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Sei Nazioni al via: Italia con 10 volti nuovi e un ct con la valigia

Davide Bighiani

Aggiornato 03/02/2016 alle 16:46 GMT+1

Sabato l'Italrugby fa il suo esordio nel Sei Nazioni 2016 facendo visita alla Francia: in quali condizioni i nostri si presentano all'appuntamento più importante dell'anno della palla ovale?

2013 Jacques Brunel, Italy rugby

Credit Foto LaPresse

Quando si parla di "anno di transizione" spesso l'accezione risulta negativa. Gli aggettivi e le locuzioni sarebbero altre se si volesse descrivere un momento di necessaria riflessione e ricostruzione, in vista di un periodo più roseo. E' questo uno di quei momenti per l'Italia del rugby: l'anno post-Mondiale, il ct con la valigia pronta, una generazione di talenti che si va via via spegnendo, un ricambio generazionale che fatica a prendere piede. Ecco tutti gli ingredienti che rischiano di rendere un po' indigesta la torta del Sei Nazioni che va a cominciare...

L'ultima chiamata di Brunel

Quando nel maggio del 2011 Jacques Brunel, fino a quel momento allenatore vincente degli avanti della Francia e al Perpignan, fu nominato ct l'idea era quella di dare all'Italia un senso logico, un gioco, insomma di costruire una squadra che potesse dire la sua nel Sei Nazioni e infilarsi nel novero delle top europee. Oggi a circa cinque anni di distanza, si può dire che quel passo avanti sia stato fatto, ma che contemporaneamente se sono fatti anche un paio indietro: i primi due anni sono stati incoraggianti, quelli successivi hanno offerto solo grandi delusioni, Mondiale compreso, con solo qualche sprazzo di luce. Una luce destinata a spegnersi al termine di questa campagna primaverile, con il nome del successore, quello dell'irlandese Conor O’Shea, attuale coach degli Harlequins. E allora con che spirito il ct affronta questo ultimo impegno? "Ogni anno ci sono delle sorprese, noi vogliamo essere una sorpresa", ha detto Brunel in sede di presentazione. Le vere sorprese però le ha fornite lui in primis, con le convocazioni...

10 esordienti e qualche "dimenticato" di lusso

Oltre alla delusione per gioco e risultati, la Coppa del Mondo ha fatto propendere il ct a cambiare molti dei volti noti nell'ambiente azzurro e a operare una mini-rivoluzione, almeno nelle prime chiamate per il Sei Nazioni. E' vero gli indisponibili causa infortunio sono tanti: tra questi, Andrea Masi, Simone Favaro, Joshua Furno, Tommaso Allan, Luca Morisi e Andrea Manici. E' altrettanto vero che altri pilastri, Martin Castrogiovanni e Leonardo Ghiraldini su tutti, non sono al 100% e che qualcun altro ha detto addio all'azzurro (Mauro Bergamasco farà il commentatore su Dmax, ndr), ma gli addetti ai lavori si sono stupiti per il grande numero di giocatori che per la prima volta vestiranno la maglia dell'Italia. 10 gli esordienti, tre dei quali provenienti dal campionato Eccellenza, due i nuovi equiparati (Abraham Steyn e Andries Van Schalkwyk). Spazio quindi ai promettenti piloni Zanusso e Lovotti, all'apertura Padovani (anche se il titolare sarà probabilmente Canna, con Haimona terza scelta), al tallonatore di origini albanesi Gega, al 21enne ala Bellini, al centro Castello e al trequarti Odiete: proprio questi tre, i ragazzi che provengono dall'Eccellenza, avranno tutti gli occhi addosso, vista la poca esperienza internazionale accumulata finora. Fuori dalla lista Geldenhuys, Venditti, Bacchin, Sgarbi, Ragusi e Cedaro, dato tra i papabili in rampa di lancio. Attorno a capitan Parisse, al solito faro azzurro e fresco di titolo di Mvp del Top 14, c'è fermento: serviranno ordine e pazienza.

Motivazioni: Mondiali 2023 e Giochi 2024

Insomma, si prospetta un Sei Nazioni molto interessante, se non altro per vedere se gli ultimi esperimenti di Brunel andranno a buon fine: se fino a qualche tempo fa il ct si era detto fiducioso di affrontare il Torneo con una squadra affidabile e con tante certezze, ora lo dovrà fare giocoforza con un mix di esperti e super-inesperti, questi ultimi certamente molto motivati per mettersi in mostra anche in vista del prossimo cambio di panchina. Il pepe poi viene aggiunto dall'alto, dal presidente Gavazzi: "L'Italia punta a organizzare i Mondiali del 2023 e il rugby italiano vuole dare il suo contributo - col suo successo organizzativo - alla volata per la candidatura di Roma ai Giochi del 2024". Servivano motivazioni a fare bene (e ulteriore pressione)? Eccovi serviti...
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