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Intervista a Dominik Paris: "Kitzbühel è come il Superbowl o la Champions. Calendario? Non piace a nessuno"

Marco Castro

Aggiornato 14/02/2024 alle 15:08 GMT+1

SCI ALPINO - Intervista esclusiva a Dominik Paris, che ai microfoni di Eurosport affronta diversi temi: dalla stagione positiva con il ritorno al successo al feeling straordinario con Kitzbühel, dal problema degli infortuni e del calendario di Coppa del Mondo alle Olimpiadi di Milano-Cortina sempre più vicine.

Dominik Paris a Kitz (credit: Red Bull Content Pool)

Credit Foto Red Bull

Dominik Paris va per i 35 anni, ma la sua fame di vittorie e la sua competitività sono più splendenti che mai. Nel corso di questa stagione, il campione altoatesino ha trionfato per la prima volta in Val Gardena e ha dimostrato tutta la sua classe con i podi in località sacre come Wengen e Kitzbühel. Il feeling con la pista simbolo dello sci alpino - raccontato anche nel documentario "Metal on Streif" da poco uscito su Red Bull TV - e l'ambizione per il presente e per il futuro sono solo due dei temi che Domme ha affrontato nel corso di questa intervista esclusiva rilasciata a Eurosport. Si parla anche di infortuni, calendario, musica e, ovviamente, i Giochi olimpici di Milano-Cortina.
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Paris ancora una volta il primo dei "normali": terzo a Kitzbühel, riguardalo

Una vittoria, tre podi in piste mitiche e una continuità ritrovata. Come giudichi la tua stagione fino a questo punto?
"Devo dire che sono abbastanza contento di come è andata la stagione, soprattutto in discesa. Sono riuscito a partire bene, poi a Bormio è andata male e mi dispiace, perché ero abbastanza carico e potevo salire sul podio. Ma in generale fare una vittoria e tre podi, oltre ad altre due top 5 la rende una stagione positiva. Sono molto contento".
Parliamo di Kitzbühel e della Streif, dove hai ottenuto il tuo ottavo podio in carriera. Ci racconti del tuo amore, ricambiato, per questa pista?
"È difficile spiegare il segreto del mio feeling con la Streif. È una pista che amo molto, so come devo comportarmi anche in condizioni difficili, è una cosa che ho dentro di me. Quando ti piace una pista più delle altre fai meno fatica e riesci ad affrontarla meglio. Sulla Streif devi sempre spingere al limite, ma mantenendo una certa forma di rispetto. Richiede tanto coraggio".
Hai esordito sulla Streif nel 2010, una vita fa. Da allora come è cambiato il tuo modo di vivere questa gara? Sei più tranquillo o c'è sempre quella tensione della prima volta?
"Con gli anni il mio approccio alla Streif è cambiato, come cambiano le persone col passare degli anni. Ma resta qualcosa di molto difficile. Alla prima prova c’è sempre tanta tensione, tanto rispetto perché non sai com’è la neve, come riesci a essere sugli sci, come sono i salti. Hai visto la ricognizione, ma non sai davvero cosa può succedere. C’è sempre la componente della sorpresa. E poi su una pista così devi essere molto concentrato e se sbagli un attimo finisci nelle reti e la settimana è finita. C’è tanta tensione. Sulle altre piste è diverso. A Bormio, ad esempio, la pista è difficile ma se vai lungo c’è più spazio, riesci a rientrare e a continuare la tua discesa".
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Dominik Paris in azione sulla Streif (credit: Red Bull Content Pool)

