Pagelle Roland Garros 2025. Alcaraz e Sinner nel solco leggendario di Rafael Nadal

PAGELLE ROLAND GARROS 2025 - Il consueto pagellone di fine torneo, edizione 2025, ritorna nella formula da 10 a 0. Dall'epica finale Sinner-Alcaraz ai 'wannabe Sinner e Alcaraz', dalle finali opposte di Gauff e Sabalenka a Lorenzo Musetti, primo degli umani. Un torneo che si è concluso sul solco leggendario con cui Nadal l'aveva aperto.Il countdown delle due settimane sulla terra rossa di Parigi.

Sinner vicino alle lacrime: "Perdere così fa ancora più male"

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Roland Garros 2025 va in archivio con un'edizione ancora da consegnare agli annali. Una finale maschile epica, la più lunga e bella di sempre qui a Parigi; ma anche due semifinali in cui di fronte si sono trovati i migliori. E le emozioni del femminile, con le finali opposte di Gauff e Sabalenka e una favola come quella di Lois Boisson. Il tutto con un saluto da lacrime alla leggenda Rafael Nadal. Insomma, diamo i numeri con il consueto countdown da 10 a 0. Le pagelle - o meglio, il pagellone - di fine torneo.

Voto 10. Alle leggendarie 5 ore e 29 minuti

...E dunque sia a Carlos Alcaraz che a Jannik Sinner. Indistintamente. Perché come ha detto Alex Corretja - teoricamente più vicino a chi alla fine ha vinto - "È stata una di quelle volte in cui sarebbe stato giusto il pareggio; una di quelle che sul 6-6 del quinto si dice 'c'è un trofeo per entrambi'". E non è la classica 'rosicata' da italiani, quella tipica di chi ha perso. È finita 193 punti Sinner e 192 punti Alcaraz. La finale più lunga della storia di questo torneo. Un'intensità a tratti senza senso. Scambi fenomenali. Punti eccezionali. Pathos. Qualità. Sportività. C'è stato tutto. Ma veramente tutto. Ha vinto Carlitos, d'accordo. Ma per tirare su uno show del genere, in questa nobile disciplina chiamata 'tennis', serve che si sia in due. Non è una questione di voler fare del politically correct. È una questione che ieri ha vinto il tennis. Ma per davvero. Se non vi fidate di me, allora fatelo di Roger Federer.
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Sinner a un passo dalla gloria, ma trionfa Alcaraz: rivivi il meglio della finale epica

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Voto 9. Alla finale di Coco Gauff

Alla finale, più che al torneo. Perché nel torneo ha saputo approfittare di un parte bassa dove ha un certo punto questo traguardo era semplicemente il minimo indispensabile. Ma è nella finale, in quel territorio sporco di una battaglia giocata sui nervi - e nel vento - che l'americana è rimasta fedele a una regola troppo spesso dimenticata: "io sto qui". Io sto qui a riprenderti tutto quello che posso riprenderti. Io sto qui anche se la mia seconda di servizio ogni tanto si inceppa. Io sto qui anche se ogni tanto quel dritto me lo perdo. Io sto qui e ti faccio giocare fino a che non sbagli tu per prima. Io sto qui... Come un mantra. Del resto, il piano, era proprio quello: "Vincerò il Roland Garros 2025. Vincerò il Roland Garros 2025. Vincerò il Roland Garros 2025...". Crederci, sempre. Mollare, mai.

Voto 8. Lois Boisson

Da sconosciuta a diva, da n°361 del mondo e 24esima tennista di Francia a n°65 del mondo e prima tennista di Francia. Il tutto in due misere settimane. È stata la sua storia, quella del Roland Garros 2025. Una storia di perseveranza, anche in questo caso. Perché un anno fa, sul più bello della carriera, finiva sotto ai ferri e il suo invito per la prima partecipazione al torneo più importante di tutti andava a farsi benedire. Mai, immaginiamo, potesse aspettarsi che un anno dopo, da wild card, facesse la storia del tennis francese arrivando fino alla semifinale; stendendo prima la 3 e poi la 6 del mondo. Il termine 'favola' è spesso abusato nello sport. Ma qui non troviamo davvero altra definizione.
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Loïs Boisson, allongée sur le court Philippe-Chatrier

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Voto 7. Lorenzo Musetti

L'esigenza di format gli fa trovare spazio solo adesso, a quota sette. Perché è vero, forse, il suo voto, sarebbe potuto essere anche un po' più alto. O forse no. Perché Carlos Alcaraz, in fondo, in finale, ci ha dimostrato cosa serva sul serio per vederlo vicino a una sconfitta. E la benzina di 'Lorenzo il Magnifico' è ancora una volta finita un po' troppo presto. No, due set fenomenali e un paio d'ore e mezza, con Alcaraz, non bastano. A Jannik non ne sono bastati 5 e cinque ore e mezza di simil-perfezione. Se ne va, Musetti, insomma, da 'primo degli umani'. Degli umani speciali eh, per carità. Perché le sue traiettorie hanno incantato esattamente come avevano fatto a Monte Carlo (finale), Madrid (semi) e Roma (semi). E con l'evidenza dei fatti: in 3 occasioni su 4, si è arreso al più forte. Proprio per come è finita, però, qualcosa ci dice che quel traguardo chiamato Slam, è ancora lontano. Almeno finché si dovrà fare i conti con quei due satanassi.
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“Dobbiamo essere orgogliosi di lui!” Musetti si ritira fra gli applausi dello Chatrier: rivivilo!

