Opinion
TennisIl rovescio della medaglia: l'eredità di Maria Sharapova, icona del tennis
DaEurosport
Aggiornato 19/04/2020 alle 11:37 GMT+2
Su Eurosport è nata una nuova rubrica dedicata al tennis. Ogni settimana dedicheremo spazio a un personaggio del circuito o a una storia inedita, attraverso uno sguardo approfondito e attento all'attualità. La protagonista del quarto appuntamento è Maria Sharapova che ha detto addio al tennis. Buona lettura!
Solo qualche settimana fa Maria Sharapova prendeva in mano un'altra racchetta, quella da sci, per la prima volta e mandava un video a Jannik Sinner, in origine promessa di questo sport. "Penso che dovresti continuare a giocare a tennis", le ha scritto l'altoatesino, legato alla siberiana dal suo coach, Riccardo Piatti, ma ancor prima da un'amicizia sincera. MaSha non ha cambiato idea e il26 febbraio 2020 ha deciso di chiudere la sua carriera. Cosa ci ha lasciato? Qual è la sua eredità tennistica?
Come nasce una campionessa
Innanzitutto, un'eredità di successi. Maria inizia a giocare a tennis a quattro anni e a sei viene notata da Martina Navratilova che consiglia ai familiari di trasferirsi negli Stati Uniti. Il padre Yuri la segue ma i sacrifici non mancano per permettere alla figlia di crescere nelle migliori accademie. Dal 1995 quella di Nick Bollettieri sarà una rampa di lancio. L'esplosione di Sharapova è precoce: nel 2003 viene premiata come miglior esordiente WTA a soli 16 anni, dopo la vittoria dei primi due titoli. Per fare breccia nel tennis mondiale passando dalla porta principale serve, però, un grande palcoscenico: a Wimbledon, nel 2004, la russa vince il titolo a 17 anni e diventa la seconda giocatrice più giovane di sempre nell'era Open, dopo Martina Hingis, a trionfare ai Championships.
In finale supera Serena Williams e alle WTA Finals di Los Angeles, al debutto, MaSha la spunterà ancora contro quella rivale che poi si trasformerà in un vero e proprio tabù. La scalata della Sharapova è appassionante e passa dal cemento degli US Open a quello degli Australian Open. A Melbourne è dominante e batte nell'ordine Kostanic Tosic, Davenport, Vesnina, Dementieva, Henin, Jankovic e Ivanovic. Non concede nemmeno un set e il livello mostrato ai quarti contro la giocatrice belga (battuta anche nella finale di New York del 2006) fa pensare a una dittatura. Non sarà così perché il fisico e in particolare la spalla infligge le prime sofferenze alla russa che, però, saprà rialzarsi.
Il palmares di Maria Sharapova
- Vincitrice del Career Grand Slam: Wimbledon (2004), US Open (2006), Australian Open (2008), Roland Garros (2012 e 2014)
- Numero 1 del mondo per 21 settimane (prima giocatrice russa a raggiungere questo traguardo)
- Vincitrice delle WTA Finals al debutto nel 2004
- Medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra 2012
- 36 titoli WTA vinti in singolare
- 10 stagioni chiuse in Top 10
- 645 match WTA vinti in carriera
La terra come esaltazione della competitività
Maria Sharapova ha nel suo DNA una forza innata, la forza di combattere, e questa emerge con prepotenza sul rosso. Il suo gioco sembrava concepito per l'erba, ma l'argilla diventa terra di conquista con gli Internazionali d'Italia (li vincerà tre volte) e soprattutto il Roland Garros 2012 a completare il Career Grand Slam. Solo dieci tenniste possono vantare tutti e quatto i major in bacheca e la russa è tra queste. Lei come Martina Navratilova, la prima a credere nel suo talento. Lei come la rivale Serena Williams. Lei, una russa, in mezzo a tante bandiere a stelle e strisce.
E' proprio la terra battuta a mostrare la cifra stilistica più pura di Maria Sharapova. Dotata di un tennis aggressivo e potente, la siberiana è l'incarnazione della competitività. Sarebbe riduttivo definirla una giocatrice abile ad attaccare da fondocampo, colpendo in costante spinta di dritto o ancor meglio di rovescio. Negli anni affina il suo gioco, migliora a rete e impara l'arte della palla corta non potendo più contare - e la spalla in questo senso incide - su un servizio redditizio come nelle prime stagioni. Ma quel che resta è la capacità di non togliere mai il piede dall'acceleratore. Sono innumerevoli le partite capovolte e vinte da MaSha, i game riacciuffati nonostante i doppi falli, la capacità di giocare qualsiasi punto senza paura. Sharapova è la prova che nessun punto, anche quando ti ritrovi spalle al muro, va considerato perso. Ogni partita, ogni quindici può essere ribaltato così come l'inerzia di ogni singolo scambio. Non bisogna mai arrendersi.
