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NBA: Nets in crisi e Irving litiga con un giornalista: "Non ho promosso idee anti-semite"

Davide Fumagalli

Aggiornato 30/10/2022 alle 11:46 GMT+1

NBA - Mentre i Brooklyn Nets faticano in questo avvio di stagione (1-5 di record), Kyrie Irving finisce nella bufera e litiga con un giornalista che lo accusa di aver promosso un film tratto da un libro con idee anti-semite. "L'etichetta di anti-semita che mi è stata appiccicata non è giustificata. Non ho fatto male a nessuno", ha detto Irving.

Kyrie Irving litiga con un giornalista dopo Nets-Pacers

Credit Foto Twitter

I Brooklyn Nets hanno iniziato la stagione in modo pessimo, con una sola vittoria in sei gare, e devono anche fare i conti con l'ennesima bufera che ha coinvolto la stella Kyrie Irving fuori dal campo dopo che lui stesso ha condiviso su Twitter un link al film "Hebrews to Negroes: Wake Up Black America", tratto da un libro del 2015 considerato come pieno di argomenti anti-semiti. Interrogato dal giornalista Nick Friedell di ESPN sul perchè "promuovesse" temi di questo tipo sulle proprie piattaforme, Irving non si è sottratto e ha ingaggiato una sorta di duello col cronista.
Io non ho intenzione di rinunciare a nulla in cui credo. Diventerò più forte perché non sono solo. Ho un intero esercito attorno a me
"È su una piattaforma pubblica. Ho fatto qualcosa di illegale? Ho fatto del male a qualcuno? Ho ferito qualcuno? Per caso ho detto che odio un gruppo specifico di persone? Quindi, al di fuori di tutti i giudizi che la gente ha dato su di me per il post, senza parlarne con me, io rispetto quello che Tsai ha detto, ma ha molto a che fare con l'orgoglio di avere origini africane. Ma non solo, anche di vivere da uomo di colore libero qui in America, conoscendo le complessità storiche che sono servite per arrivare a questo punto. Quindi io non ho intenzione di rinunciare a nulla in cui credo. Diventerò più forte perché non sono solo. Ho un intero esercito attorno a me", ha detto Irving, citando anche il proprietario dei Nets Joe Tsai, di origini taiwanesi, che ha condannato ogni discorso d'odio, affiancato anche dalla NBA.
Irving, che nella serata ha scritto su Twitter di essere un "Omnist", ovvero "qualcuno che rispetta tutti i credo e le religioni", e ha respinto fermamente l'etichetta di essere un "antisemita", ha poi risposto in riguardo al post di un video del complottista Alex Jones, recentemente condannato a pagare 1 miliardo di dollari alle famiglie della strage di Sandy Hook del 2012. "Non appoggio la posizione di Alex Jones, la sua narrativa, il caso che ha avuto con Sandy Hook. Nessuno dei bambini o genitori meritavano di rivivere un trauma del genere. Non volevo essere sprezzante delle vite perse in quel tragico evento. Il mio era un post di Alex Jones che scrisse negli anni '90 sulle società segrete occulte dell'America. E quello era vero. Quindi non sono un promoter di Alex Jones o altro. In realtà è esilarante perché tra tutte le cose che ho pubblicato quel giorno, quello è l'unico post che tutti hanno scelto di vedere. E fa capire il modo in cui il nostro mondo va e funziona. Non sono qui per lamentarmene, esisto e basta", la chiosa di Irving.
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Irving e il dito medio ai tifosi di Boston: "Ho risposto agli insulti"

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