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Novak Djokovic e un altro colpo di racchetta armata: il primato di Nadal è nel mirino

Fabio Disingrini

Aggiornato 16/10/2018 alle 10:32 GMT+2

Wimbledon, Cincinnati, Flushing Meadows, Shanghai. Novak Djokovic ha vinto 31 delle ultime 33 partite e trionfato nell'ultimo Mille senza cedere nemmeno un break. Caduto e tornato dominante come prima di lui Federer e Nadal, adesso Nole punta al numero 1 di Rafa entro la fine dell'anno: ci sono Vienna o Basilea in marcia verso la presa di Bercy.

Novak Djokovic beim ATP Masters in Schanghai

Credit Foto Imago

Wimbledon, Cincinnati, US Open, Shanghai. A chi gli recitava il de profundis, Novak Djokovic ha risposto vincendo tutto: un altro Championships, il quarto; il Career 1000 con il titolo di Cincy; il suo 14° slam a Flushing Meadows, la sua quarta volta al Masters cinese.
Archiviata la primavera rossa al Roland Garros, Djokovic ha fatto qualcosa di semplicemente straordinario perdendo 2 match, contro Cilic in finale al Queens e Tsitsipas alla Rogers Cup, degli ultimi 33 giocati. Tre punti di svolta - la semifinale di Wimbledon, 10-8 al quinto, con Nadal; la finale con Federer a Cincinnati e quella con Del Potro agli US Open - e un ultimo torneo stravinto con cifre dominanti. A Shanghai infatti, Nole ha ceduto appena 31 game in 5 match (record), pari a una media di 6 giochi a partita persi, senza subire neanche un break in tutto il torneo: a livello Masters 1000, succede appena per la quarta volta dopo Federer (Cincinnati 2012 e 2015) e Zverev, quest’anno a Madrid.
È stata certamente una delle migliori settimane della mia carriera con il servizio, anche perché non avevo mai giocato su campi così veloci a Shanghai e mai come quest’anno ho avuto bisogno di prime vincenti. Il servizio non è mai stata la mia arma principale come per Anderson, Isner o Karlovic, ma è sempre stata come un’arma nascosta. Ho sempre cercato di privilegiare la precisione alla potenza.
Da dieci partite, Djokovic non perde nemmeno un parziale (ultima volta al secondo turno di Flushing Meadows contro Sandgren): è successo in 22 delle 31 vittorie ottenute nel periodo considerato. Demolition Nole non si ferma e superato Federer, che non lo batte dal 2015, vuole il primato di Nadal entro la fine dell’anno: a separarli ci sono 215 punti che, coi 180 che Rafa dovrà difendere a Bercy, segnano un distacco di appena 35 punti nella Race to London. Ecco perché Nole, avanti 27-25 su Nadal e 24-22 nell’head-to-head con Roger, potrebbe scendere in campo prima di Parigi, diciamo a Vienna o Basilea.
Io e Rafa siamo molto vicini in classifica quindi non mi sento obbligato a giocare prima di Bercy, ma sto comunque considerando l’idea.
Parliamo di tennis dei primati in un’epoca - la nostra, fortunatissima - che ha visto scontrarsi tre leggende: la grazia di Roger, la furia di Rafa, la forza di Nole. Tutti caduti e rialzatisi, tornati grandi, immensi. Djokovic ha detto che finchè giocheranno quegli altri due, al netto di numeri e statistiche, non potrà essere il migliore. Intanto ha voluto emularli anche nella sconfitta, nella crisi sportiva, ha piegato al suo volere quell’impossibile normalità e adesso, con un altro colpo di racchetta armata, prepara il golpe.
Perché il tennis di Nole è ancora una risorsa totale di ordine e regolarità, il suo corpo è una sintesi meccanica di velocità e resistenza. Non avrà l’eleganza tennistica di Federer o il furore agonistico espresso così ferino da Nadal. Certo che questa sua pienezza (dis)umana e sportiva sta tornando a dominare il tennis.
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Highlights: il meglio della finale Djokovic-Del Potro in 200 secondi

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