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Tania Cagnotto, grazie! La tua medaglia gioiosa è un'ispirazione per tutti noi

Luca Stacul

Aggiornato 15/08/2016 alle 12:14 GMT+2

Dalla delusione di Londra al riscatto d'argento del sincro, per arrivare alla ciliegina sulla torta con il bronzo individuale. Tra sogni e sacrifici, un esempio di vita e di sport.

Tania Cagnotto - Rio 2016

Credit Foto LaPresse

Ci sono medaglie sorprendenti, quelle che poi ti servono due giorni per realizzare ciò che hai fatto e gustarle pienamente. Ci sono medaglie amare, quelle che ti mettono al collo e vorresti subito togliere, perché sai che valevi qualcosa in più. Ci sono medaglie sofferte, medaglie combattute, medaglie regalate, medaglie fortunate, medaglie rubate…
…e poi ci sono le medaglie gioiose, quelle della completezza, come quella che ha chiuso la splendida carriera di Tania Cagnotto, la ciliegina sulla torta.
Una vita a tuffarsi dietro un sogno. Avvicinarsi, avvicinarsi fino a sfiorarlo, tanto da rimanere scottati.
Se non ci fosse stata la delusione di Londra ora non sarei qui
La sconfitta che diventa stimolo, la sofferenza che si trasforma in un fuoco che ti impone di svegliarti ogni mattina e continuare ad allenarti in quella mezza piscina di Bolzano, anche quando dall’altra parte i bambini sullo scivolo fanno confusione o ci sono le vecchiette dell’aquagym.
Sacrifici. Fisici ma soprattutto mentali, perché sai che stai lottando per un traguardo incerto e magari stai rimandando momenti importanti della tua vita – come un matrimonio, come un figlio – per rincorrere quella che potrebbe essere una semplice chimera.
Ma poi arrivi, arrivi davvero, e ti vengono i brividi.
Prima la medaglia – sofferta e combattuta – che ti fa sospirare, bellissima perché cancella in un attimo tutta l’amarezza del passato e anche perché la condividi con la compagna di una vita in piscina. Poi la medaglia gioiosa, quella che vinci proprio perché non hai più niente da perdere, con un ultimo tuffo che vola altissimo, perché sai che deve essere la tua firma su qualcosa di speciale.
E così alla fine riesci anche a mettere d’accordo i giudici – quei maledetti giudici – e la soddisfazione di aver fatto una grande gara si trasforma in una gioia fantastica, tanto che non riesci a smettere di sorridere.
Tania Cagnotto è l’atleta più amata d’Italia perché tutti noi ammiriamo non solo il suo talento, ma anche la sua umanità, la sua semplicità, la sua giovialità. Ammiriamo il modo in cui ha superato le difficoltà che ha dovuto affrontare ogni giorno crescendo in uno sport povero come i tuffi, il modo in cui si è messa alle spalle le sfighe che le sono capitate più d’una volta in carriera e la tenacia con cui ha saputo proseguire per la sua strada.
Vedendola trionfare, e trionfare ancora, ci regala al tempo stesso una soddisfazione patriottica e un segnale di speranza. Perché anche in questa società piena di valori ambigui il sacrificio e la perseveranza pagano ancora, nello sport e nella vita, e i sogni – a volte – si avverano.
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