà un nuovo ruolo: ma quale? In una vicenda ormai piena di dietrologie, manca chiarezza da tutti i protagonisti. Egonu e l'Italia sono un binomio inscindibile, ma Paola resta primus inter pares. La coppia con Antropova può cambiare tutto.

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Alzi la mano chi non ha provato una strana sensazione nel vedere Paola Egonu praticamente quasi sempre in panchina durante l'esordio dell'Italvolley di Davide Mazzanti agli Europei femminili 2023. Sia chiaro fin da subito, in uno sport di squadra la titolarità di un singolo atleta non può certo discendere da un diritto "divino", ma deve semmai essere conquistata in base a talento, etica del lavoro e impegno profuso. Pertanto, la scelta del CT di lanciare Ekaterina Antropova nel 6+1 iniziale, con cui la Nazionale ha sfidato la Romania, può anche non stupire.
A sorprendere è semmai la poca chiarezza - non solo in termini di comunicazione - che aleggia intorno al nuovo gruppo Azzurro. Anche qui, bisogna premettere che un Commissario Tecnico non deve affatto spiegare le sue scelte, almeno finché i risultati sono dalla sua parte. Dunque, così come erano legittime le rinunce a Caterina Bosetti, Cristina Chirichella e Moki De Gennaro, così è lecito il nuovo ruolo (quale?) assegnato alla pallavolista più decisiva nella storia contemporanea di questo sport. Eppure, un po' di chiarezza generale ci sembra d'obbligo.
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Rispetto per Davide Mazzanti

In un Paese che vanta oltre 60 milioni di allenatori - e questo vale sempre più anche per sport diversi dal calcio - sarebbe impensabile che le idee di un singolo possano piacere a tutti, così come utopistico che, a ogni minimo passo falso, non si scatenino quelle chiacchiere da bar (oggi da social) che tanto ci fanno ribollire il sangue tenendoci incollati ai nostri smartphone o pc. Trattasi della contemporaneità, piaccia oppure no, ma non si pensi che nel passato ciò non accadesse. È semmai soltanto cambiato il luogo in cui riversare le nostre "verità", peraltro quasi mai suffragate dai fatti e, al contrario, derivanti dal chiacchiericcio altrui. Ebbene, Mazzanti è in carica sostanzialmente dal dicembre 2016: quasi sette anni di mandato in cui, con le Azzurre, ha conquistato due medaglie mondiali (argento 2018, bronzo 2022), il bronzo europeo 2019, l'argento nel World Grand Prix 2017 e due trionfi: agli Europei 2021 e nella Volleyball Nations League 2022.
Poco o tanto rispetto al valore delle pallavoliste che ha potuto allenare? Per rispondere a tale quesito, si deve giocoforza inserire nel discorso il talento di Egonu. Per anni si è guardato a Paola come a una sorta di "Messia" pallavolistico che potesse aprire una nuova epoca d'oro della Pallavolo italiana femminile, dopo i fasti vissuti sotto le guide tecniche di Marco Bonitta e Massimo Barbolini. Adesso, per giustificare la sua mancata titolarità, si guarda invece a Egonu come a una fra tante. Il che, nel concetto di squadra nazionale è sicuramente giusto, poiché non si possono fare figlie e figliastre quando si parla di maglia Azzurra. Salvo risultare sbagliatissimo se si sposta il ragionamento sul piano del talento. Perché oggi, Egonu è la giocatrice più determinante del panorama mondiale, seppur nella sua imperfezione pallavolistica. In tal senso, l'Italia avrebbe forse potuto raccogliere qualcosa in più di ciò che ha conquistato in questi sette anni circa sotto la guida di Mazzanti.
C'è la delusione olimpica di Tokyo 2020, ma anche quella per un Mondiale in cui la Nazionale era la strafavorita, almeno secondo coloro che oggi criticano Mazzanti per la scelta di "panchinare" Egonu e lanciare Antropova. Secondo chi vi scrive, quell'Italia era tra le favorite del torneo iridato, insieme a Brasile, Serbia e Stati Uniti: guarda caso le prime quattro nazionali classificate, poiché tra vincere e perdere passa sempre una linea che sembra sottile ma che non lo è affatto, per parafrasare un po' Massimiliano Allegri. Bisognerebbe allora approcciarsi alla Pallavolo - ma a qualsiasi sport, specie di squadra - con l'umiltà di chi sa che una partita no sarebbe potuta capitare forse pure al Dream Team cestistico degli USA a Barcellona 1992 o, per restare al volley, al Brasile di Giba, Ricardinho e Sergio. In definitiva, esistono nazionali (molto più) forti di altre, ma non esiste mai una favorita unica, obbligata per ciò stesso a sbaragliare sempre e comunque la concorrenza.

