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Serie A, Atalanta, Papu Gomez rilancia: "Gasperini si ostina a dire bugie, i giocatori vivono con la paura"

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Pubblicato 19/08/2021 alle 14:57 GMT+2

SERIE A - L'ex capitano dell'Atalanta Papu Gomez, dopo la replica del tecnico nerazzurro Gian Piero Gasperini, rilancia con un terzo capitolo ai microfoni de L'Eco di Bergamo: "Non capisco perché Gasperini si ostini a dire bugie: ci sono cinquanta testimoni della sua aggressione. Io ho detto di avere sbagliato disobbedendo sul campo, non so perché lui non riesca ad ammettere la verità".

Papu Gomez e Gasperini - Atalanta - 2020

Credit Foto Getty Images

L'ex capitano dell'Atalanta Papu Gomez, dopo la replica del tecnico nerazzurro Gian Piero Gasperini, rilancia con un terzo capitolo ai microfoni de L'Eco di Bergamo:"Non capisco perché Gasperini si ostini a dire bugie: ci sono cinquanta testimoni della sua aggressione. Io ho detto di avere sbagliato disobbedendo sul campo, non so perché lui non riesca ad ammettere la verità".
Ringrazio Gasperini per avermi migliorato, ma una cosa così è inaccettabile: forse c'è un motivo se viene fischiato in molti stadi.

Un triste addio

"Il discorso non è chiuso perché sento tanta tristezza: si può litigare, ma il modo in cui mi sono lasciato con l'Atalanta fa male. Perché con i Percassi c'è sempre stato un rapporto speciale: la mia famiglia è tornata a Bergamo in questi giorni e i miei figli sono stati con le famiglie Percassi e Radici".

Il rapporto con la famiglia Percassi

"Non si è mai rotto il rapporto: è sempre stato spettacolare. Il giorno che sono partito per Siviglia, sono stato un'ora negli uffici dei Percassi, con Antonio e Luca: abbiamo parlato, ci siamo abbracciati e abbiamo pianto insieme. Gasperini quel giorno non c'era: c'è stata una discussione, non mancanza di rispetto. Ai Percassi dico grazie per gli anni vissuti insieme: certe cose possono succedere. Solo non riesco a capire come in venti giorni sia stato fatto fuori. Avevo chiesto di cedermi e non mi lasciavano andare: non potevo continuare a lavorare con questa persona. Pensavo di continuo all'aggressione e non riuscivo a guardarlo in faccia. Erano successe situazioni simili, anche ad altri compagni, ma a nessuno erano state messe le mani addosso".

I compagni

"Non mi aspettavo di più da loro, li capisco. Ho ricevuto tanti messaggi, venivano da me e mi dicevano: Non possiamo fare niente, se succede questo a te che sei il capitano, cosa succederebbe a noi?. Così si vive con la paura. A Ilicic voglio bene: insieme abbiamo condiviso tanti bei momenti. Lui ha i suoi problemi personali e non so come ragionasse in quel momento".

Le scuse

"Antonio e Luca Percassi vennero subito a casa mia e dissi loro che avrei chiesto scusa a tutti, come ho fatto: aspettavo che l'allenatore facesse altrettanto. Ma non era questione di scelta: non avrei mai detto alla società "o io o Gasperini", perché so la sua importanza, per me è il top in Italia. Ma se non hai il coraggio di chiedere scusa, non si può continuare. Ringrazio Gasperini per avermi migliorato, ma una cosa così è inaccettabile: forse c'è un motivo se viene fischiato in molti stadi".
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