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Champions League - Le 5 verità di Milan-Porto 1-1: Ibra poteva servire 10' prima, Bennacer: consacrazione rinviata

Stefano Fonsato

Pubblicato 04/11/2021 alle 09:32 GMT+1

CHAMPIONS LEAGUE - Scarsa autostima "europea" ed eccessiva timidezza frenano i rossoneri nel 1° tempo. La bella risposta della ripresa non fa che acuire i rimpianti: l'assenza da oltre 7 anni dall'Europa che conta, ha azzerato praticamente tutto in tema di approccio a certi match e il solo blasone non è sufficiente. Bennacer: il grande salto è ancora una volta rinviato. Ibra: forse 10' in più...

Zlatan Ibrahimovic, Milan, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Milan-Porto, match della 4a giornata del Gruppo B di Champions League, andato in scena allo stadio "Giuseppe Meazza" si è concluso col punteggio di 1-1 per effetto della rete di Luis Diaz e dell'autogol di Chancel Mbemba propiziato da Pierre Kalulu. Qui di seguito, le 5 verità emerse, a nostro giudizio, dal match di San Siro.
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Pioli al giornalista: "Forse tu avevi la testa al derby, non noi"

1) Troppa timidezza iniziale

Un pari che scaturisce tanti rimpianti. Al di là della classifica del raggruppamento e di quanto il Porto sia effettivamente squadra tignosa da affrontare, i presupposti per fare meglio ci sarebbero stati, eccome. Il secondo tempo gagliardo dei rossoneri è lì a testimoniarlo: è bastato alzare l'asticella del coraggio e dell'autostima per mettere in crisi i lusitani. Quell'autostima quasi scontata in Serie A e invece persa nei precedenti tre impegni di Champions. La testa conta sempre.
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L'urlo di Pierre Kalulu, Milan-Porto, Getty Images

Credit Foto Getty Images

2) Bennacer e i margini di miglioramento

Al termine della partita della Roma, oltre che delle ultime uscite in campionato, si sono usate solo parole al miele per sottolineare la crescita tecnica di Ismaël Bennacer in mediana. Invece, l'erroraccio di inizio partita ha forse testimoniato che la consacrazione vera - per il franco-algerino ex Empoli, deve ancora arrivare. Certo l'entrata di Grujic è apparsa meritevole di fallo, ma da parte del numero 4 rossonero sarebbe comunque servita maggiore attenzione in fase di controllo palla nella propria trequarti campo.

3) Ibra e quei 10, possibili, minuti in più...

Entrato al 76', a Zlatan Ibrahimovic sono serviti pochi istanti per seminare il panico tra le maglie della difesa del Porto. "Va dosato", aveva specificato - in maniera quasi lapalissiana - Stefano Pioli alla vigilia. La sensazione è che, a mandarlo in campo anche solo 10' prima, si sarebbe potuto ottenere qualcosa di "più decisivo" senza ledere alle esigenze fisiche del quarantenne totem rossonero.
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Stefano Pioli, Milan-Porto, Champions League, Getty Images

Credit Foto Getty Images

4) Tutto azzerato, nel tempo. Il blasone non basta

"Il Milan si trasforma non appena sente la musichetta della Champions", oppure "La Coppa Campioni è la competizione in cui i rossoneri si sentono davvero a casa". Frasi ripetute come un mantra fino a poco tempo fa ma che, di fatto, si sono rivelate fini a se stesse. O meglio, avevano un senso pratico quando il Milan disputava la Champions con regolarità. La verità è che, dall'ultima partita disputata nell'Europa che conta (era l'11 marzo 2014), sette anni e mezzo di astinenza su certi palcoscenici, hanno azzerato tutto. Vero, resta il girone di ferro (proprio perché, nel tempo, il Milan è scivolato di fascia in fascia), ma il risultato resta impietoso: 4 partite, 1 pareggio e 3 sconfitte.

5) Calendario Serie A: possibile non si potesse fare di meglio?

Roma, Porto, Inter nel giro di sette giorni. L'avversario europeo non era ancora noto nel giorno del sorteggio del calendario di Serie A, vero. Era ben noto, tuttavia, che in mezzo alla settimana i rossoneri avrebbero dovuto giocare la 4a giornata del girone di Champions, quasi sempre decisiva. Certo, non si può pretendere di sapere chi farà bene e chi no nell'arco di un intero campionato, ma è sicuro al 100% che piazzando la trasferta all'Olimpico e il derby della Madonnina intorno all'impegno internazionale, si impone un tour de force massacrante. Questo vale per il Milan, così come le altre italiane impegnate in Europa, che andrebbero un tantinello più tutelate.
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