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Tennis, Nitto ATP Finals 2022 - Djokovic regola Fritz in 2 tie-break: il serbo vola in finale

Simone Eterno

Aggiornato 19/11/2022 alle 16:51 GMT+1

ATP FINALS - Novak Djokovic supera Taylor Fritz per la 6a volta su 6 incroci in carriera e centra la finale di domenica: 7-6(5) 7-6(6) il punteggio a favore del serbo che potrà così provare l'assalto al 6° titolo alle ATP Finals; eguaglierebbe il record i Federer. Sfiderà il vincente di Ruud-Rublev, in programma stasera alle 21:00.

Novak Djokovic au Masters

Credit Foto Getty Images

dall'inviato a Torino. Ottava finale in carriera alle ATP Finals, domenica Novak Djokovic cercherà il sesto sigillo in questo torneo: per la caccia a un successo che manca dal 2015, per chiudere al meglio la stagione, per dare una sorta di senso a questo suo strano 2022. C’è tanta voglia di dimostrare infatti in questo Djokovic. Dimostrare di essere il più forte. Dimostrare di voler vincere sempre, anche quando non conta, come visto ieri con Medvedev. Dimostrare di sapersi imporsi, poi, anche quando le sensazioni non sono le migliori di sempre. L’ha raccontato lui stesso al termine della partita: “Oggi non avevo un buon feeling con la risposta, non riuscito a trovare i giusti anticipi”. Eppure ha vinto. In due tie-break, chirurgici: il primo per 7 punti a 5, il secondo per 8 punti a 6.
E’ vero, non è stato un grande Novak Djokovic sul campo. Durante i primi giorni della settimana, ad esempio, si erano senz’altro viste sue versioni migliori. Ma è in ogni caso bastato per battere per la sesta volta su sei in carriera – la quinta senza perdere nemmeno un set – l’americano Taylor Fritz.
Un Fritz che ha giocato una buona partita, che si è affidato come sempre al fedele servizio – 15 gli ace dell’americano al termine del match – ma che alla fine non è riuscito a ‘quagliare’, permetteteci lo slang molto popolare – quando era il momento di farlo. Si veda il tie-break del primo set; ma si veda soprattutto il finale del secondo set, quando Fritz ha servito sul 5-4. Una palla delicata, sul 30-30, dopo una gran prima di servizio, che l’americano ha affossato nei pressi della rete quando ormai col rovescio aveva il campo aperto. Si è lamentato per qualche mormorio del pubblico al momento dell’impatto; ma quell’errore è costato carissimo e in qualche modo fa ancora da perfetta fotografia all'intera generazione di tennisti arrivati dopo i 3 fenomeni: non sempre precisi quando più conta. Lì infatti Fritz ha perso la possibilità di portare un già stanco Djokovic dentro la potenziale battaglia del terzo set.
Battaglia mai esisita, ovviamente, anche per meriti del serbo.
Sì perché è proprio da quel momento, da quella chance – poi sfruttata – di controbreak sul 5-5, che Djokovic ha cambiato marcia. Un game impeccabile al servizio e un tie-break giocato con la consueta precisione chirurgica. Il serbo ha fatto ancora una volta vedere il miglior tennis quando ralmente serviva, discriminante che fa tutta – ma proprio tutta – la differenza del mondo nel gioco del tennis. Quelle capacità mentali cui faceva riferimento proprio ieri in conferenza stampa. E che alla fine, anche oggi, gli sono valse la vittoria in 2 set nonostante una partita per lunghi tratti meno brillante rispetto ai suoi standard.
Sarà dunque Djokovic ancora una volta a giocarsi la finale di domenica. Lo farà contro il vincente del match di stasera alle 21:00: Rublev o Ruud. In entrambi i casi sarà il grande favorito. In palio infatti, oltre all’assegno da 4,7 milioni di dollari per il vincitore imbattuto, c’è uno statement lanciato a tutto il circuito: anche in un 2022 di grandi difficoltà “logistiche” – virgolettato d’obbligo –, con soli 2 slam giocati su quattro e 4 Masters 1000 giocati su 8, sarebbe di nuovo lì, a 4820 punti. Sommatici i 2000 mancanti di Wimbledon e il totale farebbe 6820. Gli stessi identici di Carlos Alcaraz. Serve la traduzione? Eccola: numero 1 del mondo.
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Djokovic più forte del dolore: la sua vittoria contro Fritz in 200 secondi

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