Il ruolo di Paola Egonu in questo ragionamento

Il fatto di poter contare su una giocatrice così determinante, ha stabilmente inserito l'Italia nella lista delle nazionali chiamate a giocarsi medaglie e trionfi in qualsiasi torneo. Col suo devastante talento - e al netto di imperfezioni che qualsiasi pallavolista ha e che non staremo qui ad analizzare, ci perdonerete - Paola ha compensato assenze temporanee di top-player nei ruoli ancora nevralgici di questo sport, permettendo al gruppo Azzurro di alzare sempre più l'asticella. Nel corso del tempo, le sarebbero stati però concessi privilegi che, secondo diverse ricostruzioni giornalistiche, avrebbero creato spaccature nello spogliatoio e incrinato in qualche modo il rapporto tra l'atleta e il CT Mazzanti. Ecco, qui arriva la prima pecca di chiarezza, da parte di tutti: non soltanto dei singoli protagonisti, bensì pure di una Federazione che sull'argomento continua a tacere e, pur avendo le sue ragioni, con tale silenzio non fa altro che lasciar alimentare le innumerevoli dietrologie su un "caso nazionale".
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Il culmine si sarebbe raggiunto dopo lo sfogo che Egonu ebbe al termine della semifinale mondiale 2022, persa contro il Brasile. A seguire il suo temporaneo allontanamento dalla Nazionale, l'ospitata a Sanremo in cui ribadì l'amore per la maglia Azzurra, il ritorno in Italia a livello di club grazie alla firma con la Vero Volley Milano e ora un ruolo nell'Italvolley che, a prima vista, pare decisamente più ridimensionato rispetto al passato. ll motivo del termine "pare"? Presto scritto: perché nessuno conosce realmente le idee di Mazzanti. Un bene, visto che la Pallavolo è un sport di studio, prima ancora che di inerzia, e che i tre allenatori delle principali rivali per una medaglia europea - Polonia, Serbia e Turchia - sono tre grandissimi tecnici italiani. Un male, se consideriamo invece la sequenza di interviste e dichiarazioni rilasciate da Mazzanti stesso, con quel tema degli "argini" che, dopo attente riflessioni, sembra significare tutto e niente al tempo stesso.
Arrivando al succo della questione, un quesito soltanto rischia di inglobare tutto il resto: l'Italvolley può rinunciare a Egonu e Paola può rinunciare alla Nazionale? La risposta è, a nostro avviso, evidente: no. Una volta convocata, la nuova stella di Milano resta una sorta di primus inter pares, ossia una giocatrice che può chiaramente cambiare il corso di una partita anche da sola restando però al servizio del gruppo, sempre e comunque. La sua carriera è in tal senso esemplificativa, coi 40 punti di media realizzati nelle ultime tre finali di Champions League (due vinte, una persa al tie-break) che non possono non essere considerati a dovere. Se però l'idea mazzantiana è quella di dare spazio ad altre protagoniste Azzurre per deresponsabilizzare Paola e, al contempo, rendere l'Italia meno Egonu-dipendente, allora potrebbe concretizzarsi quella che gli anglofoni definiscono win-win situation, una situazione vantaggiosa per tutti, singoli e gruppo.
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La nuova chiave tecnico-tattica della Nazionale

