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Sanremo 2023 - Il monologo di Paola Egonu: "Amo l'Italia, la maglia Azzurra è la più bella del mondo"

Marco Arcari

Aggiornato 10/02/2023 alle 01:01 GMT+1

PALLAVOLO, SANREMO 2023 - Il monologo di Paola Egonu durante la serata di giovedì 9 febbraio: "Sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio Paese. Amo l'Italia, vesto con orgoglio la maglia Azzurra, che per me è la più bella del mondo. Ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese, in cui ripongo tutte le mie speranze di domani".

Egonu, ma non sei reale! Diagonale nei 3 metri contro Novara

"Sono qui sul palco dell'Ariston, nel tempio della musica. Buonasera a tutti e voglio divertirmi con voi". Inizia con queste parole la co-conduzione di Paola Egonu nella serata di giovedì 9 febbraio 2023 del 73° Festival di Sanremo. Dopo aver annunciato diversi dei concorrenti, tra i quali Madame, Tananai, Ultimo e Marco Mengoni, l'opposta della Nazionale italiana ha raccolto l'invito di Amadeus nel "continuare a raccontarsi senza filtri, libera come sei e come sei sempre stata".
"Sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio Paese. Questo solo per aver raccontato brutte esperienze che ho vissuto, per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure. Amo l'Italia, vesto con orgoglio la maglia Azzurra, che per me è la più bella del mondo. Ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese, in cui ripongo tutte le mie speranze di domani". In termini pallavolistici, è questo il passaggio più importante nel monologo di Egonu, a conferma della volontà della fortissima pallavolista di tornare presto a indossare la maglia della Nazionale, nonostante quanto successo nella travagliata estate del 2022.

L'intero monologo di Paola Egonu a Sanremo

Spero di trasmettervi amore ed empatia. Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle ultime settimane di avvicinamento al Festival. Spesso in passato sono stata definita ermetica, così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi un po' di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate, incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore. Ho imparato che ogni pensiero, una volta che si trasforma in parola e viene condivisa con qualcuno, non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciato. Questo mi ha ricordato che dovremmo sempre cercare di risalire all'originale. Ed è quello che cercherò di fare io adesso.
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Egonu chiude il set cercando il petrolio: che diagonale!

Io sono la prima di tre fratelli e devo tutto a mamma Eunice e papà Ambrose. Sono loro che mi hanno permesso di vivere un’infanzia felice, che mi hanno sostenuta e mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartela. Senza temere i sacrifici. Mi hanno aiutata a trovare il mio percorso, anche se questo ha significato per loro vedermi andar via di casa a tredici anni. Io non sono madre, ma sogno di diventarlo un giorno e sono certa che nessun genitore sia felice che la propria figlia cresca lontana dal suo amore e dal suo sguardo. Grazie mamma, grazie papà. Grazie che per amore verso di me, avete rinunciato a me. Certo, le vostre carezze e le vostre attenzioni mi sono mancate e continueranno a mancarmi. Ma sapevo, sapevamo e so che questa è la mia strada.
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Egonu sempre impressionante: diagonale potentissima nei 3 metri

Da bambina ero fissata coi “perché”. Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana? Poi sono diventata grande e i perché sono continuati. Perché mi sento diversa? Perché vivo questa cosa come se fosse una colpa? Perché ogni volta mi sono punita, dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda “Perché io sono io?” c’è già la risposta: “Perché io sono io!”.
Io sono quella che quando ancora mi fanno una domanda sul razzismo, risponde così: “Prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l’acqua. Vedrete che la maggior parte delle persone sceglierà il bicchiere trasparente, solo perché il suo contenuto è più limpido. Eppure se proverete a bere da uno dei bicchieri colorati, scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso gusto, fresco e vita…” perché siamo tutti uguali oltre le apparenze. E se questo non è ancora abbastanza… in Veneto noi diremmo ”Moeghea” ossia “Smettila!”.
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Che potenza di Egonu! Battistoni colpita e affondata

Sono quella a cui lo sport ha dato tanto. Ma sono anche quella che non crede che la sconfitta sia solo quando perdi una partita. Quando sono in campo e commetto troppi errori, anche se vinciamo, può succedere che io la viva come una sconfitta. Io gioco in attacco e il mio obiettivo è quello di riuscire ad avere tra le mie mani la palla decisiva da schiacciare, quella che farà punto. A volte ci riesco, altre volte sbaglio e sto ancora imparando ad accettare l’errore. Perché quella palla che scotta, quella che fa paura, è il motivo per cui io di fatto io sono lì.
Sono quella che viene anche criticata. Le critiche non sono mai mancate e non mancheranno, sono inevitabili: alcune sono costruttive, la maggior parte gratuite, altre – e non voglio fare la vittima – sono dei veri macigni. Io a fatica ho imparato che sta a noi dare il giusto peso. Sono quella che, come tutti, ha dovuto affrontare dei momenti brutti ma che non ha smesso per questo di godersi quelli belli. Sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio Paese. E questo solo per aver raccontato esperienze brutte che ho vissuto, per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure.
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Che potenza di Egonu! Battistoni colpita e affondata

Amo l’Italia, vesto con orgoglio la maglia Azzurra, che per me è la più bella del mondo. Ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani. Sono quella che spesso ha sbagliato gli appuntamenti importanti. Nella mia storia di giocatrice sono infatti più le finali che ho perso di quelle che ho vinto. Eppure questo non fa di me una perdente. Cosi come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo.
E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica… Ve lo ricordate? Era il 1983 quando Vasco Rossi arrivò penultimo proprio su questo palco. Un altro non-perdente, che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi. Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso.
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