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Marcus Rashford, la battaglia non dimenticata per i bambini senza pasti

Simone Eterno

Aggiornato 23/10/2020 alle 18:23 GMT+2

Marcus Rashford è cresciuto in una famiglia con grandi difficoltà economiche. Oggi stella del Manchester United, l'attaccante dei Red Devils non ha dimenticato il passato. Lo scorso giugno aveva "obbligato" il Parlamento a un dietrofront sui tagli agli aiuti ai bambini, oggi la sua battaglia continua: dopo un no del Parlamento, Rashford si è di fatto sostituito allo Stato....

Marcus Rashford

Credit Foto Getty Images

Questa storia potrebbe non esservi nuova. In fondo era solo lo scorso aprile quando in pieno lockdown, l’impegno politico e sociale di Marcus Rashford, aveva fatto il giro del mondo. Il 22enne attaccante del Manchester United si era reso protagonista di una battaglia che si era immediatamente attestata come qualcosa in più di un semplice messaggino lanciato sui social.
In sintesi, Marcus Rashford si era fatto portavoce di una battaglia sociale: garantire un pasto ai bambini delle famiglie in difficoltà economica. Durante i giorni difficili del primo lockdown infatti, per far fronte alla crisi economica, il governo britannico aveva deciso di tagliare i pasti scolastici gratuiti per i bambini. Una misura legata alla chiusura delle scuole e basata su un semplice ragionamento: se tanto le scuole sono chiuse, non avranno più bisogno di questo aiuto. Ragionamento decisamente di poco senso per Rashford, che da quella situazione – una famiglia bisognosa e un pasto non sempre garantito sulla tavola – ci era passato eccome in infanzia.
E così le presa di posizione in prima persona: il lancio di una raccolta fondi insieme all’associazione umanitaria Fareshare, ma soprattutto un impegno in prima persona che lo aveva spinto a scrivere al Parlamento e al Premier Boris Johnson. L’impegno di Rashford aveva colto nel segno: la richiesta di ristabilire i pasti gratuiti, spinta anche da una bella dose di appoggio mediatico all'intera questione, aveva ‘obbligato’ il governo inglese a fare marcia indietro e ristabilire i cosiddetti ‘voucher’. Ma questa è solo la prima parte della storia.
Mentre mercoledì sera Marcus Rashford contribuiva infatti in maniera decisiva alla vittoria del Manchester United sui vice-campioni d’Europa del Paris Saint Germain nella prima uscita della nuova stagione di Champions League, il governo britannico respingeva la proposta di Rashford arrivata sul tavolo del parlamento proprio lo scorso giugno (grazie all'appoggio dei laburisti): ovvero una mozione per fornire a 1,4 milioni di bambini svantaggiati in Inghilterra buoni alimentari da 15 sterline a settimana durante le vacanze fino a Pasqua 2021. Una decisione su cui Rashford aveva detto la sua proprio al termine della partita, con un lungo post sui social che di fatto rilanciava alla seconda parte di questa storia.
"Non avrò l'istruzione di un politico – e molti su Twitter sono stati abbastanza chiari a riguardo – ma ho un’educazione sociale frutto dell’esperienza: io sono passato attraverso queste cose e ho passato tanto tempo con i bambini e le famiglie che devono affrontare questa situazione. E anche questi bambini contanto".
E così è iniziata la seconda parte della battaglia di Rashford, che di fatto affidandosi alle generosità dei singoli si è voluto appellare direttamente alla popolazione, non avendo trovato questa volta l’aiuto della politica. In vista delle vacanze di half-term della prossima settimana, dunque scuole chiuse e bambini di famiglie bisognose che potrebbero nuovamente trovarsi senza pasti, il profilo Twitter di Rashford è di fatto diventato una bacheca che raccoglie le indicazioni di ogni ristorante o associazione di volontariato, sparse per tutta l’Inghilterra, che offrirà a questi bambini un pasto: di fatto, per chiunque ne avesse bisogno, il nome e l’indirizzo di dove recarsi durante il periodo delle scuole chiuse.
Una pronta risposta collettiva di cui Rashford ha ringraziato immeditamente tutti coloro che hanno deciso di aderire; e che lascia uno spunto di riflessione davvero non banale.
Nella superficialità di questa epoca di iper-esposizione sociale infatti, dove è diventato complicato distinguere un appello posto col cuore alla mera superficialità delle apparenze, o peggio ancora al conformismo del politicamente corretto spesso cavalcato più per moda od obbligo che per reali interessi, la storia di Marcus Rashford e del suo reale impegno in prima persona per una questione oggi lontana nella sua vita, ma evidentemente non dimenticata, è davvero termometro di una grande persona. E una bella ventata d’aria fresca per tutti quanti gli altri.
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