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Mondiali 2022 - I 5 motivi del fallimento del Belgio: da Martinez allo spogliatoio ingombrante

Simone Eterno

Pubblicato 02/12/2022 alle 08:24 GMT+1

MONDIALI 2022 - C'è molto di più nel fallimento del Belgio che i 3 gol mancati da Lukaku nel finale della partita. Una generazione d'oro bruciata da un mix di fattori. Da un commissario tecnico - finalmente dimissionario - evidentemente non all'altezza fino alle colpe di uno spogliatoio con tante personalità ingombranti. E poi una squadra non più giovane e poco coesa.

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Atteso da più di 10 anni come Next-Big-Thing del calcio mondiale, a lungo al top del ranking FIFA per i risultati ottenuti sul campo, quando contava il Belgio della ‘generazione d’oro’ si è invece quasi sempre sciolto come neve al sole. A eccezione forse del risultato in Russia, il Belgio ‘dei fenomeni’ non è mai riuscito a portarsi a casa un singolo trofeo né a livello di Europa continentale né tantomeno, ovviamente, a livello mondiale. C’è qualcosa di più, insomma, che dar la caccia a Romelu Lukaku (suo malgrado comunque protagonista in negativo della disfatta dei Red Devils). Dalle personalità allo spogliatoio passando alle guide tecniche di Wilmots prima e Roberto Martinez poi. I 5 motivi dietro l’ennesimo fallimento del Belgio a Qatar 2022.

1. Le guide tecniche

Non in molti sanno che Roberto Martinez non è solo il selezionatore della Federcalcio belga, ma è anche il direttore tecnico. Ha avuto un ruolo importante nella costruzione vera a propria del centro federale del Belgio, anche a livello puramente fisico inteso come di presenza costante nello sviluppo di una strutta piuttosto giovane. Il Belgio si è affidato a lui dopo Wilmots dandone pieni poteri per sviluppare una filosofia di gioco. Filosofia che nei grandi tornei però non è in sostanza mai venuta fuori. Almeno se analizziamo la qualità potenziale complessiva di questa squadra. E’ vero che in Russia il Belgio riuscì ad ottenere un terzo posto, il miglior risultato nella loro storia ai Mondiali. Eppure in tanti credevano che questa squadra – per qualità dei singoli – potesse andare un po’ più in là. Così non è stato e al di là di tutto, in questo Mondiale, si è vista proprio una squadra spaccata. La domanda senza risposta resterà per sempre: cosa sarebbe potuto essere di questa generazione con un allenatore semplicemente “più forte”? Non lo sapremo mai. Nel mentre Martinez, da ruolo di ct., si è dimesso dopo il fallimento in Qatar.

2. Lo spogliatoio spaccato

Tra gli altri demeriti di Martinez, almeno in questo Mondiale, c’è stato quello di non aver apparentemente costruito un gran gruppo. Sono uscite troppe notizie dallo spogliatoio del Belgio; indicatore mai positivo sulla coesione dell’ambiente. Litigi, presunte risse sedate, rapporti testi tra personalità ingombranti. Il Belgio non è mai stato squadra ed è apparso piuttosto evidente in Qatar. Da De Bruyne a Vertonghen e Courtois, da Hazard alle varie fazioni. Senza coesione vera il talento da solo non è mai sufficiente. Mai. Una grande squadra non la fa solo il talento. Casomai è vero il contrario: si può fare una grande squadra anche senza troppo talento. Il Belgio è solo l’ultimo esempio di questa realtà.

3. Una squadra ormai vecchia

Forse non era più il Mondiale dove avrebbero potuto vincente, casomai l’ultimo canto di una generazione che era attesa soprattutto nel 2014 e il 2018. Basti guardare le età dei principali protagonisti. Vertonghen e Mertens, anni 35; Witsel e Alderweireld, anni 33; Hazard, De Bruyne, Meunier, anni 31. Non era più un Belgio di ragazzini e si è visto. E’ mancato un ricambio generazionale che unito ai problemi evidentemente delle personalità dentro lo spogliatoio non ha creato appunto quel “giusto mix” tra veterani e nuove leve che dovrebbe avere una squadra con grandi ambizioni di gloria. Il fallimento del Belgio è anche questo.
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Kevin De Bruyne a terra al Mondiale in Qatar 2022: il Belgio è la principale delusione del torneo

Credit Foto Eurosport

4. Lo stato di forma

Al di là di tutte le questioni extra calcistiche, se così possiamo definirle, in campo si è vista poi una squadra scollata. Il Belgio ha fatto un gol in quasi 300 minuti passati in campo, tempi di recupero compresi. Un gol proveniente per altro su lancio lungo piuttosto casuale, nella fortunatissima vittoria contro il Canada (a cui l’arbitro si è dimenticato di fischiare 2 rigori nitidi). Un Belgio poco brillante negli uomini chiave – da De Bruyne al mezzo infortunato Lukaku, ma non solo – e con le idee poco chiare dal punto di vista calcistico. Uno stato di forma insomma veramente terribile su tutta la linea.
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Mertens deluso dopo la sconfitta in Belgio-Marocco - Mondiali 2022

Credit Foto Getty Images

5. La peggior prestazione di un singolo nel momento decisivo

Si vince in 11 e si perde in 11, si dice sempre. Ed è vero. Anzi, è verissimo. Però la prestazione peggiore della carriera di Romelu Lukaku nella partita decisiva ha sicuramente inciso. A memoria è difficile ricordare 3 palle gol così clamorose in una partita decisiva di un mondiale e 3 opportunità così ghiotte alla fine mancate. Perché se è vero tutto quello che abbiamo scritto prima, altrettanto lo è che se Lukaku fosse riuscito a trasformare in gol anche solo una di quelle chance, questo articolo non sarebbe mai stato pubblicato. Crudele, certo. Ma il calcio al di là di tutto è anche episodico. E qui, purtroppo per Lukaku, gli episodi sono stati clamorosi.
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