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Voto 6. Ai 'wannabe Sinner e Alcaraz'

E se Musetti è lontano, figuriamoci i 'wannabe Alcaraz o Sinner', all'epoca Holger Rune e Jack Draper. Dati per vicini, da alcuni, dopo qualche buona prova qua e là nel corso della stagione. Ma Barcellona o Madrid non equivalgono a Parigi; e le loro uscite agli ottavi con Musetti o Bublik ci ricordano invece che Carlos a Jannik popolano 'a league their own', come direbbero gli americani. Rune e Draper ci arriveranno? Chi lo sa, magari un giorno. Quel che sappiamo oggi però è che al momento la strada è lunga. Mooooolto lunga.
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Jack Draper reacts on day 9 of the French Open tennis tournament on Court Philippe-Chatrier at the Roland-Garros Complex in Paris on June 2, 2025

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Voto 5. Alla sfortuna di Iga Swiatek

Che avrà maledetto il meteo, perché se la Sabalenka avesse giocato quella partita all'aperto anziché sotto un tetto, forse la vincitrice questo lunedì sarebbe stata angora lei, Iga Swiatek. Segnali divini, evidentemente. Gli stessi che prima l'avevano premiata dandogli Elena Rybakina anziché Jelena Ostapenko. È stata proprio quella con la kazaka la partita della rinascita della Swiatek, che forse non sarà ai livelli di un anno fa ma per lo meno a Parigi è tornata a farsi notare per del tennis giocato. Le è sfuggito il quarto titolo consecutivo, sarebbe stato un unicum nell'era Open. Chissà con un giovedì di sole in più come sarebbe andata a finire.
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Iga Swiatek, Roland Garros 2025

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Voto 4. Ai nervi di Mirra Andreeva

Che non hanno retto. Attendevamo la teenager siberiana alla prova del nove, a un incrocio con Coco Gauff che doveva dirci qualcosa in più del suo processo di maturazione. E invece, per la 'maggiore età tennistica', ancora bisogna aspettare. La giovane Mirra si è fatta fregare da pressione e contesto, crollata di fronte a un'avversaria - Boisson - e un pubblico - quello tutto francese - che in qualche modo ci hanno ricordato come Mirra sia ancora un po' bimba. Tutto troppo facile. Tutto troppo in fretta. In conferenza stampa però, un'oretta dopo, è sembrata convinta: "Da tutto questo imparerò". Tendiamo a crederle.

Voto 3. Alla finale di Aryna Sabalenka

Alla finale, più che al torneo. Perché se sulla sua strada aveva steso le più forti - Zheng e Swiatek - nell'ultimo atto è andata in tilt, facendo così fronte - sue parole alla mano - alla sconfitta più dura della carriera. E vorremmo ben vedere. Sabalenka ha sparato 70 gratuiti in giro per il campo e nonostante ciò è uscita sconfitta solo 6-4 al terzo. Roba da non dormirci la notte. Perché il discorso è valido anche se resti la n°1 con distacco siderale su tutte le altre: del futuro non vi è certezza. E i treni, quando passano, vanno colti. Specie i vagoni Slam.
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Sabalenka in lacrime al suo team: "Finale orribile, scusatemi"

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Voto 2. A chi ha dubitato di Djokovic

Come il sottoscritto. Che oggi, però, vuole fare mea culpa. Perché a Monte Carlo, dopo quella sconfitta al primo turno con Tabilo, alla domanda "obiettivi per la stagione sul rosso?" - mi aveva risposto laconico due parole: "Roland Garros". E io non gli avevo creduto. E in tanti non gli avevamo creduto. Non dopo Madrid con Arnaldi. Non dopo aver scelto di saltare Roma. E nemmeno dopo quel titolo vinto a Ginevra; perché in fondo era solo Ginevra. E invece Novak Djokovic è sempre Novak Djokovic. Anche a 38 anni e con zero partite vinte sul rosso nei tre tornei più importanti prima di Parigi. Perché alla fine qui vale davvero sta massima: "Never underestimate the heart of a champion". Ancora in semifinale. Ancora - e sempre - leggenda.

Voto 1. A chi non si è emozionato per Rafael Nadal

E visto che siamo in tema leggende, spazio a 'LA' leggenda per antonomasia di questo campo: Rafael Nadal. Messo lì, sul centrale, ad perpetuam rei memoriam. Perché la sua è stata davvero una dottrina, un credo. L'ha confessato persino Alcaraz dopo la finale. "A un certo punto - ha detto Carlitos dopo il successo su Sinner - ho pensato a cosa avrebbe fatto Rafa". Beh, Rafa avrebbe vinto. Come sempre. Imbattuto e imbattibile. Caduto - come noi - solo di fronte alle parole per le nonne e quel capolavoro di omaggio nascosto lì, sotto la terra. Perché se non vi siete emozionati nel vederlo emozionato, allora non parliamo la stessa lingua. Non parlate la stessa lingua. Passate oltre. Lasciateci singhiozzare in pace.
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L'impronta di Nadal per sempre a Parigi: Rafa non trattiene le lacrime

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Voto 0. A quelli che "facciamo anche gli slam 2 su 3"

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Carlos Alcaraz pose devant le chrono Rolex après sa victoire sur Jannik Sinner

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