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Djokovic rivela: "Nel 2010 ho pensato di smettere. Per riprendere a giocare serve chiarezza"

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Aggiornato 29/04/2020 alle 21:32 GMT+2

Nel corso del collegamento con CasaSkySport il serbo risponde ad alcune domande sulla sua preparazione e la sua quotidianità in quarantena, ma non può mancare l'album dei ricordi.

Djokovic

Credit Foto Getty Images

Ho perso con Melzer ai quarti del Roland Garros, ho pianto dopo questo ko. Era un momento negativo, volevo lasciare il tennis perché vedevo tutto nero. E' stata una trasformazione, perché dopo quella sconfitta mi sono liberato. Avevo vinto in Australia nel 2008, ero numero 3 del mondo ma non ero felice. Sapevo che potevo fare di più, ma perdevo le partite più importanti contro Federer e Nadal. Da quel momento mi sono tolto la pressione, ho cominciato a giocare più aggressivo
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Novak Djokovic racconta di aver pensato di lasciare il tennis nel 2010 svelando dei retroscena a Casa Sky Sport. Poi si parla della sua preparazione e della sua quotidianità in quarantena: "Per noi è sempre importante avere la chiarezza del calendario. Ma in questo caso non abbiamo date certe. Sono in Spagna, mi alleno ogni giorno in palestra ma faccio anche corsa. La prima fase della quarantena è stata confusa, mi sono sentito mentalmente svuotato, senza chiarezza. Ho parlato molto col mio team e non ho seguito il programma del preparatore fisico ma ogni giorno ho fatto qualcosa, mi piace stare in forma".
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La stagione è ferma per l’emergenza Coronavirus e la ripresa non è ancora sicura: "Il 13 luglio è la data per ora ufficiale ma c’è chi dice che non sia certa. Dobbiamo capire come si svilupperà la situazione in Nord America, potremmo anche ripartire sulla terra rossa in Europa. Magari fra due-tre mesi verremo a giocare a Roma. Speriamo che i numeri vadano giù e permettano di continuare la stagione", ha aggiunto Djokovic. Poi rispondendo a una domanda di una tifosa, c’è spazio per l’album dei ricordi:
Le mie più belle partite? Me ne vengono in mente due: la finale di Wimbledon contro Federer è tra quelle. Dal punto di vista tecnico Roger ha giocato meglio ma io ho tirato fuori il mio miglior tennis nei momenti decisivi: non ho sbagliato una palla nei tre tie-break. Partite del genere capitano una-due volte nella carriera. E anche la finale 2012 all'Australian Open contro Nadal, durata quasi sei ore
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