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Djokovic da regolamento: una squalifica severa ma giusta

Fabio Disingrini

Aggiornato 07/09/2020 alle 13:08 GMT+2

Da regolamento il tennista serbo è stato espulso per Aggravated Behaviour, e non Abuse of Balls, per un gesto flagrante e particolarmente offensivo. Da nostra opinione, per la dinamica del gesto scorretto (ma non violento), per la forza esemplare del personaggio Nole e per la logica del suo destino crudelmente vincente, e oggi sfortunatissimo, la squalifica è una decisione severa ma giusta.

Novak Djokovic of Serbia tends to a line judge who was hit with the ball during his Men's Singles fourth round match against Pablo Carreno Busta of Spain on Day Seven of the 2020 US Open at the USTA Billie Jean King National Tennis Center on September 6,

Credit Foto Getty Images

Novak Djokovic è stato espulso dallo US Open all’undicesimo game (5-6) del primo set del match di quarto turno contro Pablo Carreno Busta. Il tennista serbo ha colpito la giudice di linea che, centrata alla trachea dalla pallina, s’è accasciata a terra con problemi respiratori. A game di servizio concluso, il gesto di Djokovic può sembrare il classico passaggio di consegna della pallina a uno dei raccattapalle, ma Novak l'ha qui colpita senza guardare invece che passarla, con la giudice di linea in traiettoria.
Il giudice di sedia (Aurelia Tourte) ha qui chiamato il supervisor (Andreas Egli) e il capo degli arbitri (Soren Friemel) sul campo di gioco perché la facoltà autonoma del giudice di campo di comminare infrazioni è compatibile solo con il proseguimento della partita: così, dopo una discussione di circa quindici minuti, è arrivata la decisione della squalifica di Djokovic.
Consultando il Rulebook del Grand Slam, si apprende che la casistica dell’Abuse of Balls prevede le solite tre sanzioni di gravità crescente: warning per la prima infrazione, punto di penalità per la seconda e game di penalità alla terza. Ma nel regolamento c’è di più perché l’arbitro, consultandosi con i supervisor del Grand Slam, può giudicare inadempiente la singola violazione del codice di comportamento in campo e decidere la penalità in caso di condotta irregolare con un desisione definitiva e inappellabile (The referee in consultation with the grand slam chief of supervisors may declare a default for either a single violation of this code of pursuant of the point penalty schedule set out above. In all cases of default, the decision of the referre in conslutation with the grand slam chief of supervisors shall ben final and unappeable).
Arbitro e supervisori si sono attenuti al Point Penalty Schedule giudicando il gesto di Djokovic "flagrant and particularly injurious" (manifesto e particolarmente offensivo) che costituisce The Major Offense of “Aggravated Behaviour”, il reato più grave di comportamento aggravato e soggetto a sanzioni aggiuntive (Section shall also constitute the Major Offense of aggravated Behaviour and shall be subject to the additional penalties hereinafter seth forth).
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Djokovic colpisce una giudice di linea e viene squalificato

Ecco il punto: il gesto di Djokovic non è stato considerato Abuse of Balls bensì Aggravated Behaviour (quarta o superiore infrazione) e il primo comunicato rilasciato dall’USTA cita il regolamento: "Avendo intenzionalmente colpito in modo pericoloso una pallina trascurando le possibili conseguenze”, il supervisor dello US Open ha squalificato Novak Djokovic dal torneo. A causa della squalifica, Djokovic perderà i punti guadagnati e sarà multato dell’ammontare del montepremi vinto in aggiunte alle altre sanzioni legate all’incidente che verranno disposte. Da regolamento quindi, la volontarietà del gesto non è una discriminante in situazioni come quella che ha portato all'esclusione di Djokokic dalla partita.
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L’Aggravated Behaviour è un episodio "particolarmente dannoso per lo svolgimento del torneo" e a totale discrezione del supervisor ogni singolo comportamento antisportivo può essere passibile di un’infrazione che oscilla tra la multa di 250mila dollari e l’esclusione permanente da tutti i tornei dello Slam, anche se nel caso di Djokovic si parla di una sanzione pari al prize money fin qui accumulato nel torneo (210mila euro) oltre ai consueti 20mila dollari di multa per diserzione della conferenza stampa e ai 240 punti guadagnati al quarto turno. Non entra nel merito della squalifica la pallata che il numero 1 del torneo aveva scagliato (con molta più violenza) nel game precedente, il decimo, poiché l’arbitro non l’aveva ritenuta meritevole di sanzione.
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Extra-regolamento, si può discutere sull’eccessiva severità dell’espulsione, ovvero: qual è la prima cosa a cui ha pensato lo spettatore?
Djokovic squalificato dagli US Open: è giusto?
La dinamica del gesto:
Nel caso specifico, Djokovic non ha scagliato la pallina con stizza e dalla prima inquadratura disponibile si può anche pensare che il colpo non fosse così violento. Dal replay invece, il tennista serbo ha “dato il colpo” alla racchetta e poi è stato davvero, possiamo scriverlo, molto sfortunato perché la pallina ha colpito proprio la giudice di linea e proprio alla gola, causandole un problema respiratorio e aggravando così l’"enfasi del momento". Scorretto sì, intenzionale ni, ma non violento.
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Djokovic, il colpo alla gola del giudice da tutte le angolazioni

Lo spessore dell’essere Djokovic
È accaduto proprio a lui. O meglio, l’ha fatto proprio lui. Il numero 1 del torneo, il favorito unico in assenza di Federer e Nadal, l’imbattibile. Alla vigilia dello US Open i titoli dei giornali riportavano di “Nole contro tutti”: contro ogni avversario in campo e contro l’ATP, intenzionato com'è a fondare la PTPA (Professional Tennis Players Associations) dimettendosi dal Player’s Council a maggiore tutela dei diritti dei giocatori. Proprio qui a Flushing Meadows dove Mats Wilander, nel lontano 1988, diede una spallata al circuito aprendo alla nascita dell’ATP. I forti sono esemplari, ma i giudici avrebbero squalificato anche il numero 256 del ranking? Inversamente, se non fosse stato espulso, staremmo qui a discutere dell’indulgenza dei supervisor… E forse li avremmo pure accusati di favoritismo. È l’insostenibile gravità dell’essere Novak Djokovic.
Un destino crudele e vincente
Djokovic ha un destino crudelmente vincente perché vissuto tra Federer e Nadal. Esemplare l’ultima finale di Wimbledon che se vinta da Roger sarebbe stata epica, e invece fu l’elogio della sconfitta contro il “serbo brutale”. Da quel giorno gli annosi fischi del pubblico al numero 1 sono diventati assordanti e accaniti come non si sentiva da Lendl, semplicemente inviso. Aggiungiamoci il fatale Adria Tour, nato con tutte le buone intenzioni benefiche e trasformatosi in un suicidio mediatico, e uno US Open condotto un po’ sopra le righe fra urlacci nel silenzio dell’Ashe, che fatti da lui “ovviamente” non hanno funzionato, e qualche dichiarazione messa lì per sminuire le illustri assenze. Ecco, la speranza è che questo punto in sospeso fra opinione pubblica e deriva sovranista non abbia influito sull’applicazione di una regola severa ma giusta.
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Djokovic, dalla pallata alla squalifica: il riassunto in 3 minuti

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