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Caso Schwazer, spuntano le telefonate a Donati: "Lasci vincere i cinesi"

Simone Eterno

Aggiornato 27/07/2016 alle 17:43 GMT+2

Prima delle gare decisive per la qualificazione a Rio, Sandro Donati rivela di aver ricevuto strane telefonate da un giudice internazionale di marcia "molto vicino a Sandro Damilano".

Sandro Donati e Alex Schwazer

Credit Foto LaPresse

Il caso Schwazer continua a tingersi sempre più di giallo e in attesa della sentenza definitiva del 4 agosto – che con ogni probabilità impedirà a Schwazer di gareggiare –, dalle pagine di Repubblica arrivano nuove e incredibili indiscrezioni. Sono quelle di un avvicinamento a Sandro Donati da parte di un giudice internazionale di marcia “molto vicino a Sandro Damilano” che tenta di mettere pressioni sull’allenatore di Schwazer prima di due gare molto importante: la Coppa del Mondo di Roma dell'8 maggio e il Gran Premio di La Coruna di venti giorni dopo.
Telefonate che Donati racconta oggi e grazie alla quali la Procura di Roma ha già aperto un fascicolo. Ulteriori indicazioni di quanto questa faccenda sia estremamente strana: dal controllo post-capodanno, alle tempistiche del viaggio della provetta al laboratorio di Stoccarda (26 ore, partendo da Vipiteno…) fino alle controanalisi ordinate pochi giorni prima della scadenza dei termini legali per la distruzione: quelle che di fatto trovarono traccia di testosterone sintetico. Ma questa è un’altra storia ed è la spiegazione a quelle dichiarazioni di Sandro Donati – “Sono minacciato, temo anche per la mia famiglia” – che l’allenatore aveva lanciato già nei giorni scorsi.

Le telefonate

Repubblica rivela che la prima telefonata è del 7 maggio, un giorno prima della Coppa del mondo di marcia di Roma sui 50 chilometri. Quella gara varrà a Schwazer la qualificazione a Rio e l’altoatesino la vincerà con il secondo tempo dell’anno: 3 ore e 39 minuti. Ma alle 6:00 del mattino, mentre Donati dorme, squilla il telefono. E’ la voce di quel giudice internazionale di marcia molto vicino a Sandro Damilano che chiede testuale a Donati: "La prego, glielo dica (ad Alex Schwazer, ndr) ancora una volta fino a prima della gara, possibilmente lasci vincere Tallent, mi capisce?". Jared Tallent è il marciatore australiano che appena un paio di settimane prima aveva dichiarato: "Lui è la vergogna d'Italia, ora rientra lui e poi i russi: così è come ridere in faccia agli atleti puliti". Tallent, a Roma, finisce secondo.
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Alex Schwazer

Credit Foto LaPresse

La seconda telefonata ricevuta da Sandro Donati è del 23 maggio, cinque giorni prima della gara di La Coruna (20km). È di nuovo lo stesso giudice internazionale di marcia che richiama l'allenatore di Schwazer. Questa volta il suggerimento è di lasciar perdere alcuni atleti e di non rispondere ai loro attacchi, di “non andare a cercare disgrazie con i due cinesi che sono da 1 ora e 17 minuti...". In quel caso Schwazer arriverà secondo e senza mai aver preparato la distanza, ritenendosi super soddisfatto della prestazione. Primo il cinese Whang Zhen.

Sempre più giallo

Pressioni, avvertimenti. Situazioni certamente strane. E’ questo che racconta Donati ed è questo che si aggiunge a una vicenda che stando alle parole del tecnico di Schwazer prende sempre più i contorni della Spy Story. Anche perché Maurizio Damilano è presidente della commissione marcia della IAAF e Sandro Damilano, suo fratello, è l’allenatore della nazionale cinese…
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Sandro Damilano

Credit Foto Eurosport

Di prove certe però per non ce ne sono. O meglio, per ora abbiamo solo la provetta che è costata a Schwazer la squalifica. Altrettanto certo però è che dal giorno della comunicazione della positività, ad Alex Schwazer e i suoi legali non è stato ancora concesso di difendersi.
Il TAS di Losanna aveva indicato in oggi la giornata in cui esaminare ulteriormente il suo caso insieme alla difesa degli accusatori, ovvero la IAAF. Federazione internazionale di atletica che si è però negata, chiedendo e ottenendo un rinvio al prossimo 4 agosto direttamente a Rio de Janeiro. Il giorno prima della cerimonia inaugurale! Ben poche speranze lì per Schwazer di spuntare qualcosa, ma soprattutto ben poche speranze di ottenere quell’esame del DNA sulla provetta incriminata che ci direbbe qualcosa in più.

La situazione a oggi

Un intrigo che resterà tale fino alla fine e che con ogni probabilità costerà a Schwazer le ultime Olimpiadi della carriera. Se la decisione sarà stata quella giusta o meno, infatti, lo scopriremo solo a giochi ormai fatti. Se Schwazer deciderà di andare fino in fondo appellandosi alla giustizia ordinaria tedesca verrà ulteriormente squalificato come atleta, ma otterrà la provetta incriminata e a quel punto potrà iniziare l’iter di procedure per provare la sua innocenza come uomo: ovvero quell’esame del DNA che leverà ogni dubbio; e che se vedrà segni di manomissione dimostrerà la sporchissima vicenda in cui l’altoatesino – e il suo allenatore – furono incastrati.
Se così dovesse essere, però, non potremmo a quel punto parlare di giustizia. Dovesse Schwazer uscirne pulito, chi risarcirebbe l’atleta per un’Olimpiade levata ingiustamente?
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