ANNO | TORNEO | AVVERSARIA | PUNTEGGIO |
2011 | Madrid | Arantxa Rus | 2-6 6-3 6-2 |
2011 | Madrid | Ekaterina Makarova | 6-3 3-6 6-1 |
2011 | Roland Garros | Caroline Garcia | 3-6 6-4 6-0 |
2012 | Stoccarda | Samantha Stosur | 6-7 7-6 7-5 |
2012 | Roma | Na Li | 4-6 6-4 7-6 |
2012 | Roland Garros | Klara Koukalova | 6-4 6-7 6-2 |
2013 | Stoccarda | Lucie Safarova | 6-4 6-7 6-3 |
2013 | Stoccarda | Ana Ivanovic | 7-5 4-6 6-4 |
2013 | Stoccarda | Angelique Kerber | 6-3 2-6 7-5 |
2013 | Roland Garros | Jelena Jankovic | 0-6 6-4 6-3 |
2013 | Roland Garros | Victoria Azarenka | 6-1 2-6 6-4 |
2014 | Stoccarda | Lucie Safarova | 7-6 6-7 7-6 |
2014 | Stoccarda | Ana Ivanovic | 3-6 6-4 6-1 |
2014 | Madrid | Christina McHale | 6-1 4-6 6-4 |
2014 | Madrid | Na Li | 2-6 7-6 6-3 |
2014 | Madrid | Simona Halep | 1-6 6-2 6-3 |
2014 | Roland Garros | Samantha Stosur | 3-6 6-4 6-0 |
2014 | Roland Garros | Garbine Muguruza | 1-6 7-5 6-1 |
2014 | Roland Garros | Eugenie Bouchard | 4-6 7-5 6-2 |
2014 | Roland Garros | Simona Halep | 6-4 6-7 6-4 |
Nei suoi primi anni nel tour, sulla terra battuta si definiva una "mucca sul ghiaccio" per via del modo in cui si muoveva su questa superficie. A conti fatti, invece, il Roland Garros è l'unico Slam che ha vinto due volte. Non solo: dal 2 maggio 2011, a Madrid contro Arantxa Rus, alla finale del Roland Garros del 7 giugno 2014, contro Simona Halep, ha inanellato 20 vittorie di fila al terzo set sulla terra. Non esiste un altro dato per esemplificare con maggior chiarezza la sua forza mentale.
La costruzione di un impero
A questa si unisce il celebre grunting, quegli urlacci che hanno raggiunto anche i 105 decibel. Succede quando l'agonismo trascende i lineamenti da modella donati da madre natura, anche se MaSha in campo ha avuto un atteggiamento sempre professionale: ha giocato 816 partite a livello WTA ma non ha mai rotto una racchetta. Non si è mai sforzata di rendersi simpatica alle colleghe, né di farsele piacere, proprio perché ha vissuto il tennis non come una gara di popolarità, ma come un campo di battaglia.
Maria Sharapova ha avuto la fortuna di nascere bella e la bravura di non farselo bastare. Le sue umili origini non le hanno impedito di arrivare in cima al mondo e di costruirsi un impero. Copertine e brand l'hanno trasformata in una vera icona del tennis contemporaneo. L'imprenditrice Sharapova ha lasciato un segno non meno profondo della campionessa che abbiamo ammirato. È la terza tennista della storia (dietro alle sorelle Williams) nella graduatoria dei guadagni ottenuti (37 milioni di dollari), ma ha chiuso la sua carriera con un patrimonio, tra prize money e sponsor, di circa 325 milioni di dollari, secondo nel tennis solo a Roger Federer. Si è guadagnata un peso riconosciuto, tra gli altri, da Tsitsipas, Dimitrov, Nadal e Djokovic al momento del suo addio.
MaSha Mentality
Per crescere nel campo degli affari ha frequentato un corso ad Harvard quando è stata sospesa per doping. Niente le è stato regalato, niente è improvvisazione, anche se tra una caramella Sugarpova o una pubblicità, sarebbe facile crederlo. Ha pagato per i suoi errori e non è più stata la stessa al suo ritorno vincendo l'ultimo titolo a Tianjin, nel 2017. Eppure, malgrado i numerosi infortuni, è stata una delle giocatrici più longeve del circuito femminile, avendo vinto almeno un torneo in singolare per tredici anni consecutivi (un anno in meno rispetto alle sole Steffi Graf, Martina Navratilova e Chris Evert).
Fino alla fine della sua carriera, Sharapova aveva ancora la stessa forza mentale che l'aveva sempre definita. Questa non l'ha mai lasciata. Ecco perché gli ultimi due anni devono essere stati così difficili per lei, dato che ci stava provando tanto quanto aveva sempre fatto. La sua mente non era cambiata, ma il suo corpo stava dicendo: 'Naah, non succederà più'. Questo doveva essere frustrante per lei perché lo sforzo era lì ma i risultati non lo erano [Martina Navratilova]
Maria Sharapova è la dimostrazione che dando il massimo si può fare tanta strada e che nel tennis, così come nella vita, i grandi traguardi passano da una mentalità vincente.
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