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#OneDayOneChampion: Stefan Edberg, il poeta della racchetta che ha rigenerato Federer

Fabio Disingrini

Aggiornato 11/03/2016 alle 14:45 GMT+1

Il 4 gennaio si chiuderanno le votazioni per eleggere i migliori sportivi del 2015 su Eurosport: accompagniamo l'attesa raccontandovi alcuni aneddoti particolari relativi agli atleti che ci hanno emozionato di più nell'ultimo anno. Stefan Edberg ha chiuso il biennio da allenatore di Roger Federer sublimando, tra servizi e volée, un gioco sempre bellissimo e più efficace che nel passato recente

Stefan Edberg allena Roger Federer su un campo degli Australian Open

Credit Foto Eurosport

La storia sportiva che ha legato Stefan Edberg a Roger Federer è iniziata agli Australian Open, dove il tennista svedese ha vinto nel 1983 il torneo juniores iniziando il suo “piccolo” Grande Slam e, due anni più tardi, il primo dei suoi 6 titoli major oltre all’ultimo slam Down Under disputatosi, nel 1987, sull’erba di Melbourne. Il logo degli Australian Open raffigura Stefan controluce mentre serve elegante in equilibrio chiastico e di grazia, come d’incanto, l’effetto Edberg sul gioco di Roger si svela proprio qui, sul cemento australe, in uscita dal servizio.
Federer si presenta a Melbourne nel gennaio del 2014 dopo un anno di oblio in cui, per la prima volta da dieci anni, non vince nemmeno un Mille, alza il solo trofeo di Halle e viene eliminato al secondo turno di Wimbledon (da Stakhovsky…) dopo 36 volte consecutive fra i migliori 8 di uno slam. L’intellighenzia del tennis ragiona sul sipario del più grande giocatore del duepuntozero, ma intanto Roger cambia racchetta scegliendo un piatto corde più grande, cambia coach nella deriva postmoderna dei vari Murray-Lendl, Djokovic-Becker o Wawrinka-Norman (poi Nishikori-Chang e Cilic-Ivanisevic) e rinnova il suo gioco riallestendo un campionario di tennis ancora bellissimo e più efficace che nel recente passato.
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Roger Federer - Wimbledon 2015

Credit Foto AFP

Dagli Australian Open del 2014, a trentadue anni, Federer riduce al minimo il suo dispendio fisico seguendo il punto a rete, in misura quasi sistematica, con la prima slice. Così, aumentano tutte le sue percentuali di servizio che, con uno scudo di ace in doppia cifra, implementano il tennis di Roger a difesa del net. Così, in concorso di merito con un altro poeta della racchetta come Edberg, il suo gioco s’eleva nella sublimazione del volley. È il ritorno d'antan di un certo lignaggio di corda, è la Federer's Renaissance, e a Melbourne, Roger torna a disputare la semifinale di uno slam in un match - che perderà contro Nadal, spettro “sinistro” dell’elvetico - carico di simbologie e kryptonite.
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Roger Federer y Rafa Nadal

Credit Foto Eurosport

Nell’ultimo biennio, allenato da Stefan Edberg, Federer s’innesta fra le righe dell’era Djokovic vincendo, nel 2014, 5 tornei fra cui i Mille di Cincinnati e Shanghai oltre a una storica Coppa Davis con la Svizzera, e altri 6 in questa stagione con bis a Dubai (7), Halle (8), Basilea (7) e al Tri-State Championships (7). Inoltre, Roger contende a Djokovic 8 delle undici finali perse negli ultimi due anni fra Roma e Indian Wells (2), Flushing Meadows e le Finals di Londra (2) oltre a due stupendi e romantici epiloghi a Wimbledon. Così, Federer contro Djokovic diventa anche una sfida nella sfida tra Edberg e Boris Becker, che sul centrale dell’All England Club hanno giocato 3 finali consecutive fino al 1990.
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Stefan Edberg and Boris Becker

Credit Foto Imago

E oggi che il Federerberg (o FederEdberg nell’altra sua accezione) s’è chiuso come da programma, anzi con una proroga di noblesse oblige dopo il primo anno cooperativo, possiamo dire che Roger, grazie a Stefan, ha riscritto un’altra volta lo statuto fondativo del tennis gentilizio, unico depositario della corda classica fra tante racchette meccaniche, corpi formidabili e corridori ferini dello “sport di copertura”. «Prima dell’invenzione delle padelle supersoniche» (cit. Gianni Clerici) e ancora oggi c’è Roger Federer, che fa dell’arte di giocare a tennis un’invenzione costante - ultima la Sneaky attack by Roger in chip&charge - che svuota l’azione sportiva da ogni linguaggio nell’epoca della sua riproducibilità tecnica; che celebra la magnifica misura di una sfida archetipica fra il talento e la forza; che serba l’idea di un tennis metafisico nella sua sovraesposizione mediatica. Stefan Edberg ha avuto il merito di risvegliarne la grazia, rarefatta in rapporti vincenti. Che poi le sconfitte di oggi contro Djokovic somiglino a quelle di ieri contro Nadal, avremo modo di discuterne in un futuro più o meno prossimo, quando un po’ di intervallo avrà fatto la storia e Roger Federer verrà esposto, uno e trino, con Nole e Rafa nella disputa dei sacramenti.
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