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La sentenza dello "spareggio" tra Milan e Fiorentina: carattere batte tiki taka

Roberto Beccantini

Pubblicato 20/02/2017 alle 07:15 GMT+1

Lo spareggio per rimanere aggrappati al treno Europa League, lo vincono i rossoneri sbuffando cha hanno mostrato di avere un'anima e uno schema, che funziona. In attesa che l'operazione Cina si completi, la rincorsa non è impossibile, anche se l’Atalanta non dà segni di flessione. La Fiorentina invece dopo la trasferta di Moenchengladbach ha pagato stanchezza e l'assenza di Bernardeschi.

2017, Esultanza Juraj Kucka, Milan-fiorentina, LaPresse

Credit Foto LaPresse

Era uno spareggio per gli ultimi spiccioli d’Europa, l’ha vinto sbuffando il Milan pre-Closing. Saper soffrire è un merito, specialmente se gli indizi si accumulano (Bologna, Lazio). Il risultato esclude la Fiorentina, che proprio da una sfacchinata d’Europa (League) era reduce, vittoriosa ma dispendiosa, giovedì a Moenchengladbach. La squalifica di Bernardeschi le ha tolto poi quella scorta di bollicine che avrebbe dovuto garantire l’ombroso Ilicic. Avrebbe. Ne mancavano molti di più a Montella, e comunque la partita è stata diretta, sincera.
Il calcio del Milan è verticale; il calcio della Fiorentina, orizzontale. Anche per questo, e per gli errori che sfrigolavano in padella, non ci si è annoiati. Salcedo-Suso era un rischio calcolato, il ritorno di Kalinic ha prodotto il gol del pareggio, dopo che la fisicità di Kucka (e Sosa) aveva spaccato l’equilibrio.
Chiesa, lui, ha cercato di stanare e allargare la difesa, riuscendoci solo in parte. Il gioco della Viola passa per Borja Valero, il cui tocco in più non sempre costituisce una risorsa, come documenta il raddoppio di Deulofeu: la palla persa nulla toglie alla bellezza plastica del destro dell’attaccante, ma di sicuro ne ha favorito l’agio. Deulofeu, già: all’Everton non segnava quasi mai, eppure ne avrebbe i mezzi, dipende dall’esercizio, dalla volontà.
E così, in attesa che l’operazione Cina si completi, e Berlusconi accetti o rifiuti la presidenza onoraria, il Milan si ritrova a tre punti dalla zona europea. Montella gli ha dato un’anima, e uno schema, sulle ali. Il tiki taka non rientra più da tempo nelle sue preferenze. Avrebbe bisogno del Bacca che ebbe Mihajlovic, ma il colombiano attraversa un periodo grigio, pigro. La rincorsa non è impossibile, anche se l’Atalanta non dà segni di flessione e un’eventuale vittoria della Lazio in Coppa Italia potrebbe complicare i piani. Non è facile vivere il presente con il futuro tutto da scrivere, al di là della promessa di un mercato estivo da 150 milioni di euro.
Giocasse sempre contro la Juventus, la Fiorentina avrebbe un sacco di punti in più. Al netto delle crepe d’organico, sono i cali di tensione che ne hanno sabotato la marcia. Troppi. A tredici turni dal termine, per recuperare l’Europa non le resta che vincere l’Europa League: e non è un gioco di parole. Urge una spalla per Kalinic, soprattutto quando manca Bernardeschi. Il confine, in generale, è il vento del pressing: non appena scade a brezza, l’arrosto diventa fumo. Sette sconfitte, come il Milan. Decisivi i confronti diretti (0-0, 1-2).
La staffetta tra Deulofeu e Zapata è stata un messaggio. Quella tra Ilicic e Saponara, una mano di poker. Da un possesso palla del 58% la Fiorentina non ha ricavato che un gol, una parata di Donnarumma su Borja Valero e un’occasione sciupata da Sanchez. Dai suoi quattro tiri, in compenso, il Milan ha spremuto due reti, un palo (Pasalic) e una signora opportunità (con Abate, murato da Tatarusanu). Tutto il resto, chiacchiere da bar. E da Closing.
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