Fabio Fognini al Corriere della Sera: "Rifarei tutto. Vincere la Davis con l'Italia era un sogno di cui avrei voluto fare parte, me lo meritavo"

WIMBLEDON - In un'intervista al Corriere della Sera a pochi giorni dell'annuncio dell'addio al tennis, Fabio Fognini racconta di essere stato sommerso da messaggi d'affetto: "Mi hanno scritto i miei amici calciatori dell’inter, Alberto Tomba, Nadal, Djokovic. Non avevo capito di essere così amato. Mi pento delle cavolate, però ho anche fatto cose meravigliose e per questo rifarei tutto".

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Video credit: Eurosport

Prima dell’esplosione della Sinner Mania, del trionfo back to back dell’Italia in Coppa Davis, degli undici azzurri in Top 100 nel ranking ATP e dei record frantumati, delle prime pagine dei giornali, delle copertine patinate e degli spot pubblicitari in tv c’è stata un’epoca in cui Fabio Fognini è stato il volto e il baluardo del tennis italiano, l’uomo capace di deliziare e spazientire il pubblico a casa e che - col senno di poi - avrebbe meritato di vincere qualcosa in più. Ora che Fogna ha detto basta, il 38enne di Arma di Taggia confessa in una lunga intervista al Corriere di Sera di avere realizzato l’impatto e dell’importanza che ha avuto per tanti ragazzi italiani che, come ha sintetizzato perfettamente il suo pupillo e amico Flavio Cobolli, senza Fogna non sarebbero dove sono ora.
"Non mi ero accorto di aver rappresentato un esempio per i ragazzi, strada facendo. Me ne sto rendendo conto solo adesso. Quest’estate, con le chiappe a mollo, ci ragionerò su meglio. Mi hanno scritto i miei amici calciatori dell’inter, Alberto Tomba, Nadal, Djokovic e tanti altri. Non avevo capito di essere così amato. Da fuori, a volte, mi hanno dipinto per quello che non sono mai stato: alzavo una barriera e davo di matto per difendere la mia sensibilità. Sono stato un ragazzo ribelle ma spero di non essere ricordato per le racchette rotte. Mi sono portato addosso per anni un’etichetta: la verità è che non sono mai stato un santo ma ho sempre fatto del male solo a me stesso. Chi mi ha davvero conosciuto, però, sa".

"MI PENTO DELLE CAVOLATE, MA RIFAREI TUTTO"

"Non avrei mai creduto di entrare nei top 10 in singolo e doppio, di conquistare Montecarlo, il torneo che i miei genitori mi portavano a vedere da piccolo, di uscire dal centrale di Wimbledon dopo aver trascinato al quinto set, a 38 anni suonati, il numero 2 del mondo. Ho attraversato un’epoca irripetibile, quella dei Big Three (Federer, Nadal, Djokovic), ne ho battuti due su tre in un periodo storico in cui arrivare alla seconda settimana dei tornei dello Slam era paragonabile a una vittoria. Ci ho giocato contro, mi ci sono allenato; mi hanno dato, ma anche tolto tanto. Se rifarei tutto? Farei di più e di meglio. Mi pento delle cavolate, però ho anche fatto cose meravigliose. Quindi sì, rifarei tutto. Ho sempre detto quello che pensavo. Non sarei quello che sono oggi, sennò".

DALLA BIRRETTA DA SOLO ALLA CENA CON FLAVIA E I FIGLI, COME HO DECISO DI SMETTERE

"Come è maturata la decisione? Flavia lavorava in tv, i bimbi erano con i nonni. Ho preso una birretta con Fabio Fognini e gli ho detto che basta, il corpo non ne poteva più: era ora di smettere. Alla mia età venivo da anni durissimi, in cui recuperare dagli infortuni era diventata un’impresa. Ci stavo pensando da tempo: era nell’aria. Ma siccome sono un tipo molto competitivo, non volevo mollare l’adrenalina. A costo di avere insopportabili dolori ai piedi. Per prima, l’ho detto a Flavia. Come è avvenuto l’annuncio? Ho annunciato a lei e ai miei figli che quella sera avremmo cenato a casa. Ho stappato uno champagne rosé. Un bicchiere, due bicchieri... Nel giro di un’ora mi sono accorto di essermi scolato tutta la bottiglia! I nanetti erano stecchiti sul divano, ho guardato Flavia: d’ora in poi dovrai sopportarmi un po’ di più, le ho detto. Lei ha capito subito, sapeva. Mi ha abbracciato. La sera dopo ho riunito mamma, papà e sorella. Aaaah, credevamo ci annunciassi il quarto figlio, mi hanno detto..."