Credit Foto Red Bull

Marco Büchel, ex sciatore, ha detto che vincere un oro mondiale o olimpico è ovviamente molto prestigioso, ma vincere una discesa sulla Streif ti rende un vero campione. Cosa ne pensi?
"Sono d’accordo con lui. Per l’atleta, il discesista, Kitz è l’appuntamento più importante in assoluto. C’è una pista che richiede tutto, lo spettacolo intorno, entri nella storia se vinci. È un traguardo che ognuno vorrebbe. È come vincere il Superbowl o la Champions League. Tutti vogliono arrivare al top e Kitz è il posto dove conta di più. Ovviamente le medaglie sono molto importanti, perché contano anche per la Nazione, che tu rappresenti e per la quale vuoi dare il massimo. A Kitz sei più protagonista per te stesso".
Tu sei un grandissimo appassionato di musica e in particolare di metal. Se dovessi associare la Streif, la Lauberhorn di Wengen e la Stelvio di Bormio a una band, quali sarebbero?
"(ride...) è difficile rispondere così su due piedi! Io ascolto vari tipi di metal, a Kitz associo una canzone che spinge a tutta dall'inizio alla fine. La Stelvio di Bormio è più ritmica ma comunque sempre andante, a Wengen ti serve una band dove c’è un po’ più armonia e melodia ma con in mezzo un po’ di ritmo veloce".
Quest'anno ci sono stati molti infortuni e alcuni atleti hanno puntato il dito contro un calendario davvero troppo fitto di impegni. Cosa ne pensi?
"A nessuno piace questo calendario, fin da quando l’hanno presentato. Stanno spingendo per fare tante gare, noi le abbiamo quasi tutte insieme in un mese e poi praticamente basta. Non c’è equilibrio. Il problema sta già in come è stato pensato. Gli infortuni purtroppo succedono, facciamo un sport pericoloso e questa componente ci accompagna sempre. Quest’anno sono stati coinvolti tanti big e se ne sta parlando tantissimo. Sicuramente bisogna cercare di migliorare in tante situazioni. Poi bisogna anche guardare come ognuno degli infortunati è caduto, se c’è stato un errore o altre dinamiche. Soprattutto bisogna trovare un bell’equilibrio nel calendario. Quest’anno c’erano tre gare, poi pausa, altre due gare e poi altra pausa e così via. Così non riesci a prendere il ritmo gara. Chi fa anche gigante o tutte le specialità va sotto stress, mentre noi discesisti non entriamo mai in ritmo. Quest’anno, poi, sono saltate un sacco di gare all’inizio e poi è diventato tutto molto stressante".
A proposito di avversari, quest'anno ce n'è uno che ha fatto un salto di qualità incredibile: Cyprien Sarrazin. Quale pensi sia il suo segreto?
"Sarrazin credo abbia iniziato l’anno scorso a fare discese e si è visto subito che è sempre stato velocissimo. Solo che con i suoi rischi estremi ha sbagliato tante volte ed è uscito qualcosa come cinque gare su sei. Comunque ce l’avevo sul radar, vedendo quanto andava forte, sapevo che bisognava aspettare sempre il suo arrivo prima di definire la classifica. Mi ha sorpreso che quest’anno sia riuscito a essere così stabile, ma sciando nella stessa maniera. Va a chiodo, a tutta, ma adesso è in grado di gestirsi pur andando più veloce degli altri. Tanto di cappello per quello che sta facendo, c’è da lavorare per batterlo!
Mancano due anni ai Giochi olimpici di Milano-Cortina. A inizio stagione avevi detto di vedere l'evento ancora lontano, gli ottimi risultati che hai ottenuto in questi mesi hanno cambiato qualcosa da questo punto di vista?
"Non sono ancora focalizzato sulle Olimpiadi, ma visto come è andata questa stagione, la motivazione e l’entusiasmo per gareggiare ancora quei due anni fino all’evento sono cresciute moltissimo. La voglia di arrivare cresce, perché più vai lontano e più sei competitivo più si avvicina l’appuntamento. Comunque voglio restare concentrato gara per gara, stagione per stagione, preferisco vivere sul presente".
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Paris torna sul podio in discesa: rivivi il 3° posto a Wengen

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