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Roberto Baggio: "Vergognosa la mia mancata convocazione ai Mondiali 2002. Avrei voluto giocare nel Boca Juniors"

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Pubblicato 14/06/2023 alle 18:14 GMT+2

CALCIO - Intervistato da Esquire Italia, l'ex Divin Codino torna sulla dolorosa assenza ai Mondiali di Giappone e Corea: "Come me la spiego? Non lo so, io penso solo che sarei dovuto andare anche con una gamba sola, per quello che avevo rappresentato. Avevo fatto tre Mondiali in un certo modo, quello sarebbe stato il quarto, la storia doveva finire così. È stato un tradimento".

Roberto Baggio a testa bassa dopo il rigore sbagliato durante Brasile-Italia, finale dei Mondiali di Usa '94

Credit Foto Getty Images

"La mancata convocazione ai Mondiali 2002? Quella fu una cosa vergognosa che per mille motivi difficilmente passerà. Come me la spiego? Non lo so, io penso solo che sarei dovuto andare anche con una gamba sola, per quello che avevo rappresentato. Avevo fatto tre Mondiali in un certo modo, quello sarebbe stato il quarto, la storia doveva finire così. È stato un tradimento che non, non... Ma poi tutto il Giappone avrebbe fatto il tifo per noi!". Intervistato da Esquire Italia, Roberto Baggio torna a parlare di quella clamorosa decisione, che divise l'opinione pubblica, dell'allora commissario tecnico della Nazionale italiana Giovanni Trapattoni: "Tornai dall'infortunio per le ultime tre partite in condizioni incredibili - aggiunge Baggio -. Ricordo i test che feci a Bologna, e infatti in 3 partite segnai 3 gol, in generale in quel campionato 11 gol in 11 partite. Ma soprattutto mancava più di un mese all'inizio del Mondiale, potevano portarmi in ritiro e dopo valutare le condizioni. Invece, va beh...".

"A Usa' 94 giocai male"

"Al di là dei gol giocai male. Per dirti: a Italia '90 ero molto più dentro il gioco. Dell'America mi resta un ricordo di sofferenza. Io ero il Pallone d'Oro in carica e c'erano delle aspettative pazzesche, come su di me anche sulla squadra da cui ci si aspettava un gioco spettacolare. Arriviamo lì e si aggiunge la passione degli italoamericani, proprio per le strade. Bellissimo, ma anche una responsabilità pazzesca. Poi arriva il caldo, insopportabile, e perdiamo con l'Irlanda. La maglia azzurra poi per me ha sempre avuto un peso particolare, era come giocare portandosi una casa sulla schiena".
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Roberto Baggio in occasione della premiazione dell'edizione 2023 dei Mondiali Under 20

Credit Foto Getty Images

"Mi sarebbe piaciuto giocare nel Boca Juniors"

"È un'esperienza che avrei tanto voluto fare. Gli italiani d'Argentina, gli xeneises. Poi lì è pazzesco, io presi un appezzamento di terra in Argentina nel '94, le prime volte che ci andavo non conoscevo molto il calcio locale. Una volta ero lì e in televisione davano una partita, a un certo punto inquadrano i tifosi della squadra che sta vincendo 3-0, una bolgia pazzesca, bellissimo. Lo dico ai miei commensali e loro mi rispondono: 'Ma no Roberto, loro sono quelli che stanno perdendo 3-0'. Capito?".

"A 18 anni avevo pensato di smettere"

"Se ho mai pensato di smettere? Sì a 18 anni, a Firenze, dopo l'intervento. Mi dicevano 'forza, ancora 15 giorni e torni con la squadra', passavano 15 giorni e mi dicevano 'dai, ancora due settimane'. Ogni volta decidevo di smettere ma per una notte, il mattino dopo mi svegliavo e tornavo a fare gli esercizi. Così sono passati quasi due anni. Io non voglio fare la vittima, non me ne frega niente, ma ho sofferto sempre per giocare, tutta la carriera, e ho sempre convissuto col fatto che non sapevo quanto sarei durato. Avevo questo problema che mi tormentava quotidianamente e dovevo cercare di proteggere il ginocchio facendo del lavoro in più rispetto a quello che facevo con la squadra, magari 5 o 600 esercizi su una gamba sola perché mi avevano tolto una parte di muscolo, minimo due volte la settimana, sono tanti. Una volta un medico mi spiegò che dovevo pensare al mio ginocchio come a una camera d’aria che dovevo gonfiare continuamente con gli esercizi, perché era una camera d'aria bucata e il buco non si poteva riparare".

"Il gol che ricordo più degli altri, oltre a quelli più famosi"

"Lo segnai in Coppa Italia con la Fiorentina, a Licata, saltando due volte il portiere e un paio di avversari, tutto in pochissimo spazio, al limite dell’area piccola. Segno e mi vengono ad abbracciare i compagni, ma tutto lo stadio applaude. Torniamo a metà campo e continuano ad applaudire, tutti i tifosi, il sindaco, una cosa pazzesca. Hanno applaudito forse un minuto e mezzo senza fermarsi, io quasi non capivo".
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