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Supercoppa, il capolavoro di coach Luca Banchi: si è già preso la Virtus Bologna in dieci giorni

Daniele Fantini

Aggiornato 25/09/2023 alle 11:57 GMT+2

BASKET, SUPERCOPPA - Dopo la grande estate sulla panchina della Lettonia, portata al quinto posto ai Mondiali da debuttante, Luca Banchi ha aperto la nuova avventura con la Virtus Segafredo Bologna vincendo la Supercoppa di Brescia con soli dieci giorni di preparazione. Alla base c'è il sistema ereditato da Sergio Scariolo mixato con le chiavi della sua filosofia.

Coach Banchi si presenta con la Supercoppa: "Vibrazioni positive"

Dieci giorni. Quanto è bastato a Luca Banchi per vincere il suo primo titolo con la Virtus. Dieci giorni totali, compresa la nomina ufficiale del 15 settembre e l'intero torneo di Brescia. Quindi, a conti fatti, una settimana scarsa effettiva di lavoro in palestra. Una settimana che corona un'estate clamorosa, esplosa con una campagna irripetibile e indimenticabile da Best Coach dei Mondiali con la Lettonia, portata al quinto posto da debuttante nonostante l'assenza di Kristaps Porzingis.
In dieci giorni, Banchi sembra essere già pienamente calato nel sistema Virtus. Ed è grosso il sospetto che la preparazione fosse già di lunga data. Considerando i rumors che lo affiancavano all'ambiente da mesi. E la rinuncia all'offerta del Baskonia. Che però, a differenza della V, non avrebbe accettato una situazione di doppio incarico con permanenza sulla panchina lettone.
In dieci giorni, Banchi ha sorpassato tre delle realtà più importanti del nostro campionato. Ha superato Brescia, arrivata con una preparazione fisica perfetta al torneo di casa, messo chiaramente nel mirino da tempo. Ha superato Milano, tornata a lavorare con Ettore Messina da quasi un mese, ma più danneggiata della Virtus per i ritardi dovuti ai Mondiali (6 giocatori impegnati). E avrebbe superato agilmente anche Tortona, apparsa in difficoltà per chimica e amalgama nonostante il tentativo di alzare la qualità e la profondità generale del roster in vista del debutto assoluto in Europa con la FIBA Champions League.
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Coach Banchi si presenta con la Supercoppa: "Vibrazioni positive"

Le 4 chiavi della filosofia di Luca Banchi

Giocare con aggressività. Giocare in modo semplice. Giocare assieme. Divertirsi. Sono i quattro punti chiave della filosofia di Banchi, trapelati alla vigilia della Supercoppa dalla fotografia di una sua lavagna pre-partita con la Lettonia postata sui social dal coach belga Pascal Meurs. Il primo e il terzo punto meritano un'analisi più approfondità. Perché la conquista della Supercoppa è stata costruita soprattutto nella metacampo difensiva.
Banchi, anche per sua stessa ammissione, ha seguito il filone già tracciato da Sergio Scariolo, ereditando un sistema difensivo di altissima qualità. E facendolo subito suo. D'altronde, la cura degli aspetti nella propria metacampo è sempre stato un must, cominciato dai tempi di Siena (con la lunga trafila come assistant di Simone Pianigiani) e proseguito poi con Milano. Organizzazione, fisicità e collaborazione difensiva sono già un pilastro della sua Virtus. E l'innesto di Bryant Dunston non può che esaltare questo approccio, così come già successo da tempo a Milano con Kyle Hines.
D'altronde, coralità, senso d'insieme e spirito di sacrificio (un aspetto sottolineato in particolare da Marco Belinelli a fine torneo) sono state qualità chiare e ben visibili anche nella Lettonia. Portata a overperformare ai Mondiali proprio grazie alla forza di un insieme costretto a far quadrato su se stesso dopo le perdite di Porzingis e Dairis Bertans. Ma la Lettonia gioca bene, d'insieme, anche in attacco. Anche senza un go-to-guy o leader offensivo con tecnica o personalità superiori. Vedi la parabola fiabesca di Arturs Zagars, presentatosi ai Mondiali come free-agent e finito poi con l'inchiostrare un ricco triennale con il Fenerbahçe a suon di prestazioni sorprendenti.
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Coach Luca Banchi durante la finale di Supercoppa 2023 tra Virtus Segafredo Bologna e Germani Brescia

Credit Foto Getty Images

Una Virtus che gioca bene d'insieme. Anche senza Teodosic

Come la Lettonia, la Virtus ha giocato d'insieme. E divertendosi anche, come emerso chiaramente nel terzo periodo contro Milano e per larghissimi tratti della partita dominata con una quantità abnorme di fiducia contro Brescia. Lo ha fatto dimenticandosi di Milos Teodosic, quel creatore di gioco sopraffino mancante e rimpianto da Scariolo nella conferenza stampa della discordia. Che ha poi portato alla rottura definitiva con il club. Banchi ha rimodulato il sistema offensivo responsabilizzando il vecchio core, cavalcando l'usato sicuro, e re-infondendo fiducia ai giocatori dopo il finale deludente della scorsa stagione, con il ko in Coppa Italia, la mancata qualificazione ai playoff di Eurolega e la sconfitta nella finale-scudetto con Milano.
Le due partite di Brescia hanno ritratto una Virtus completa. Potenzialmente produttiva sul perimetro, dove Daniel Hackett sembra aver trovato una spalla solidissima nella scommessa Jaleen Smith. Dove Marco Belinelli segna ancora canestri da campione nei momenti topici. E dove Isaia Cordinier ha libertà di esprimere talento e atletismo. Ma anche particolarmente ferrea nel front-court. Dove Jordan Mickey appare rivitalizzato nel suo gioco fronte a canestro, e dove Toko Shengelia ha già ereditato le chiavi da Teodosic. Cancellando, con due prestazioni sopraffine, la querelle di mezza estate per la trattativa - poi non andata in porto - con il nuovo Panathinaikos di Ergin Ataman.
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La Virtus asfalta Brescia e vince la Supercoppa: gli highlights

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