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Dalla one-man band di Nowitzki a una squadra vera: come la Germania ha costruito il suo oro Mondiale

Daniele Fantini

Aggiornato 11/09/2023 alle 11:21 GMT+2

BASKET, MONDIALI - Bronzo europeo e oro mondiale nel giro di due anni. La Germania sta vivendo il momento migliore della sua storia capitalizzando sulla grande crescita del movimento vissuta nell'ultimo decennio. La one-man band di Dirk Nowitzki di inizio millennio è ora una vera squadra, solida e compatta, con un mix perfetto di caratteristiche e un futuro intrigante in arrivo.

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"Quando cominciai a giocare con la nazionale, dieci anni fa, avevamo Dirk Nowitzki. Ma, a parte lui, la gente non sapeva chi altro ci fosse in squadra. Oggi, invece, nelle Filippine e in Giappone tutti conoscono bene il nostro team. E anche i tedeschi cominciano a capire che cosa stiamo facendo per il Paese che rappresentiamo. Anche noi vogliamo essere rispettati" - Dennis Schroeder.
Una volta era Dirk Nowitzki. Anzi. Era solo Dirk Nowitzki. L'uomo che mise la Germania sulla mappa geografica del basket mondiale per qualche tempo all'inizio del nuovo millennio. Il bronzo ai Mondiali di Indianapolis nel 2002. L'argento agli Europei del 2005. Sempre da top-scorer ed MVP, anche senza la medaglia d'oro, a testimonianza di un livello di basket personale stellare. Ma anche dell'assoluta mancanza di qualcosa di vagamente competitivo al suo fianco.
Oggi, invece, la Germania è bronzo europeo e oro mondiale. In due soli anni ha vinto il 40% delle sue medaglie complessive nei grandi tornei internazionali. Non è più la one-man band di Wunderdirk. Ma, anche se gerarchicamente costruita attorno a Dennis Schroeder, è una squadra vera, nel senso stretto del termine.
Intendiamoci. La Germania vive sulle folate del folletto di Braunschweig, MVP meritatissimo del torneo e messo al centro del progetto sin dal primo giorno di colloquio con coach Gordie Herbert. Ma non ne è strettamente dipendente, come dimostra anche la vittoria sulla Lettonia in una partita da 4/26 e -20 di plus/minus. Perché attorno ha saputo costruire. È un corpo e un animale vivo.
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Dennis Schroeder mostra la medaglia d'oro vinta nella finale dei Mondiali 2023 contro la Serbia

Credit Foto Getty Images

Una squadra vera con un mix perfetto di ingredienti

Il trionfo della Germania non è estemporaneo. E nemmeno casuale. Ha un roster composto da 4 giocatori NBA (ma sarebbero stati cinque senza il forfait molto discusso di Maxi Kleber) e 7 di Eurolega. Possiede un'ossatura e un substrato che le garantiscono, già ora, un futuro intrigante nei prossimi anni. A differenza dell'epoca Nowitzki, Schroeder ha una co-star di qualità assoluta in Franz Wagner, destinato a raccoglierne presto il testimone. E un supporting-cast completo, composto da un mix di tecnica, fisicità e intelligenza cestistica che pochissime altre squadre del Mondiale hanno potuto schierare.
La faretra di coach Herbert è profondissima. Un contenitore da cui può attingere qualsiasi cosa necessaria per ogni situazione di gara. Ha il suo tiratore scelto in Andreas Obst. La cavalleria pesante in Mortiz Wagner e Daniel Theis. L'intelligenza tattica in Johannes Voigtmann. L'imprevedibilità in Maodo Lo. La solidità difensiva in Isaac Bonga. L'esperienza assoluta in Johannes Thiemann.
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Franz Wagner e Johannes Voigtmann festeggiano la vittoria della Germania in semifinale contro il Team USA, Mondiali 2023

Credit Foto Getty Images

Un movimento in crescita con competitività diffusa

La crescita della nazionale arriva da lontano. Dallo sviluppo generale del movimento cestistico vissuto negli ultimi anni. E dettato in gran parte dal lavoro svolto dei club a livello internazionale. La Germania ha ormai, da tempo, due squadre fisse in Eurolega. La resurrezione del Bayern Monaco ha avuto un riflesso determinante nello scacchiere locale. E, anche di fronte alla riduzione del budget in corso, il club bavarese resta sempre un'istituzione a livello mondiale, simbolo di qualità assoluta nel lavoro. L'Alba Berlino, criticata per gli scarsi risultati sul campo, sta invece imbastendo un'operazione straordinaria di ricerca, sviluppo e crescita del talento nazionale e non. È l'unica vera squadra-laboratorio dell'Eurolega. Un palcoscenico perfetto per fare esperienza, senza pressione. Simone Fontecchio dimostra. Matteo Spagnolo e Gabriele Procida sono attesi a farlo in un'annata chiave per le rispettive carriere.
Un gradino più in basso, Ulm sta lavorando allo stesso modo in Eurocup, lanciando giovani e talenti. L'intero movimento ne beneficia, e ringrazia. Perché la qualità generale si è alzata. Bonn si è attrezzata per competere, ha vinto l'ultima edizione della FIBA Champions League ed è stata capolista in regular-season. E la stessa Ulm è stata la favola dei playoff, con il titolo conquistato da testa di serie #7 e gli sgambetti consecutivi proprio ai danni di Alba, Bayern e Bonn.
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Il ratiopharm Ulm è campione di Germania 2022-23

Credit Foto Getty Images

Il lato più oscuro della medaglia

Ma è tutto così d'oro come sembra? In realtà, no. La pandemia di covid, la recessione economica e l'inflazione galoppante hanno colpito in maniera dura le basi di un movimento crescente ma non ancora stabilizzato. Le previsioni di budget per la stagione in arrivo sono in calo generalizzato per l'intera Bundesliga. E l'interesse mediatico non ancora adeguato al livello degli investimenti profusi. I diritti sono in mano all'emittente privata Magenta Sport, e la TV pubblica ha trasmesso in chiaro soltanto la finale. Ma l'oro Mondiale c'è. È arrivato. Per chi voglia seguirne le orme, il tracciato è fatto.
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