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Scottie Pippen contro The Last Dance: "Jordan sul piedistallo, e noi?"

Giulia Cicchinè

Pubblicato 03/11/2021 alle 09:38 GMT+1

Avete in mente "The Last Dance"? Lo show di Netflix sulla stagione 97-98 dei Chicago Bulls? È stata la serie più vista di sempre della piattaforma ma… Scottie Pippen ha qualcosa da dire a riguardo e lo fa nel suo libro “Unguarded” in uscita il 10 novembre. GQ ha pubblicato alcuni estratti che parlano proprio della sua opinione sullo show e su Jordan.

Scottie Pippen l-a comparat pe Kobe Bryant cu Michael Jordan

Credit Foto Getty Images

"Unguarded" è la biografia di Scottie Pippen che uscirà il 10 novembre. GQ ha già pubblicato delle anticipazioni che sono legate, anche e soprattutto al suo rapporto con Michael Jordan, a quella stagione dei Bulls e a quanto visto su The Last Dance, il documentario di Netflix che parla proprio di quel 1998 di Chicago.
Michael Jordan non sarebbe mai stato Michael Jordan senza me, Horace Grant, Toni Kukoc, John Paxson, Steve Kerr, Dennis Rodman, Bill Cartwright, Ron Harper, BJ Armstrong, Luc Longley, Will Perdue e Bill Wennington.
Una delle prime "lamentele", se così vogliamo chiamarle, di Pippen, è legata proprio a MJ che ha supervisionato la serie tv e che, secondo Pippen, avrebbe incentrato tutto su di lui e non sui Bulls come squadra.
"Man mano che la serie è andata avanti i riflettori erano sempre e solo sul numero 23. Il secondo episodio, che iniziava con la mia difficile infanzia e cammino verso la NBA, spostava subito dopo il focus su MJ e sulla sua voglia di vincere. Non ero altro che un suo accessorio. Mi ha chiamato “il suo miglior compagno di sempre”, ma non sarebbe potuto essere più accondiscendente di così.
Ogni episodio era uguale a quello di prima: lui sul piedistallo, i compagni alle spalle, più piccoli, meno importanti: il messaggio era esattamente quello di quando ci chiamò una volta il suo “supporting cast”. Abbiamo ricevuto sempre poco credito a prescindere da quanto e cosa vincevamo, ma eravamo gli unici a essere colpevolizzati quando perdevamo. Michael poteva anche finire tirando 6/24 dal campo e perdendo 5 palloni, ma restava sempre l’infallibile Jordan"
Michael voleva dimostrare alla generazione attuale che in quel periodo storico fosse un qualcosa di fuori dall’ordinario e comunque migliore di LeBron James, un giocatore che molti considerano al suo pari, se non superiore. Quindi ha presentato la sua personalissima storia
"Quando seppi di The Last Dance qualche anno fa non stavo nella pelle. Non vedevo l’ora, mi aspettavo filmati e fatti inediti.
Michael però voleva dimostrare alla generazione attuale che in quel periodo storico fosse un qualcosa di fuori dall’ordinario e comunque migliore di LeBron James, un giocatore che molti considerano al suo pari, se non superiore. Quindi ha presentato la sua personalissima storia, non quella di“Last Dance” come coach Jackson chiamò quella stagione, l’ultima del ciclo"
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