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Svizzera-Italia: Nazionale, al di là del poco "rigore", mai dimenticare i centimetri di Arnautovic

Roberto Beccantini

Aggiornato 06/09/2021 alle 12:59 GMT+2

QUALIFICAZIONI MONDIALI - Non si perde da 36 partite (record mondiale), ma non si vince da 4. Si complica, leggermente, la marcia verso il Mondiale: non ancora, comunque, da allarme rosso. Bisogna essere più forti degli episodi. È un momento in cui non ci riusciamo. E magari il destino, che fu prodigo, esige piccoli risarcimenti.

Focus Svizzera-Italia

Credit Foto Eurosport

E se il problema fosse nel titolo? Nel titolo, intendo, di campioni d’Europa. Ecco: non vorrei che dall’11 luglio in poi si pesasse tutto sul lordo della corona, trascurando il netto dei valori. Che Roberto Mancini ha indubbiamente migliorato, non fino al punto, però, da renderli indipendenti dagli episodi, dal periodo (settembre, mese che ci sorride di rado), dai limiti.
Non si perde da 36 partite (record mondiale), ma non si vince da 4. Tre 1-1 con Spagna, Inghilterra e Bulgaria, lo 0-0 di Basilea. Rigori a parte per modo di dire. Jorginho, che lo aveva già sbagliato a Wembley, con gli inglesi, l’ha letteralmente "passato" a Yann Sommer, l’hombre de la noche, sì, ma non per questo: se mai, per aver crivellato Domenico Berardi in una sfida da western, sceriffo contro bandito, e per aver disarmato Lorenzo Insigne.
Si complica, leggermente, la marcia verso il Mondiale: non ancora, comunque, da allarme rosso. Le fasce, presidiate in massa, hanno costretto Giovanni Di Lorenzo ed Emerson Palmieri a tortuose arrampicate. Sono mancati Leonardo Bonucci nelle rifiniture, Jorginho in mezzo (ebbene sì, capita) e davanti Insigne, Ciro Immobile - che spesso, in nazionale, sembra il gregario del leader laziale - Berardi. Il ct lo aveva preferito a Federico Chiesa pensando, immagino, alla notte romana del 3-0. A metà campo, ho apprezzato i filtranti di Manuel Locatelli (che non avrei tolto). Dalla panchina, Chiesa e Nicolò Zaniolo compresi, non sono giunte le munizioni auspicate. Occhio al romanista: era all’ennesimo debutto post infortunio, ci farà comodo.
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Roberto Mancini dà indicazioni a Nicolò Zaniolo durante Svizzera-Italia - Qualificazioni Mondiali 2022

Credit Foto Getty Images

Traslocata da Vladimir Petkovic a Hakan Yakin, la Svizzera si è guadagnata la pagnotta con il sistema che, proprio nel suo ventre, covò un maestro austriaco, Karl Rappan: difesa serrata e contropiede. Tutti guerrieri, dietro Sommer: Manuel Akanji, Denis Zakaria, Nico Elvedi. Tutti, tranne Ricardo Rodriguez, sicario del penalty. Le mancavano fior di titolari: Granit Xhaka, Xherdan Shaqiri, Breel Embolo, Remo Freuler. Un’aggravante, per noi.
Ritmi alti, buon primo tempo, secondo in calando, pressing non sempre calibrato, falso nueve di scarso aiuto e, a tratti, reparti così lunghi da esaltare la garra di Giorgio Chiellini e stuzzicare la curiostà degli avversari. Di Gigio Donnarumma, in due gare, non ricordo che una parata: su Zakaria. Il rigore avrebbe probabilmente cambiato tonnellate di aggettivi. È la storia millenaria del calcio. "Cattiveria" riassume il termine più gettonato. Si doveva essete più "cattivi", specialmente sotto porta e nei recuperi. Non lo escludo.
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Sommer para un rigore a Jorginho in Svizzera-Italia - Qualificazioni Mondiali 2022

Credit Foto Getty Images

Mi volto indietro e, dall’archivio della memoria, affiorano i centimetri del fuorigioco di Marko Arnautovic nell’ottavo con l’Austria e il miracolo di Leonardo Spinazzola su Romelu Lukaku nel quarto con il Belgio. Bisogna essere più forti degli episodi. È un momento in cui non ci riusciamo. E magari il destino, che fu prodigo, esige piccoli risarcimenti. Con la Lituania, mercoledì a Reggio Emilia, lancerei Giacomo Raspadori e Lorenzo Pellegrini. In 41 partite della gestione Mancini non abbiamo segnato solo in quattro occasioni: con il Portogallo (0-1, 0-0), in Polonia (0-0), ieri sera. Non ne farei un dramma.
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini.
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