"L’EMOZIONE DELL’EPILOGO CON ALCARAZ"

"A Wimbledon si è chiuso un cerchio. Non mi sarei mai immaginato che potesse finire in quel modo, con la bellissima partita con Alcaraz e la standing ovation del campo più importante del mondo. E pensare che ero entrato dicendomi: coraggio, Fabio, cerchiamo di non fare una figuraccia... Eravamo ancora in Italia quando è uscito il sorteggio di Wimbledon e ho scoperto che avrei affrontato il campione in carica, Carlos Alcaraz. Federico, che è un suo tifoso, mi fa: che bello, papà, così perdi... Vuoi venire, gli ho chiesto? Tutta la famiglia è partita per Londra, a quel punto. L’orgoglio che ho provato quando Alcaraz ha chiesto l’applauso per me, non si può raccontare. Gli ho chiesto una maglia autografata per Fede, che è impazzito di gioia. E la sera, tutti a mangiare il sushi".
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Fabio Fognini & Carlos Alcaraz

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IL CARISMA DI ROGER E LA NEW GENERATION UN PO’ ARROGANTE

"Se il tennis mi ha donato degli amici? Tante conoscenze, amicizie non saprei... Le amicizie vere sono quelle che coltivo sin da bambino, ad Arma di Taggia. E Simone Bolelli, con cui ho giocato il doppio per anni. Comunque sono andato d’accordo un po’ con tutti. Trovo questa nuova generazione fortissima ma un po’ arrogante, invece. Il più carismatico della mia epoca è stato sicuramente Roger Federer. Nel 2012 l’ho affrontato sul centrale di Wimbledon. All’epoca, entrando, si doveva ancora salutare il Royal Box. Prima di scendere in campo, terrorizzato, mi sono voltato verso Roger e gli ho detto: come cavolo si fa l’inchino? E lui, serafico: follow me (seguimi). E così ho fatto".

UNA FERITA CHIAMATA DAVIS

"Se non aver fatto parte del gruppo azzurro che ha vinto la Davis nel 2023 e 2024 resta un rimpianto? Più che un rimpianto direi che è un sogno irrealizzato. Ho giocato la Davis vera, quella in casa e in trasferta, tre set su cinque. Ho sempre risposto presente alle convocazioni, anche con una gamba sola. Indossando la maglia azzurra ho ottenuto una delle mie vittorie più belle, con Andy Murray a Napoli nel 2014. Per la Nazionale davvero non potevo fare di più. Vincere la Davis era un sogno di cui avrei voluto fare parte, semplicemente perché me la meritavo. Sarebbe stato più giusto così. Non è successo".
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IL FUTURO

"Sono curioso anch’io. Per vent’anni ho fatto una sola cosa, quella che mi veniva meglio: giocare a tennis senza mai risparmiarmi. Non voglio più correre: voglio camminare, finalmente. Voglio godermi i bimbi, la vita, la nuova attività di manager e scopritore di talenti, a cominciare da Flavio Cobolli, che dopo Wimbledon entrerà nei primi venti del ranking. Desidero trasferire ad altri la mia esperienza: sarò felice di mettermi a disposizione di chi me lo chiede. Ho due esibizioni già confermate, sto pensando di portare i bambini a New York, dove quest’anno ricorre il decennale della vittoria di Flavia allo US Open. Ma adesso stacco tutto. Andiamo in Puglia e non voglio più pensare a niente".
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A quanto ammonta il montepremi di Wimbledon 2025?

Il Money Prize è aumentato del 7% rispetto all'edizione 2024, tanto che i vincitori del singolare si porteranno a casa 300,000 sterline in più di quelle intascate da Alcaraz e Krejčíková lo scorso anno. 53.5 milioni di sterline, di cui tre - a testa - destinati soltanto ai vincitori di singolare femminile e maschile. I dettagli.
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