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Wild card non concessa a Seppi per l'addio al tennis: poca memoria, ancor meno eleganza

Simone Eterno

Aggiornato 17/10/2022 alle 13:09 GMT+2

TENNIS - Attraverso i social Andreas Seppi ha confermato il 'no' degli organizzatori dei tornei di Firenze e Napoli alla richiesta di una wild card per dare l'addio al tennis giocato. Quando memoria ed eleganza vengono meno.

Andreas Seppi in Coppa Davis per l'Italia

Credit Foto Getty Images

E’ stato meglio attendere che i rumors smettessero di essere tali, che qualcuno parlasse. L’ha fatto il diretto interessato: 808 partite ufficiali in carriera, nessuno in Italia più di lui. Nemmeno le leggende Panatta e Barazzutti. D’altra parte, se in questi giorni, da ovunque nel mondo nel tennis – e non solo – erano arrivati complimenti o un semplice pensierino, un saluto, un post, un tweet, un like, un motivo c’è.
Si raccoglie quel che si semina e Andreas Seppi, in carriera, di ‘semini’ ne aveva messi lì tantissimi. Per questo motivo fa una certa impressione l’uscita ufficiale, la presa in atto. Perché a una cosa del genere, molto semplicemente, non ci si voleva nemmeno credere.
Avrebbe voluto salutare il suo pubblico, quell’Italia che Seppi ha amato e che sempre ha rappresentato. Anche quando era quasi imbarazzante farlo. Perché c’è stato un tempo, e nemmeno troppo lontano, che l’elite del tennis italiano era rappresentata solo da questo signore. Punto.
Poi è arrivato Fabio Fognini.
Poi si è palesata la nuova generazione d’oro dei Berrettini, Sinner e Musetti, delle seconde settimane slam e dei titoli ‘a go go’. Fino a poco tempo fa, qui, era tutto deserto. E Andreas Seppi rappresentava l’unica oasi a cui abbeverarsi. Chi doveva decidere, chi poteva fare qualcosa, questo lo sa benissimo...
Che poi non servirebbe neanche ricordare quello, non serve vivere di numeri e statistiche, di “ha fatto questo” o “ha fatto quello”, di questa eterna e insopportabile logica tutta italiana dello scambio di favori. Non è una questione di mettere su un bilancino se Seppi se la meritasse o meno; cosa che per altro manderebbe fuori scala l’aggeggio. C’è – o meglio, ci dovrebbe essere – solo un po’ di buon senso, senza nemmeno pensarci troppo. Una risposta del tipo “ah vuoi giocare qui l’ultima? Ne siamo onorati. Facci sapere quando e a che ora arrivi”.
Ma l’eleganza – e la memoria – non è evidentemente cosa da tutti. Non è stata Firenze, non è stata nemmeno Napoli. Che poi proprio nel napoletano, in Coppa Davis, quando tale la si poteva ancora definire, Seppi raccolse due delle vittorie più belle della sua carriera: da ragazzino a Torre Annunziata nel 2005 contro Juan Carlos Ferrero – partita definita più volte dal diretto interessato come una delle più belle della sua carriera; e nel 2014, col punto decisivo contro la Gran Bretagna, dopo lo show di Fognini con Murray, proprio nella location che dovrebbe ospitare in queste ore il neonato torneo ATP 250 in cui Seppi avrebbe voluto salutare tutti.
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Andreas Seppi in Coppa Davis a Napoli nel 2014: il punto decisivo su Ward nella rimonta 3-2 sulla Gran Bretagna che valse la semifinale

Credit Foto Getty Images

Non sarà lì. Non c’era spazio per lui, almeno così gli hanno detto. Sarà – purtroppo – la portata minore di un Challenger, a Ortisei. Nel suo Alto Adige. Tra la sua gente. Che certamente non gli farà mancare l’affetto necessario, ma a un evento che inevitabilmente per appeal e copertura televisiva non è all’altezza della carriera di Andreas. Per quella ci vorrebbe un bel tappeto rosso. Glielo stendiamo, virtuale, noi appassionati di tennis.
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