Col "ritorno" dell'attacco di palla alta, il futuro sembra tracciato. Zoran Terzic l'ha spiegato al mondo col suo Fenerbahce, in quel mese di onnipotenza pallavolistica che le Yellow Angels di Istanbul hanno vissuto tra marzo e aprile 2023. Daniele Santarelli ha recepito l'insegnamento e sta trasformando la sua Turchia, spostando Ebrar Karakurt nel ruolo di banda per una convivenza con Melissa Teresa Vargas sempre meno potenziale e sempre più dinamitarda. E Mazzanti? L'idea che stuzzica la mente del CT Azzurro sembra andare in questa direzione, con Egonu opposta e Antropova dirottata nel ruolo di schiacciatrice-ricevitrice. Le incognite restano molteplici, ma è evidente che all'Italia manchi qualcosa nelle soluzioni offensive di posto 4. Elena Pietrini non sembra aver ancora rispolverato i colpi che la consacrarono tra le migliori al mondo - in attacco - durante Tokyo 2020 e gli Europei 2021.
Myriam Sylla è il vero perno tattico di questa Nazionale, ma dovendo risultare solidissima in ricezione e graffiare su ogni difesa, offensivamente non può tenere l'efficienza che ha avuto in altri tornei. Alice Degradi ha impressionato in VNL e anche all'esordio contro la Romania ma, quando il livello delle avversarie si alza, fatica a essere così debordante. Inserire Antropova quale banda toglierebbe sicuramente certezze in ricezione, ma garantirebbe ad Alessia Orro scelte offensive d'élite e permetterebbe all'Italia di martellare dai nove metri con impressionante continuità, viste le qualità in battuta di Egonu, Lubian, Squarcini e la stessa Antropova in un potenziale 6+1. Anche qui, stupisce la poca chiarezza di Mazzanti. Il CT ha dichiarato che non c'è stato il tempo materiale per provare questa soluzione tattica, senza però spiegare meglio se le prossime partite della Pool B saranno sfruttate come potenziali test, vista la qualità decisamente bassa delle avversarie.
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In definitiva, il circo mediatico creatosi intorno a Egonu sta proseguendo con nuovi e diversi protagonisti, giovando però davvero poco allo spirito della Nazionale. Paola resta sicuramente la giocatrice più iconica del mondo, anche per i molteplici ruoli che ormai riveste all'esterno dei taraflex o gerflor. Ridurre tutte le considerazioni inerenti la Nazionale a ciò che succede attorno alla giocatrice di Milano, è però anzitutto irrispettoso verso le altre tredici Azzurre protagoniste in questi Europei 2023, oltre che potenziale lama a doppio taglio per il mestiere di giornalisti. Tecnicamente, la scelta di preferirle Antropova quale opposta titolare non è discutibile per natura stessa di una decisione che spetta al CT. Fare ulteriore chiarezza su quanto si è letto in questi mesi - vero o presunto che fosse - aiuterebbe invece a comprendere maggiormente quale vuole essere il nuovo progetto Azzurro. Perché dai Giochi Olimpici di Parigi 2024, ahinoi, non si scappa: l'obiettivo è quello di una medaglia a Cinque Cerchi ed è ormai evidente. Ma siamo certi che, con questa inesistente chiarezza d'intenti, si possa raggiungerlo?
A Mazzanti non si imputa perciò nulla sul piano tecnico, anche perché sarebbe impossibile farlo nei confronti di un allenatore così geniale e vincente. Semmai, si vorrebbe fargli notare un'eccessiva deriva filosofica nel rispondere a domande - sicuramente scomode, ma è questo uno degli obiettivi stessi del giornalismo - che permetterebbero di avere una visione d'insieme più chiara. Senza così dover obbligare i 60 milioni di allenatori, ma anche chi di notizie sulla pallavolo ci vive, a dover improvvisare teorie, sconfessare idee altrui, negare spicciole dietrologie e rincorrere aggiornamenti che, anziché privilegiare la bellezza e bontà di questa nuova Nazionale, capace sicuramente di farci divertire durante questi Europei, finiscono per trasformare anche il primus inter pares in una figura super partes che, senza volerlo, cannibalizza tutto il resto. Perché una situazione simile non giova a nessuno, dai semplici tifosi alle giocatrici stesse.
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