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Perché Ronnie O'Sullivan è il più grande giocatore di snooker di tutti i tempi: palmares, amore per lo sport, tecnica

Davide Bighiani

Pubblicato 03/05/2022 alle 15:20 GMT+2

La vittoria dei Mondiali di snooker 2022 all'età di 46 anni certifica, se mai ce ne fosse bisogno, che Ronnie O'Sullivan entra di diritto nella storia di questo sport: il suo ineguagliabile palmares, il suo amore viscerale per questa disciplina, il suo carisma e la sua attuale forma fisica e mentale fanno di lui il giocatore più forte di sempre. E chissà fino a quando ancora.

Ronnie O'Sullivan alza la sua settima coppa mondiale

"Ronnie O'Sullivan, campione del mondo di snooker per la settima volta in carriera. E' lui il più grande di tutti i tempi": se avete seguito, come noi, la finalissima del Crucible con pop-corn e bibita davanti ai teleschermi di Discovery/Eurosport, saprete bene che questa frase è stata pronunciata da Andrea Campagna - in coppia con Maurizio Cavalli al commento - nel momento in cui il vincitore del torneo ha alzato il trofeo. Il campione inglese ha dimostrato ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, chi è il numero 1 di questo sport. Andiamo a capire perché - una volta tanto - la definizione di "più grande giocatore di tutti i tempi" non è affatto lontana dalla realtà.

Palmares

Ciò che è avvenuto al Crucible non ha fatto altro che rendere ancora più rotondo un palmares davvero ricco: la vittoria su Judd Trump - ormai lo sanno tutti - è valsa a Ronnie O'Sullivan il settimo titolo iridato della sua gloriosa carriera dopo i sigilli del 2001, 2004, 2008, 2012, 2012, 2020. Il campione inglese sale così a quota 21 trofei della Tripla Corona (in questa speciale classifica aggiungiamo infatti anche 7 Masters e 7 UK Championship), agganciando lo scozzese Stephen Hendry in testa all’albo d’oro dei Mondiali. Inoltre "The Rocket" ha vinto 39 tornei validi per il ranking, un record assoluto e detiene il record per il maggior numero di centoni (1169) e serie perfette (15) realizzati in carriera. Serve altro?

Longevità

"A 30-year journey to snookering immortality": così il Guardian descrive l'ultimo successo di Ronnie al Crucible, sottolineando che ormai questo signora le suona tutti da 30 anni a questa parte. Aveva 7 anni quando iniziò a giocare a snooker, 9 quando ha vinto il suo primo torneo, 10 quando mise a segno il suo primo "centone", 13 quando vinse il suo primo "British Under-16 Championship".
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Ronnie O'Sullivan al Crucible 1996

Credit Foto Eurosport

A 15 anni e 98 giorni arriva il suo primo "147" (più giovane di sempre), nello stesso anno vinse il IBSF World Under-21 Snooker Championship; a 16 anni divenne professionista, aveva 17 e 134 giorni quando fece il suo debutto al Crucible. A 18 anni, vince il suo primo torneo professionistico, gli UK Championships, diventando il più giovane di sempre a farlo. Da lì in poi tutti i successi sopracitati e molti altri ancora. Fino all'ultimo, al Crucible 2022, dove diventa il campione del mondo più anziano di sempre, a 46 anni (al suo 30° Crucible in carriera, record al pari di Steve Davis).

Amore viscerale

No, Ronnie O'Sullivan non è un giocatore come tutti gli altri: "In everything he does, he goes all in", scrive Dave Hendon, esperto della materia di Eurosport UK. "Tanti giocatori, bravissimi per l'amor del cielo, sono contenti di guadagnarsi uno status di buon giocatore e di condurre una bella vita all'interno del mondo dello snooker, ma senza strafare, senza arrivare a un punto di rottura. Lo stesso non si può certo dire di O'Sulivan, la cui relazione di amore/odio nei confronti dello sport è la base per la sua storia di grandi successi lunga ormai diverse decadi". E' così: O'Sullivan fa sempre all-in, nella vita come nel gioco, portando il suo corpo al limite: nel 2011 inizia a vedere il Dottor Peters, specializzato nel trattare con gli sportivi, e grazie al suo aiuto riesce a dargli un freno, a controllare le sue mille emozioni. Un aiuto indispensabile non solo ad allungargli la carriera, ma anche a tornare di nuovo ai livelli più alti dello snooker. Un campione carismatico, una volta spesso, anche troppo sopra le righe, ora meno: per questo tutti lo riconoscono, per questo tutti gli vogliono bene.
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O'Sullivan abbraccia la famiglia e si scioglie in lacrime

Tecnica

Sapete perché Ronnie O'Sullivan viene chiamato "The Rocket"? Il suo stile di gioco è stato fin dai primi tempi molto veloce e iper-offensivo: il soprannome arriva dopo aver vinto una partita al meglio di nove frame in un record di 43 minuti nella sua prima stagione da "pro".
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Ronnie O'Sullivan: £147,000 per il suo 147 nel 1997

Credit Foto Eurosport

Nel 1997 poi infila la serie perfetta più veloce della storia, 5 minuti e 20 secondi per fare 147 punti (e 147 mila sterline, vedi foto sopra): i suoi colleghi rimangono basiti di fronte a questa dimostrazione di stile e bravura. Non gli piacciono le partite lunghe, quindi predilige giocate difficili - da "breakbuilder" - anche se è un solido giocatore tattico. Usa la mano destra, ma non disdesna colpi mancini, anche se in passato questa particolare abilità gli ha portato qualche problema con i suoi avversari.

Il sogno: 10 titoli mondiali

Il campionato del mondo 2022 è stato qualcosa di sensazionale per Ronnie O'Sullivan sia dal punto di vista sportivo - non ha perso una sessione di gioco fino alla terza della finale con Trump - sia da quello di presenza, mentale e fisica. Il suo grande amico ed esperto di Eurosport Jimmy White ha detto una frase che non è passata inosservata nei vari studi pre e post partita: "Ronnie può arrivare al 10° titolo mondiale". Può avere senso? La risposta è "sì", se ci basiamo su quanto visto in questo torneo: il suo gioco non è calato praticamente mai, fatta eccezione appunto la terza sessione di finale contro Trump; se si tiene in forma così come ha fatto nell'ultima parte della sua carriera, il talento naturale per andare avanti certo non gli manca.
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Ronnie O'Sullivan e Jimmy White

Credit Foto Eurosport

Facendo un paragone con Hendry, unico altro giocatore a raggiungere le 7 vittorie iridate, egli non riuscì più a mantenere lo stesso livello di intensità, quindi i titoli andarono in calando. Se Ronnie riuscirà a stare "in cima alla montagna" senza soffrire di vertigini, allora probabilmente dovremo riaggiornare questo articolo e le statistiche a suo nome.
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O'Sullivan e l'abbraccio con Trump: "Mi ha detto cose bellissime"

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