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Olimpiadi Atletica Marcell Jacobs e non solo: perché sulla pista di Tokyo 2020 crollano i record

Paolo Pegoraro

Aggiornato 04/08/2021 alle 19:30 GMT+2

TOKYO 2020 - Al netto di illazioni, proviamo ad analizzare cosa si cela dietro questa nutrita serie di "temponi” sulla pista "made in Italy" di Tokyo.

La finale dei 100 metri a Tokyo 2020

Credit Foto Getty Images

Nella notte italiana di giovedì (ore 04:30) riscenderà in pista il campione olimpico dei 100 metri Marcell Jacobs, impegnato nelle batterie della staffetta 4x100. Come tanti altri illustri "colleghi” l'azzurro ha sfruttato i benefici dell'avveniristica pista Mondo e delle scarpe di ultima generazione per abbattere il suo personale limando ben 15 centesimi tra batterie, semi e finale. Al netto di inopportune illazioni proviamo ad analizzare cosa si cela dietro questa incessante escalation di "temponi” sulla pista made in Italy di Tokyo.
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Jacobs e fratelli

Il cospicuo miglioramento del nostro Marcell non è rimasto isolato: Tokyo 2020 ci ha riservato una grande abbuffata di record. Se Karsten Warholm ha migliorato il suo precedente record mondiale di 76 (!!) centesimi nei 400 ostacoli in una finale dove ben sei atleti hanno riscritto il record nazionale, Sydney McLaughlin ha fissato il nuovo WR a 51.46 in campo femminile vincendo la sfolgorante battaglia con la connazionale Dalilah Muhammad.
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Abbiamo assistito al record mondiale del triplo grazie agli stratosferici balzi di Yulimar Rojas, ai secondi miglior crono della storia nei 100 e 200 femminili della donna-jet Elaine Thompson-Herah, a una finale del salto in alto dai contenuti tecnici siderali, a un 800 femminile extra lusso. E sul programma dell'atletica leggera non è ancora calato il sipario: lecito attendersi altre sublimi esibizioni di potenza. Dove ricercare le cause di tali prodigiosi ritocchi?

Pista (italiana) e chiodate

“Le scarpe di nuova generazione stanno dando un vantaggio sleale agli atleti, è ridicolo”, parole e musica di Usain Bolt alla vigilia di Tokyo. Ecco il primo punto all’ordine del giorno: le chiodate di ultima generazione, con la piastra in carbonio più larga della pianta del piede che agirebbe come una sorta di “super-molla” ad aumentare l’elasticità. Qualcuno grida al doping tecnologico, ma le migliorie a onor del vero rimangono nel recinto dei limiti imposti dalla World Athletics, così come la pista “rimbalzante” in gomma con granuli tridimensionali incorporati progettata dalla Mondo, azienda di Alba, Piemonte. I vantaggi sono sotto gli occhi di tutti, tanto da richiamare alla memoria l’interregno dei “costumoni” in gomma nel nuoto. Abbiamo coinvolto un califfo del giornalismo sportivo italiano come Gianni Merlo, presente a Tokyo, per fare un po’ di chiarezza in materia:
“Il fenomeno che stiamo vivendo mi ricorda il passaggio dalla tennisolite al tartan a Città del Messico: quel cambiamento e l’aria rarefatta contribuirono a polverizzare i record. A Tokyo questa pista che funge da tamburo, da trampolino elastico, combinata al caldo opprimente da cui scaturisce aria più rarefatta fornisce un indubbio vantaggio. Che è più evidente in alcune gare piuttosto che altre, per alcuni atleti piuttosto che altri. Lo stile di corsa di Marcell Jacobs è perfetto per questa pista: si tratta di un adattamento naturale, non lo si poteva preparare in anticipo. Su queste piste si gareggia e basta, è sconsigliato allenarsi: i tendini sono sottoposti a uno stress incredibile”
Tokyo 2020, la pista
Nuovi materiali tecnici, piste di ultima generazione che si rivelano territorio di caccia ideale per atleti già capaci di cose straordinarie: queste le ragioni del salto in una nuova era per l’atletica leggera. Le recriminazioni di vecchie glorie, i sospetti alimentati mezzo stampa da autorevoli quotidiani esteri - se non supportati da prove tangibili - lasciano il tempo che trovano e francamente non ci interessano in questa sede. A quella del Washington Post preferiamo una citazione dei Pearl Jam dai contorni fatalisti: It’s evolution Baby! Piaccia o meno.
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