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Murray domina Nadal sul rosso: è campione a Madrid

Eurosport
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Aggiornato 10/05/2015 alle 21:33 GMT+2

Lo scozzese regola con un emblematico 6-3, 6-2 un Nadal ancora una volta rivedibile anche sul rosso. Per Murray è il secondo titolo consecutivo su questa superficie dopo il successo di settimana scorsa a Monaco: lo scozzese prima di 7 giorni fa non aveva mai giocato una finale sulla terra battuta! Nadal, invece, conferma tutti i segnali negativi già visti a Rio, Monte Carlo e Barcellona

Andy Murray lors du tournoi de Madrid

Credit Foto AFP

Si dice che una rondine non faccia primavera. E così è stato anche per Rafael Nadal. Dopo la bella semifinale vinta su Tomas Berdych e giocata facendo vedere al mondo sprazzi del tennista che fu, la realtà – espressasi giusto dirlo in maniera piuttosto chiara fin dall’inizio dell’anno – risbatte il maiorchino sulla terra. Nadal non è più il giocatore di prima e l’emblematico 6-3, 6-2 rifilatogli dall’ottimo Andy Murray nel torneo di casa non ne è che l’ultima, lampante prova. Se non vi avevano convinti i tornei in Sudamerica, se non erano bastate le settimane di Monte Carlo e Barcellona, eccovi qui anche Madrid.
Nadal era riuscito fin qui a nascondere e a gestire tutte quelle titubanze viste fin dal primo turno in maniera piuttosto abile, ma contro il miglior Murray di sempre sulla terra rossa il reale volto dello spagnolo è stato smascherato per ciò che realmente è in questo momento: un giocatore in crisi.
Una crisi, quella di Rafa, sia fisica che psicologica. Difficile capire al momento dove inizi l’una e termini l’altra, ma entrambe le componenti si sono manifestate palesi anche oggi. Lento negli spostamenti laterali, quasi goffo in certi tratti – inizio e fine partita – nel timing d’impatto con la pallina; e poi parecchio, parecchio scarico a livello mentale. Insomma, i classici sintomi di un giocatore in evidente difficoltà. Una notizia normale se si trattasse di qualsiasi altro tennista del circuito. Una bomba se si parla di Rafael Nadal alla vigilia di Roma e Parigi.
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Rafael Nadal steht erneut im Finale von Madrid

Credit Foto SID

Per contrapposizione, dall’altra parte della rete, abbiamo assistito all’evoluzione di Andy Murray. Il novello sposo in questo 2015 sta sfoderando la miglior versione di sé stesso su questa superficie. Lo dicono le prestazioni – quella di ieri contro Nishikori e Nadal oggi su tutte – ma lo dicono anche e soprattutto i numeri. Murray, che in carriera non aveva mai giocato una finale sul rosso, si è ritrovato nel giro di 7 giorni a sconfiggere prima Kohlschreiber a Monaco di Baviera e poi Nadal a Madrid: 9-0 il parziale stagionale e due titoli messi in bacheca.
La cura del team Mauresmo-Bjorkman sta evidentemente portando dei frutti al tennista del Dunblane che in queste settimane ha messo in luce una mentalità decisamente propositiva oltre che alle solite – e ormai note – qualità difensive. Un connubio vincente e una ricetta fondamentale per poter giocare alla pari con giocatori come Nadal.
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Andy Murray celebrates a win in Madrid

Credit Foto Reuters

La cronaca della finale di oggi racconta infatti sostanzialmente questo. Murray è stato in grado fin dai primi game di riproporre il tennis già visto contro Nishikori, sorprendendo lo spento Nadal con un break preso nel secondo game e gestito – nonostante un tentativo di rientro del maiorchino nel settimo gioco – fino al 6-3 del primo set. Dà lì in poi è stato paradossalmente tutto ancor più semplice per Murray. Chi si aspettava infatti la consueta reazione di Nadal ha assistito al palesarsi di tutte le paure di Rafa e al crollo definitivo. Lo spagnolo, insicuro dal fondo e proprio per questo più spesso del solito nei pressi della rete, ha subito un impietoso parziale di 4 giochi a zero. Una fuga decisamente irrecuperabile oggi per i valori visti in campo.
E’ con questo quadro che ci si avvicina dunque ai due appuntamenti più importanti dell’anno sul rosso. Nadal, da sempre dominatore nella riserva di caccia Roma-Parigi, con la sconfitta di oggi finisce addirittura fuori dai Top5 della classifica ATP (da lunedì sarà il 7): non succedeva dal 2 maggio 2005. Il giovane Rafa, di fatto, doveva ancora cominciare la sua carriera. Murray invece – questo Murray – si presenta come la più plausibile minaccia a quel Novak Djokovic fin qui dominatore unico della stagione. E chissà se i freschi successi del rosso non potranno cancellare quell’evidente blocco psicologico che puntualmente ormai si presenta a sfavore dello scozzese in ogni incrocio tra i due. A Roma, magari, il compito di fornirci una risposta.
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