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Disastro Italia contro la Macedonia del Nord, senza un Mondiale per 12 anni: chi ha più colpe?

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Aggiornato 25/03/2022 alle 00:37 GMT+1

QUALIFICAZIONI MONDIALI - La sconfitta per 1-0 nello spareggio contro la Macedonia del Nord condanna l'Italia di Roberto Mancini all'eslcusione dal Mondiale in Qatar 2022. Al Renzo Barbera di Palermo gli Azzurri firmano la pagina più buia della storia del calcio italiano. Di chi sono le colpe? Giocatori, allenatori, ambiente o dirigenti?

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Un tonfo nel buio. Un'altra volta. Il verdetto di un Renzo Barbera stregato parla chiaro: l'Italia ha perso 1-0 contro la Macedonia del Nord e salterà la seconda edizione consecutiva dei Mondiali. A condannarci il gol di Aleksandar Trajkovski al 93' di una partita senza senso, impossibile da spiegare. E' dunque difficile puntare il dito contro qualcuno in particolare. Si tratta di un tracollo collettivo, e non possiamo far altro che quantificare le colpe sui responsabili (tutti, dai vertici ai giocatori). A tal proposito, noi vi presentiamo una lista. Chi ha più responsabilità? A voi lettori la scelta.
Disastro Italia: chi ha più colpe?

I giocatori

L'entusiasmo della corrida europea aveva colmato alcune lacune evidenti nella rosa azzurra: una squadra completamente alienata sottoporta e priva di qualità per scardinare l'umile forziere macedone. Una rosa composta da elementi che faticano a imporsi come saldi titolari nei rispettivi club, e che si sono presentati al Barbera coi fari spenti. Barella ha esaurito la benzina da due mesi ormai, Donnarumma sta vivendo uno psicodramma, Jorginho sta raccogliendo le scorie di un girone horror, Immobile e Berardi pallidissimi come al solito, Insigne non vede l'ora di volare il più lontano possibile. Capolinea improvviso, al netto delle pesanti assenze di questa sera.
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Domenico Berardi (Italia)

Credit Foto Getty Images

L'allenatore

Dietro a un gruppo demotivato e privo di risposte adeguate c'è un allenatore che tali risposte avrebbe dovuto impartirle ai suoi giocatori: Roberto Mancini ha fallito, e questo verdetto intacca persino la portata storica della vittoria dell'Europeo. Incredibile. Non solo errori sul piano spirituale, ma anche di gestione del gruppo e delle convocazioni. Se nella debacle del 2017 contro la Svezia l'assenza rumorosa era quella di Insigne, oggi non si spiega la presenza di Zaniolo sugli spalti.
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Roberto Mancini

Credit Foto Getty Images

La Serie A

Mancano risorse. L'Italia di Mancini non ha più carte da giocarsi, e questo è riconducibile a un campionato che drena i suoi pochi pupilli e falcia la crescita dei suoi migliori prospetti. Un campionato che non prepara e non allena, stagnante. Il divario tecnico e di ritmo lo si ravvisa soprattutto sui palcoscenici della Champions League, dove i club italiani non riescono a tenere la ruota. Ma un altro buon esempio è quello di questa sera, in cui l'Italia non è riuscita a sostenere un ritmo dignitoso e a concretizzare indipendentemente dai tatticismi.
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Roberto Mancini insieme a Gabriele Gravina, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Il sistema e i dirigenti

Tra polemiche intestine, campionati impoveriti e virtuali, il sistema calcio italiano è una polveriera. E nel mezzo di questa corrente anarchica, sono i club a dettare le regole: la Nazionale non è in grado di imporre paletti minimi come un tetto necessario per i giocatori italiani in ogni club, non è in grado di risolvere il nodo delle soste. "La Nazionale è vista come un fastidio. I club tutelano il loro patrimonio, i loro interessi: noi non possiamo imporre delle regole, possiamo chiedere. Questo è l'aspetto di confronto e dialogo. Deve invece far riflettere una progettualità monca, ci sono pochissimi selezionabili. Qualcosa deve essere rivisto e su questo abbiamo noi la responsabilità, dobbiamo aprire un confronto molto più incisivo coi club. Manca una capacità da parte dei primi fornitori del materiale umano, abbiamo il 30% di italiani che giocano nelle Primavere e dei limiti oggettivi", lamenta Gabriele Gravina.
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