L'eredità degli Australian Open: dall'epoca d'oro di Federer, Nadal e Djokovic a Naomi Osaka
DaEurosport
Pubblicato 29/01/2019 alle 08:52 GMT+1
Il primo major dell'anno ci lascia la sensazione, per l'ennesima volta, che nel tennis maschile nessuno possa avvicinarsi ai tre più grandi interpreti della storia di questo sport: Federer, Nadal e Djokovic hanno vinto 52 degli ultimi 63 Slam. Nel femminile c'è, invece, una vera numero 1 che a 21 anni pare destinata a dominare la scena a lungo.
Gli Australian Open 2019 sono ormai storia e le indicazioni che possiamo trarre dal primo Slam della stagione ci offrono una chiave di lettura per i prossimi mesi.
Federer, Nadal e Djokovic: tre alieni, un'epoca irripetibile
È un privilegio essere cresciuti nell’epoca di Federer, Nadal e Djokovic. La concorrenza, per quanto ci abbia provato in questi anni, non si è mai lontanamente avvicinata ai tre fenomeni della racchetta. La classe innata, il fisico dominante e l’intelligenza robotica hanno monopolizzato la scena come abbiamo sempre raccontato, attraverso i numeri del ranking e la manifestazione più chiara della loro eccezionalità che è rappresentata dalle vittorie dove più conta. Sono 52 gli Slam che hanno visto trionfare tre campioni differenti su un totale di 63, da quando cioè Roger Federer ha dato avvio all’era moderna nel 2003 a Wimbledon. Gli intrusi, coloro che hanno tentato di inserirsi, sono in questa tabella: Murray, Wawrinka (tre volte a testa) e sporadici exploit che a posteriori acquisiscono un valore maggiore. In 16 anni 11 su 63.
Andy Roddick | US Open 2003 |
Gaston Gaudio | Roland Garros 2004 |
Marat Safin | Australian Open 2005 |
Juan Martin del Potro | US Open 2009 |
Andy Murray | US Open 2012 |
Andy Murray | Wimbledon 2013 |
Stan Wawrinka | Australian Open 2014 |
Marin Cilic | US Open 2014 |
Stan Wawrinka | Roland Garros 2015 |
Andy Murray | Wimbledon 2016 |
Stan Wawrinka | US Open 2016 |
Ognuno di loro è anche primatista in un singolo Slam: Nadal al Roland Garros con 11 titoli, Federer a Wimbledon con 8 e Djokovic agli Australian Open con 7. Lo svizzero, nell'era Open, vanta anche il maggior numero di successi agli US Open (5) in coabitazione con Sampras e Connors. Il serbo a Parigi potrebbe diventare il detentore di tutti e quattro i major contemporaneamente, impresa già centrata tra Wimbledon 2015 e il Roland Garros 2016: cercherà di protrarre il dominio dal cemento americano fino al rosso del vecchio continente, da sempre terra di conquista del mancino di Manacor e quest'anno teatro del ritorno del fuoriclasse di Basilea.
I giovani: da Tsitsipas e Medvedev i segnali migliori ma con cautela
Sono stati respinti da Nadal tre degli esponenti più forti della Next Gen: De Minaur, Tiafoe e Tsitsipas. È il greco, classe 1998, che ha dato i segnali migliori raggiungendo la semifinale attraverso l’impresa contro Federer, salvo poi scontrarsi con la legge descritta poche righe sopra. Medvedev, l’anti-personaggio tra le nuove leve (uno che predilige il silenzio alle chiacchiere), ha portato via un set a Djokovic, sfizio che si è tolto anche il classe ’99 Shapovalov. Per diventare costantemente competitivi ai massimi livelli e per iniziare a vincere devono lavorare sodo e dedicarsi solo al tennis stando attenti alle distrazioni: il rischio, nell’epoca dei social, è sentirsi già dei personaggi con proclami filosofici o video autocelebrativi. Parlando di giovani, menzioniamo anche il nostro Lorenzo Musetti a cui abbiamo dedicato un capitolo a parte: il tennis a livello Juniores è una cosa mentre il tennis professionistico è un altro mondo. Troppe volte i diretti interessati – giornalisti in primis – si sono illusi e sono rimasti scottati.
Naomi Osaka: il tennis femminile ha trovato una nuova regina?
Se niente cambia nel panorama maschile, in quello femminile il discorso è diverso. Naomi Osaka ha 21 anni e ha vinto il secondo Slam consecutivo: l’ultimo back to back nei primi due major della carriera lo vantava Jennifer Capriati nel 2001. È la prima giocatrice asiatica a diventare numero 1 del mondo e la sensazione è che possa dominare la scena a lungo. Al contrario di altre numero 1 che hanno tremato al traguardo, la giapponese di padre haitiano ha dimostrato di poter dominare in condizioni ambientali infernali – agli US Open contro la padrona di casa Serena Williams – e di poter superare un momento di crisi portando a casa la vittoria, come è emerso nella finale contro Petra Kvitova a Melbourne. In un anno Osaka è esplosa passando dalla 72esima piazza del ranking WTA alla vetta e se cercavamo un’alternativa a Serena Williams, in termini di precocità e talento, forse l'abbiamo trovata. Si può davvero aprire l'era Osaka.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Scaricala
Scannerizzala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità