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"Tutto il calcio minuto per minuto" fa 60 anni: da Ciotti a Cucchi, le voci storiche della radio

Stefano Dolci

Pubblicato 10/01/2020 alle 11:15 GMT+1

In occasione del compleanno del mitico programma radiofonico della Rai, vi riproponiamo questo articolo: un modo nostalgico per ricordare alcuni cronisti gentiluomini, mai faziosi a cui non serviva sbraitare o usare troppi superlativi per farsi apprezzare dagli ascoltatori di ogni fede e colore.

"Tutto il calcio minuto per minuto"

Credit Foto Eurosport

C’era una volta un’epoca in cui le parole anticipo e posticipo non erano in alcun modo abbinate al campionato di calcio, lo spezzatino era solamente un piatto che le massaie mettevano in tavola e le partite si giocavano tutte ogni domenica pomeriggio allo stesso orario. Le pay tv con la loro offerta esclusiva in HD e le telecamere fin dentro gli spogliatoi erano una pura utopia e l’unico modo per seguire le partita ora o quello di recarsi allo stadio o sintonizzarsi in radio e farsela raccontare dalla voce rassicurante dei radiocronisti di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Scegliere quest’ultima opzione significava dare spazio all’immaginazione, alla fantasia e farsi trasportare dal vortice di pathos ed emozioni che il radiocronista sapeva offrire. Oggi che grazie alle offerte televisive e alla rete siamo bombardati da immagini e possiamo permetterci il lusso di vedere in tv, sul computer o persino sugli smart phone tutte le partite di calcio che vogliamo: la radiocronaca è diventata demodé… Però capita ancora che possa emozionare e regalare brividi veri e sinceri. Cronisti gentiluomini, mai faziosi a cui non serviva sbraitare o usare troppi superlativi per farsi apprezzare dagli ascoltatori di ogni fede e colore.

Bruno Pizzul

Telecronista della Nazionale dal 1986 al 2002, vanta oltre 33 anni di telecronache in Rai dove è rimasto fino al raggiungimento della pensione. Ancora oggi, a distanza di anni, qualche nostalgico lo rimpiange per il suo stile asciutto, semplice, coinvolgente e non frenetico così difficile da trovare nel mare magnum di cronache odierne. Nato nel 1938 a Udine, dopo una carriera da centromediano che lo vide vestire le maglie di Catania, Ischia, Udinese e Cremonese vede troncarsi la carriera da calciatore a 31 anni. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, nel 1970 vince un concorso per radiocronisti in Rai e inizia la sua avventura commentando la prima partita (Juventus-Bologna) a partire dal 16’ a causa di un ritardo. Ancora oggi opinionista in radio, la sua ultima telecronaca risale all’agosto del 2012 per la gara di Europa League Hajduk Spalato-Inter.

Ugo Russo

La testimonianza ci arriva dal clamoroso e giusto eco che ha avuto lo scorso fine settimana l’ultima radiocronaca di Ugo Russo, 64enne storica voce romana di Tutto il Calcio che durante la sua ultima partita da radiocronista all’Armando Picchi di Livorno (dove ha raccontato il successo per 6-0 dei toscani sul Trapani) è scoppiato in lacrime poco prima di congedarsi dal suo pubblico e ringraziare i suoi colleghi dopo 42 anni di onorata carriera. Un addio dolce da parte di un professionista, che ama il suo lavoro alla follia e non vorrebbe lasciarlo, e ha finito per toccare tanta gente comune e un pizzico di nostalgia per quelle magistrali voci che hanno narrato pagine epiche del nostro calcio.

Nicolò Carosio

Il primo cantore del calcio, colui che ha inventato il mestiere di radiocronista e ha sublimato il racconto della partita alla stregua di uno spettacolo teatrale. Nato nel 1907 a Palermo da un padre genovese, funzionario di dogana, e una madre inglese pianista dopo essersi laureato in legge inizia la sua carriera di giornalista/radiocronista nel 1932 dopo aver improvvisato una radiocronaca di mezz'ora di un derby Juventus-Torino ed aver favorevolmente colpito l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche. Nel 1933 debutta in Italia-Germania diventando la prima voce della Nazionale ruolo che rivestirà fino al 1970. L’Italia vince la partita e anche Carosio strappa consensi con la sua voce chiara e secca e quella sua fantasiosa originalità nel descrivere le azioni e nel creare un vero linguaggio ad hoc. Con il regime fascista, che proibiva l’utilizzo di terminologie straniere, fu proprio Carosio a mutuare il gol in rete, il cross in traversone o il corner in calcio d’angolo. L’Italia di Vittorio Pozzo nel ’34 e nel ’38 vinse due mondiali e Carosio divenne un mito con la sua passione e il suo modo unico di vivere e raccontare la partita. Dopo 37 anni di carriera, gli ultimi 14 trascorsi come telecronista in Rai, la sua carriera si chiuse al Mondiale in Messico nel '70, quando un guardalinee etiope annulla un gol di Riva durante Italia-Israele e a Carosio scappò un “Ma cosa fa questo etiope?” che provocò l’ira dell’Etiopia che tramite l’ambasciatore a Roma spedì una protesta ufficiale al governo italiano che obbligò la Rai a sostituirlo e in seguito a lasciarlo andare. Dopo aver continuato a commentare partite per emittenti locali Carosio lascia il microfono nel 1975 per godersi la vecchiaia insieme alla moglie Eugenia. Morì a Milano a 77 anni nel 1984 ma a distanza di 30 anni il suo contributo resta vivido e centrale.

Nando Martellini

Il triplice grido “campioni del mondo” ha segnato un’epoca e ancora oggi riaffiora alla mente di tutti gli italiani che hanno potuto vivere l’emozione di quella sera di luglio a Madrid nella gloriosa estate del 1982. Nato a Roma nel 1921 fu avviato al giornalismo quasi per caso (Nando dopo aver intrapreso la laurea in Scienze Politiche voleva intraprendere la carriera di diplomatico visto che parlavo già cinque lingue, ndr). Entrato nell’azienda di stato nel 1944, Martellini svolge la prima radiocronaca nel 1946 (Bari-Napoli) e la sua prima telecronaca nel ’58 (Inghilterra-Urss) ma fino al 1960 alterna il suo impegno a quello di inviato di politica nazionale ed estera. In seguito a una richiesta dal capo dei servizi giornalistici della Rai Vittorio Veltroni (padre di Walter, ndr) a scegliere la cronaca o lo sport, Martellini si dedicò completamente alla carriera sportiva commentando 11 mondiali di calcio e diventando un fedele compagno di viaggio di milioni di italiani che apprezzavano il suo timbro autorevole e mai enfatico, la sua voce calda, rassicurante e garbata. Uomo d’altri tempi, ogni sabato prima della partita soleva recarsi all’allenamento con l’album delle figurine per conoscere meglio i calciatori che avrebbe dovuto commentare e non cadere errori. Dotato di grande senso dell’umorismo con la sua inconfondibile voce nobilitò anche due film comici che hanno segnato un’epoca come il “Secondo Tragico Fantozzi” e “L’Allenatore nel Pallone”. Morì nel 2004 a 83 anni.

Enrico Ameri

Considerato da molti il vero erede di Carosio, Ameri è stato protagonista di una rivalità accesa per lunga parte della sua carriera con Sandro Ciotti che può essere paragonata a quella fra Mazzola e Rivera o fra Coppi e Bartali nel ciclismo. A differenza di Ciotti, Ameri con le sue accelerazioni, la sua cronaca sempre serrata ed entusiastica riusciva sempre a rendere interessante anche la più scontata o semplice azione di gioco. Nato a Lucca nel 1926 ma cresciuto a Genova, dopo aver combattuto per la Repubblica Sociale, viene assunto in Rai nel 1951 dopo essere stato scartato al primo colloquo. La prima gara di calcio da radiocronista arriva però solamente nel 1955, un Udinese-Milan ma ben presto scala le posizioni e diventa la voce del campo principale di Tutto il calcio. Dopo alcune esperienze in tv anche alla conduzione del Processo del Lunedì, nel 1991 si congeda dopo 1600 partite raccontate. Morì a quasi 78 anni il 7 aprile 2004 in seguito ad una crisi cardiaca.

Sandro Ciotti

La voce più inconfondibile ed imitata dello sport italiano. Nato a Roma nel novembre del 1928, figlio del giornalista Gino, intraprende la medesima carriera del padre nel 1954 a 26 anni dopo una più che discreta carriera da calciatore che lo ha visto calcare anche i campi di C e quarta serie. Dopo un quadriennio come collaboratore entra in Rai in pianta stabile nel 1958 diventando inviato nel giro di pochi mesi e dividendosi con l’altra grande passione della sua vita la musica. Durante l’Olimpiade di Città del Messico 1968, a seguito una diretta sotto la pioggia di ben 14 ore Ciotti resta vittima di un edema alle corde vocali che gli altera la voce rendendola estremamente rauca. Sembra l’inizio della fine della sua carriera ma in realtà quella tonalità diventa il suo marchio di fabbrica. Voce storica del secondo campo principale di Tutto il calcio fu Ciotti a coniare la celebre frase “Clamoroso al Cibali” dopo che il Catania ottenne un inatteso successo contro l’Inter. Dotato di una fervida ironia e di una competenza e obiettività acuta ha commentato oltre 2400 partite, l’ultima un Cagliari-Parma nella stagione 1995-1996. Morì nel 18 luglio 2003 a 73 anni dopo una lunga malattia.

Roberto Bortoluzzi

Ideatore, insieme a Vittorio Veltroni e Guglielmo Moretti, di Tutto il calcio minuto per minuto nel febbraio del 1959 per 28 anni consecutivi fino al 1987 è stato il conduttore della trasmissione più popolare del nostro calcio. Nato a Portici in provincia di Napoli nel 1921 entrò nel 1944 e per una decina d’anni dal 1950 fino al ’59 è stato radiocronista insieme a Carosio e Martellini dei secondi tempi delle partite del campionato. Celebre per i suoi finti colpi di tosse con cui faceva capire al cronista più logorroico di interrompere l’intervento e cedere la linea al collega sull’altro campo, è stato il direttore d’orchestra di una formidabile schiera di cronisti che hanno segnato un’epoca.

Beppe Viola

Un genio andatosene troppo presto. Dotato di un’ironia e di uno stile inconfondibile Beppe Viola a oltre 30 anni dalla morte ha lasciato un vuoto in questa professione e la consapevolezza che un altro così bravo e così originale non nascerà più. Seppur se ne sia andato via a neanche 43 anni Viola in oltre 20 anni di carriera in Rai è riuscito a raccontare lo sport e il calcio sotto un punto di vista tutto suo. Giornalista ma anche autore, sceneggiatore, attore, talent scout di comici (da Boldi ad Abatantuono passando per Cochi e Renato) e giocatore di cavalli, per spiegare l’audacia e fantasia basta dire che Viola è stato capace di convincere Gianni Rivera a farsi intervistare in un tram in giro per Milano e una volta scelse di non mandare in onda le immagini di un Milan-Inter scialbo sostituendole con quelle di un derby di qualche anno prima molto più divertente. Fuoriclasse.

Alfredo Provenzali

Voce inconfondibile e anima di Tutto il calcio minuto per minuto, Provenzali è stato dal 1966 al 1992 inviati sui campi in qualità di radiocronista ed in seguito conduttore del popolare programma fino al 2012 anno della sua scomparsa a 78 anni. Dotato di una voce ferma ma al contempo rilassante e mai pedante Provenzali è stato il degno collante fra il calcio moderno e quel calcio in bianco e nero e quel calcio di una volta che non c’è più.

Ezio Luzzi

Uno dei pionieri del giornalismo radiofonico, cantore della Serie B e celebre per le sue interruzioni durante il flusso della cronaca che facevano stizzire Ameri, è stato sin dagli albori una delle voci cardini di Tutto il calcio minuto per minuto, programma che lo ha visto protagonista dal 1960 fino al 1995. Dopo aver seguito 8 mondiali ed essere andato in pensione nel 1998 per raggiunti limiti di età ancora oggi, alla veneranda età di 81 anni, lavora in Radio, visto che è direttore-editore, insieme al figlio, dell’emittente romana Radio Elle.

Tonino Raffa

Calabrese con 1125 partite raccontate in 30 anni di carriera è stato uno dei pilastri di Tutto il calcio minuto per minuto: voce profonda e tono perentorio ha preso parte a sei mondiali e tre europei. In pensione dal 15 maggio 2011, giorno dell’ultima partita a Parma.

Livio Forma

Per 27 anni inviato di Tutto il calcio è stato per oltre un decennio la prima voce della Nazionale Under 21 che ha vinto tre europei di categoria. Come radiocronista ha seguito 5 mondiali, 8 olimpiadi e dal 2000 al 2007 è stato costantemente la terza voce del programma. Malato di cancro è morto giovedì 16 aprile nella sua abitazione di Aosta.

Riccardo Cucchi

Prima voce di Tutto il Calcio Minuto per Minuto dal 1994 e da oltre 30 anni protagonista in pianta stabile del programma ereditò da Sandro Ciotti la Nazionale nel 1994 e fino a prima dei mondiali è stato il cantore degli azzurri in radio. Sobrio, lineare e mai sopra le righe sul modello dei predecessori è considerato, dai puristi della radiocronaca, il numero uno.
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