Il Brasile stravince

Ecco… quando gioca così è il vero Brasile. Ed è in grado di convincere chiunque. Al cospetto di un Venezuela galvanizzato dal fatto di aver vinto a giugno (in amichevole) la prima partita della sua storia contro il Brasile e convinto di trovarsi di fronte una squadra in difficoltà tecnica e caratteriale dopo il pareggio interno contro la Bolivia, la squadra di Dunga si è improvvisamente ritrovata disputando forse una delle migliori partite in assoluto degli ultimi anni.

Sicuramente la migliore tra quelle gestite da Dunga, superiore anche a quella vinta in trasferta contro il Cile e non solo per una questione puramente numerica ma perché contro il Venezuela nessuna marcatura, nessuna azione, ha dato quella sensazione di casualità che a Santiago di tanto in tanto era affiorata.

L'avvio del Brasile è energia allo stato puro: prima Kakà scaraventa nel sette al termine di un'azione personale un mezzo contropiede guardato con eccessiva sufficienza dalla difesa venezuelana; poi Robinho spara a bersaglio un tiro violentissimo dai 30 metri; quindi è Adriano, che conferma una crescita di condizione e di senso di responsabilità anche con la maglia verde oro, che appoggia in rete una bella azione in velocità impostata da Robinho e finalizzata da Kaka.

Là davanti quei tre possono fare quello che vogliono, e contro i vinotintos lo fanno. Il Venezuela nei primi 17 minuti dimentica la festa nazionale di giugno dopo la storica vittoria di Boston e rimedia una severa lezione di calcio offensivo e totale.

La reazione dei padroni di casa se non altro è encomiabile per il suo atteggiamento: Guerra si arroga il compito di fare da punta e impegna in un paio di occasioni la difesa verde oro con Julio Cesar che si dimostra molto attento in un paio di occasioni nel primo tempo e addirittura strepitoso in avvio di ripresa quando salva per ben tre volte il risultato su una serie di conclusioni precise di Maldonado.

Il 3-0 del Brasile non spegne la partita: anzi, la seleçao a più riprese va vicino al quarto gol, con Adriano, con Kaka, ma soprattutto con Robinho. Il Brasile si diverte: il pubblico del Pueblo Nuevo un po' meno. Ma indeciso se prendersela con l'inconsistenza dei suoi o se esaltare le qualità degli avversari propende per la seconda ipotesi sottolineando con lunghi applausi le azioni brasiliane. Quando Robinho accomoda il pallone lanciatogli da Juan con uno stop calamitato per depositarlo alle spalle di Vega e siglare il quarto gol gli applausi diventano scroscianti; e in pochi minuti gli applausi scroscianti diventano ovazione quando Kaka, protagonista di una bellissima gara, lascia il campo.

C'è spazio ancora per un paio di altre belle parate di Julio Cesar, per l'ingresso in campo di Mancini che alza la quota di giocatori italiani, e in particolare interisti (addirittura quattro!) in campo nel Brasile e soprattutto per le magie di Robinho che pago della doppietta offre indistintamente palle gol a ripetizione a tutti i compagni.

Al Brasile privo di Diego, Ronaldinho, Luis Fabiano, e con Pato che non viene destinato neppure alla panchina, Dunga aveva chiesto una &lsquoprova di fedeltà': più che verso di lui, molti con il CT (anche Kaka) ci avevano anche discusso, nei confronti della maglia. La prova c'è stata e con una squadra che gioca con questa autorevolezza tutto sembra più semplice.

Certo l'avversario si è confermato poca cosa: ma la Colombia già mercoledì prossimo, offrirà un altro test a questo Brasile costantemente alla ricerca di conferme e di esami a superare a pieni voti. Questo esame venezuelano vede la seleçao promossa. Con lode.