Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Roberto Baggio: "L'infortunio al ginocchio fu terribile. Piangevo tutto il giorno per il dolore"

Daniele Fantini

Pubblicato 02/12/2023 alle 20:27 GMT+1

CALCIO - In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Roberto Baggio ricorda il terribile epilogo della finale dei Mondiali del 1994 tra Italia e Brasile, precisando però come il momento più duro della sua carriera sia stato un altro: il risveglio dopo il gravissimo infortunio al ginocchio sofferto nel 1985 che lo costrinse a un anno di stop, gettandolo in una profonda crisi personale.

Ancelotti: "Bellingham incanta il mondo. È un dono per il calcio"

La partita che Roberto Baggio vorrebbe rigiocare? Facile. La finale dei Mondiali del 1994 tra Italia e Brasile, terminata con quel suo errore fatale dal dischetto che costò la sconfitta alla nazionale azzurra. Ma, per quanto quel rigore sbagliato sia rimasto nell'immaginario collettivo negativo dell'intero popolo calcistico italiano, il momento più difficile della carriera dell'ex-fantasista è stato un altro. Risalente alle prime esperienze in Serie A con il Vicenza. Quando un grave infortunio al ginocchio destro (crociato e menisco) lo costrinse a un anno di stop facendolo crollare in una profonda crisi personale e spirituale.
"Il momento più brutto è stato il devastante infortunio subito nel 1985 con il Vicenza - ha raccontato Baggio parlando al Corriere della Sera -. Era come se mi fosse scoppiato un ginocchio. Un dolore impensabile, mi ha segnato per la vita e non mi ha mai lasciato. Quando mi sono svegliato dall’anestesia e ho visto come era ridotta la gamba mi sono sentito svenire. Mi hanno tolto il muscolo vasto mediale, quello che sostiene ginocchio e gamba, ed era come se mi avessero tagliato i muscoli e ridotto la gamba. Il mio braccio era più grande della mia gamba. Avevano fatto un buco nella tibia, con il trapano, allora unico modo in cui si poteva attraversare il muscolo. Per fissarlo nella parte esterna mi misero 220 punti di sutura con le graffette di ferro. Io non potevo prendere gli antinfiammatori perché ero allergico. Se dormivo non sentivo dolore, ma da sveglio era una tortura, avevo dentro qualcosa di incandescente. Piangevo tutto il giorno, non mangiavo. Ho perso dodici chili. Quando mi svegliai e vidi la mia gamba in quello stato dissi a mia madre che, se mi voleva bene, doveva ammazzarmi".
picture

Roberto Baggio - Vicenza - Serie A 1983/1984 -

Credit Foto Imago

Il declino dei numeri 10: "Le partite oggi sono decise dalla tattica, non dall'estro"

Baggio è stato uno dei ritratti più magnifici dei fantasisti, dei numeri 10. Un ruolo, e una dicitura, passati ormai fuori moda, come ricordato anche da Francesco Totti in una recente intervista.
"Difficile essere il numero 10? Si, lo è sempre stato. Era già complicato ai miei tempi. Eravamo sempre discussi. Zola, ad esempio, per giocare è andato a Londra. Ora ce ne sono di meno, sono un genere in via di estinzione. Bisognerebbe stare dentro il mondo del calcio di oggi per capire le ragioni di questa eclissi della fantasia. Io non ci sono. So solo che per me quel numero corrispondeva al desiderio di fare le giocate, di inventare, di sentirsi liberi".
"Quando giocavo in nazionale sono uscito dal Mondiale e non mi hanno più convocato. Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato. Tutto era finito in mano alla tattica. Le partite non le vincevano più i giocatori, le vincevano gli allenatori".
picture

Ancelotti: "Bellingham incanta il mondo. È un dono per il calcio"

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità