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Roger Federer operato al ginocchio: i motivi della scelta e cosa aspettarsi ora

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 21/02/2020 alle 15:14 GMT+1

Lo svizzero ha annunciato l'operazione al ginocchio destro che lo terrà lontano dai campi fino alla stagione sull'erba: una decisione inevitabile che porta alla mente il lungo stop del 2016. Cosa dobbiamo aspettarci ora? Il vincitore di 20 Slam tornerà alle soglie dei 39 anni, ma troppe volte in passato è stato celebrato il suo funerale sportivo...

Roger Federer allo Swiss Indoors di Basilea ad ottobre

Credit Foto Getty Images

Quando un campione del calibro di Roger Federer annuncia un'operazione, il mondo del tennis – e dello sport in generale – s’interroga su quanto tempo rimanga agli appassionati per vedere le sue gesta. La carta d’identità del fuoriclasse nato l’8 agosto 1981 è impietosa persino nei confronti di chi ha sempre cercato di farsi beffe degli anni che passano con l’unico possibile elisir di lunga vita sui campi: la classe.

Una decisione inevitabile

Lo svizzero è diventato sempre più meticoloso nella programmazione e questo fulmine a ciel sereno sta a significare solo una cosa: l’operazione era necessaria. D’altronde, abbiamo visto in che condizioni fisiche il vincitore di 20 Slam si sia presentato a Melbourne: il suo talento ha fatto da scudo nelle battaglie contro Millman e Sandgren, ma ha presentato il conto nella semifinale contro Novak Djokovic.
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Djokovic: "Rispetto Roger Federer per essersi presentato in campo, era chiaramente infortunato"

Roger Federer non è quel genere di tennista che si fa condizionare dai problemi, più o meno grandi, che questa disciplina comporta: è abituato a giocare sopra il dolore, altrimenti non si spiegherebbe come, nell’arco di 1513 match ATP disputati in carriera, non si sia mai ritirato a partita in corso. Dovrebbero bastare 1513 prove ad avvalorare questa tesi perché evidentemente l’intervento era l’unica strada percorribile così come lo era stata nel febbraio del 2016.
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Roger Federer nella semifinale di Wimbledon 2016 contro Milos Raonic

Credit Foto Getty Images

Dal crack del 2016 alla rinascita del 2017

Dobbiamo tornare a quattro anni fa per ricordare come il menisco, questa volta sinistro, lo tradì mentre faceva il bagnetto alle gemelline. Gli strascichi del problema si trascinarono fino a Wimbledon e all’immagine straziante di Federer a terra sul suo giardino, nella semifinale contro Raonic. Lo stop seguente fu di sei mesi ma gli Australian Open 2017 restituirono un giovanotto capace di vincere il 18esimo Slam, dopo un torneo incredibile con tre successi al quinto set e una rimonta in finale contro Nadal nonostante un break di svantaggio nel quinto.
Si parlò di miracolo sportivo, di seconda giovinezza, di restaurazione ma quello fu solo il primo capitolo della rinascita del Federer duepuntozero. Nel 2017 lo svizzero conquistò sette titoli, tra cui il 19esimo Slam a Wimbledon e i Masters 1000 di Indian Wells, Miami e Shanghai. Il capolavoro di Melbourne da testa di serie numero 17 ci conferma quanto poco possa contare il ranking.
Le vittorie di Federer nel 2017, al rientro dai sei mesi d'inattività
VITTORIASUPERFICIETORNEO
Australian OpenCementoSlam
Indian WellsCementoMasters 1000
MiamiCementoMasters 1000
HalleErba500
WimbledonErbaSlam
ShanghaiCementoMasters 1000
BasileaCemento500
Di sicuro per il basilese non è una priorità anche se saltare Dubai, Indian Wells e Miami, oltre ovviamente al Roland Garros, farà precipitare la sua classifica: Federer perderà 3180 punti sui 7130 di cui dispone in questo momento, tornerà con 3950 punti e dovrebbe attestarsi tra il 7° e il 9° posto del ranking ATP. Sull’erba, al rientro, dovrà preservare un altro bottino considerevole con tutte le incognite della forma fisica: nel 2019 ad Halle fu decimo trionfo e ai Championships il titolo numero 9 si smaterializzò sui due match-point non sfruttati contro Djokovic, dopo un grandissimo percorso culminato con il successo su Rafa Nadal in semifinale.

Cosa aspettarsi ora?

Ci riproverà Federer perché Wimbledon è sempre una priorità e in questo 2020 c’è un altro appuntamento a cui tiene molto come le Olimpiadi di Tokyo. I più pessimisti consigliano di prenotare un biglietto per Basilea a ottobre perché Roger ha sempre detto che il giorno dell’addio arriverà senza preavvisi e troppe cerimonie, e a casa propria certe amarezze si affrontano meglio. I funerali di Federer sono stati celebrati troppe volte in passato, i primi corvi hanno cominciato a gracchiare a partire dal 2008 e poi dal 2011 e ancora dal 2013, quando la sua astinenza da Slam vinti (da Wimbledon 2012 agli Australian Open 2017) fece parlare di bandana appesa al chiodo.
Dopo quel famoso 2016, prima stagione senza titoli dall’anno del primo successo ATP a Milano nel 2001, Federer stupì anche i più scettici e spingersi oltre nelle previsioni non ha senso. La fatidica domanda, oggi che sono comunque passati altri quattro anni da quel momento, è lecita ma nessuno è in grado di dare una risposta. Godiamoci ciò che ci resta da ammirare del fenomeno della racchetta senza pretendere niente di più. E ringraziamolo, comunque vada.
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