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Europa League, Napoli-Barcellona 2-4, 5 verità: Osimhen anima di Spalletti, Barça favorito per la Coppa

Stefano Silvestri

Pubblicato 25/02/2022 alle 08:50 GMT+1

EUROPA LEAGUE - Gli azzurri sono arrivati al match carichissimi dopo il pareggio strappato al Camp Nou, che però non si è rivelato altro che un'illusione. È l'ennesima lezione dei maestri del tiki taka. Ed è l'ennesima annata in cui perdiamo pezzi su pezzi nella competizione.

La frustrazione di Victor Osimhen e dei giocatori del Napoli per il duro 4-2 contro il Barcellona, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Napoli-Barcellona, gara di ritorno dei sedicesimi di finale dell'Europa League 2021/22, si è conclusa sul punteggio di 2-4 per effetto delle reti di Jordi Alba, Frenkie de Jong, Insigne su calcio di rigore, Piqué, Aubameyang e Politano. Match arbitrato dal russo Sergei Karasev. Con questo risultato il Barcellona approda agli ottavi di finale di Europa League, mentre il Napoli viene eliminato. Di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la partita.

1) L'1-1 dell'andata non raccontava la verità

Zielinski nel primo tempo, Ferran Torres nel secondo. Un 1-1, quello di otto giorni fa al Camp Nou, che rappresentava un risultato ottimo per il Napoli. Ma che, semplicemente, non raccontava fino in fondo la verità. Vero, la squadra di Spalletti si era resa protagonista di un bel primo tempo, chiuso in vantaggio grazie al tap-in ravvicinato del polacco. Ma anche in quell'occasione il Barcellona, al netto di un rigore molto contestato, si era dimostrato superiore agli azzurri, specialmente in una ripresa in cui aveva creato più volte i presupposti per completare la rimonta. Una differenza di livelli che, purtroppo per il Napoli, è stata confermata in maniera sonante e netta al Maradona.

2) Dalla Spagna al Barça: l'ennesima lezione dei maestri del tiki taka

Ricordate la semifinale di Nations League tra Italia e Spagna? La nazionale di Mancini si presentò a San Siro spavalda, convinta di poter giocarsela alla pari con quella di Luis Enrique dopo averla eliminata ai rigori all'Europeo. Andò come andò, con la Roja che ci dominò nel palleggio e nel gioco per quasi tutta la partita, complice anche l'espulsione di Bonucci. Al Maradona è andato in scena un copione simile, con il Napoli che ha provato a fare il Barcellona, ovvero a costruire palla a terra in ogni zona del campo, difesa compresa. Non ci è riuscito praticamente mai. Il pressing organizzato del Barça ha avuto agevolmente la meglio, portando a scippi in serie in settori pericolosissimi e a palle gol a pioggia. L'ennesima lezione dei maestri del tiki taka.
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Barcelona's Gabonese midfielder Pierre-Emerick Aubameyang (C) celebrates with teammates after scoring his team's fourth goal during the UEFA Europa League knockout round play-off second leg football match between SSC Napoli and FC Barcelona at the Diego A

Credit Foto Getty Images

3) Barcellona trasformato: l'Europa League ha la sua favorita

A proposito di Barcellona, quella squadra senza un'anima e ancora sconquassata dall'addio di Leo Messi di inizio stagione non si vede più. Questo è tutto un altro Barcellona, un diamante grezzo a cui Xavi sta riuscendo a dare una forma compiuta e apprezzabile. Non al punto di lottare per la Liga, ma potrebbe essere solo questione di tempo. È una squadra di nuovo convinta dei propri mezzi, organizzata, con un gioco da vecchio Barça (quello di Guardiola, per intenderci). Senza dimenticare il pesante, pesantissimo apporto del mercato invernale (Ferran Torres, Traoré, Aubameyang, in pratica il nuovo tridente titolare). L'Europa League, competizione che il Barça non aveva mai disputato con l'attuale denominazione, ha già la sua netta favorita.

4) Osimhen anima del Napoli, ma da solo non può bastare

Ha corso per tre, si è mosso ovunque, si è guadagnato un calcio di rigore, non ha mai mollato. Magari non è stato sempre precisissimo, ma si è tenuto sulle spalle l'intero peso dell'attacco. Che si può rimproverare a Victor Osimhen? Un centravanti fondamentale per il Napoli, l'anima offensiva della squadra di Spalletti. Il problema è che il nigeriano è stato spesso lasciato solo a far la guerra contro tutti e trattato come l'uomo della provvidenza. E da solo nessuno può bastare. Nemmeno lui.
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Victor Osimhen (Napoli-Barcellona)

Credit Foto Getty Images

5) Europa League, il solito tabù tricolore

Ancora una volta, come ogni anno o quasi, ci ritroviamo a fare la conta di chi è rimasto in corsa. Lazio eliminata, Napoli eliminato, resta solo l'Atalanta a tenere alta la bandiera italiana in Europa League. Una competizione che da più di 20 anni, dal trionfo moscovita del Parma sul Marsiglia, quando la competizione peraltro ancora si chiamava Coppa UEFA, ci riserva solo e soltanto delusioni. Per motivazioni varie, dalla ben nota tendenza dei club italiani a snobbare il torneo a un livello qualitativo non all'altezza delle più grandi d'Europa. E ora non ci resta che aggrapparci alla Dea.
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