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Basket, Serie A: Olimpia Milano, Ettore Messina: "I tifosi sono stupendi, abbiamo creato un legame con la città"

Daniele Fantini

Aggiornato 16/07/2022 alle 13:11 GMT+2

BASKET, SERIE A - Coach Ettore Messina si è raccontato a tutto tondo durante un evento BMW combinato tra Milan e Olimpia Milano per festeggiare il doppio scudetto cittadino vinto nel calcio e nel basket. Il tecnico biancorosso ha parlato della gestione del gruppo, del ruolo dell'allenatore moderno, delle sensazioni nell'essere parte di una piazza storicamente molto esigente e di tanto altro.

Messina: "Pioli ci ha sempre sostenuto. E il Milan in Champions..."

Quali sono le competenze di un allenatore moderno? Come si costruisce e gestisce un gruppo vincente? Coach Ettore Messina ha regalato un trattato sulla professione durante un evento BMW combinato tra Milan e Olimpia Milano per festeggiare il doppio scudetto cittadino nel calcio e nel basket. Il tecnicoo dell'AX Armani Exchange si è confrontato con il suo omologo sulla panchina rossonera, Stefano Pioli (qui il suo intervento).

Essere un gruppo vincente

"La cosa più importante è mettersi d'accordo su quello che vuol dire vincente. Vincere vuol dire essere la miglior versione possibile di se stessi, soprattutto nei momenti di maggior difficoltà. Vicono i campionati quelli che arrivano al meglio nel momento top della stagione".

Milano città difficile per gestire una grande squadra?

"Lo stimolo viene dal passato del club. Tutti i giorni passiamo di fronte alle fotografie dei grandi che hanno segnato la storia dell'Olimpia. Giochiamo in una città in cui ci sono il Milan, l'Inter, la Scala e tantissime altre cose. Dobbiamo essere noi a creare il legame affettivo, costruendo qualcosa di speciale".

Il ruolo dell'allenatore moderno

"Stefano Pioli ha dieci assistenti. Io sono fortunato. Ne ho quattro più due ragazzi che fanno i video-analisti. Quando ho iniziato ne avevo uno e mezzo. È cambiato tutto. Ora l'allenatore coordina una serie di specialisti di alto livello. Deve avere competenze molto ampie per potersi rapportare con tutti e tenerli assieme. L'altro grande cambiamento è la comunicazione. Quando ho iniziato, c'erano i VHS e non c'erano i telefonini. Per preparare una partita diventavo matto. Oggi invece posso mandare tre clip via whatsapp ai giocatori e non fare la riunione. Il mio head-coach ai San Antonio Spurs, Gregg Popovich, era spaventato dalle 'too many appearances', le troppe volte in cui ci si vede con i giocatori. Diceva che coach e giocatori non devono stare troppo tempo assieme".
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La gestione del gruppo

"La cosa fondamentale è la conoscenza reciproca, l'accettarsi in quelle che sono le rispettive abitudini e culture. La figura del coach nel basket è diversa per un serbo, un americano o un africano. Si aspettano comportamenti diversi, una figura più pressante ed esigente o una che è invece deputata a mantenere un'atmosfera positiva. È bello riuscire a far stare tutti insieme. La gente crede che nel concetto di gruppo tutti debbano fare le stesse cose, ma non è così. Una volta, se uno saliva sul pullman con le cuffie si diceva che non faceva gruppo. Ma non è così. Vuole solo ascoltare musica diversa dagli altri. Bisogna anche accettare le differenze, e non imporre l'omologazione. I giocatori non sono scolaretti che fanno tutti le stesse cose".

L'importanza della panchina

"Il basket è diverso dal calcio, perché il cambio non è vissuto come una bocciatura. La differenza è che in campionato siamo costretti a lasciar fuori sempre degli stranieri per turnover. Nei playoff abbiamo scelto di lasciar fuori sempre gli stessi per dare più tranquillità a quelli che giocavano. L'unica cosa che ho potuto fare è aver sempre spiegato le mie decisioni e aver apprezzato il loro 'impegno doloroso', perché si sono sempre allenati al massimo pur sapendo di non giocare. Quando un giocatore resta escluso o gioca poco in una partita, spiego sempre il motivo. Brevemente, ma con sincerità".

Spunti dal calcio e da Stefano Pioli?

"È difficile fare paragoni. Gli allenatori di calcio hanno rose sterminate. Io arrivo a 16 giocatori e faccio fatica. Una cosa che invidio al calcio è il pareggio. Ogni tanto fare un pareggino e andare tutti a casa contenti aiuterebbe...".
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Messina: "Pioli ci ha sempre sostenuto. E il Milan in Champions..."

L'importanza della tecnologia nello sport moderno

"Negli anni ho imparato ad apprezzare l'utilizzo della tecnologia, e ho dei collaboratori molto bravi a riguardo. Ma credo che la pancia sia più importante. La cosa che più mi spaventa è la media. Molti giocatori aggiustano le medie contro le squadre più scarse, o durante la partita. È diverso fare statistiche nel primo o nel quarto periodo, quando la partita è in bilico. Un discorso diverso riguarda invece le statistiche che valutano la cooperazione tra giocatori o l'efficacia in certe zone del campo. I giocatori si aspettano che l'allenatore proponga situazioni che li aiutino a limitare gli avversari o ad aumentare le loro potenzialità".

Il sostegno dei tifosi

"L'esperienza vissuta quest'anno venendo dal covid è stata straordinaria. Fino ai playoff di Eurolega abbiamo avuto restrizioni molto più pesanti di quelle del calcio, ma già in quei momenti abbiamo captato la passione del pubblico. In finale abbiamo fatto tre sold-out al Forum, ma abbiamo avuto un'ottima partecipazione anche nelle gare precedenti. In finale c'è stato un pubblico caldissimo, molto diverso da quello solito, che è talmente esigente da diventare quasi negativo e ansiogeno. Quest'anno, invece, il pubblico ci ha spinto. L'ho sentito bene anche osservando la partita dalla panchina. Tutti i miei collaboratori che erano già a Milano prima che arrivassi io, mi hanno detto che non avevano mai sentito questo clima al Forum. Spero che questo sia un segnale di affetto continuo. La gente ha capito che in questi anni abbiamo cercato di fare le cose in una certa maniera, al di là del risultato".
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Gestire la pressione mediatica e di risultato

"Smetto di leggere i giornali quando inizia la stagione. Mi affido al mio collaboratore, Claudio Limardi. È lui che mi manda le cose più importanti per non restare fuori dal mondo, fa un po' da mediatore. In generale, cerco di relazionarmi con quello che posso controllare, trovare energia nel rapporto con i giocatori che sono mentalmente più deboli, e che vanno in crisi quando sui social vengono giudicati male. Poi un giorno finirò come Cantona (ride, ndr). Il giorno in cui deciderò di smettere e me ne passerà uno vicino, lui pagherà per tutti. Perché avete veramente rotto i cogl..." (ridendo ancora, ndr).
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