Serie A, la lezione del derby: dal coraggio del Milan agli sprechi dell’Inter
Pubblicato 08/11/2021 alle 16:03 GMT+1
SERIE A - Istantanea della stracittadina milanese terminata 1-1 con i gol di Calhanoglu e l'autogol di de Vrij. L’impatto delle Nazionali sospende i giudizi: sabato 20 novembre, al ritorno in campo, il Milan andrà a Firenze e domenica 21 novembre Inter e Napoli si scanneranno al Meazza
E’ un derby che, dopo il pari di Napoli, non tocca o ritocca la classifica. A me è piaciuto. Più gioco, il Milan: si sapeva. Più occasioni, l’Inter: era nell’aria (e nella rosa). Stefano Pioli, coraggioso a livelli zemaniani, con le carabine della sua fanteria; Simone Inzaghi, più freddo, con i cingoli dei suoi "panzer". Poi, è chiaro, se ti danno due rigori - il primo nebbioso, il secondo netto - e te ne fai parare uno, bé, cin cin al balzo di Ciprian Tatarusanu ma la notte di Lau-Toro Martinez non poteva essere più grigia.
Inter sprecona, Milan coraggioso
Ha il vizio, l’Inter, di farsi rimontare dalle grandi: era già successo con Lazio (da 1-0 a 1-3), Juventus (da 0-1 a 1-1) e Atalanta (in parte: da 1-0 a 1-2, a 2-2). Non può essere un caso. Credo che, alla fine, siano tutti scontenti. Il Diavolo, per non aver sfruttato i periodi di dominio: mezz’ora all’inizio, soprattutto, e l’ultimo quarto d’ora. I campioni, per aver sciupato un mazzo di occasioni che esulano dai penalty: quelle di Lau-Toro, di Nicolò Barella, di Arturo Vidal. I cambi hanno dato più a Pioli che a Inzaghi: penso al tremendismo di Ante Rebic e alla generosità di Alexis Saelemaekers, che pure ha colpito un palo.
I ritmi, folli, avevano tagliato fuori i tralicci, Zlatan Ibrahimovic - riemerso agli sgoccioli, con una superba punizione murata da Samir Handanovic - ed Edin Dzeko. Entusiasmante, in corsia, il duello fra Ivan Perisic e Davide Calabria. A centrocampo, Sandro Tonali e Hakan Calhanoglu - caldissimo ex, impeccabile dal dischetto - si sono divisi agguati ed emozioni. In difesa, l’antifurto di Simon Kjaer non ha funzionato solo in un frangente, nella ripresa. Sul fronte opposto, l’autorete di Stefan De Vrij appartiene agli incerti delle bolge. In compenso, Milan Skriniar e Alessandro Bastoni non hanno concesso brecce. Squalificato Theo Hernandez, l’anello debole è stato Fodé Ballo-Touré, sicario del penalty-bis (anche se poi avrebbe sfilato, dalla linea di porta, un gol fatto a Barella; e il suo sostituto Pierre Kalulu, uno a Vidal). I 57mila di San Siro l’hanno vissuto come una partita di basket, più che di calcio: tanti erano i ribaltoni, le "rubate", i grappoli. Alla distanza, il Milan ha pagato il proprio eretismo podistico e l’Inter ha imposto il suo fisico, le sue giocate, i suoi strappi. Restano, così, sette punti.
Stop nazionali
L’impatto delle Nazionali sospende la sentenza: sabato 20 novembre, al ritorno in campo, il Milan andrà a Firenze e domenica 21 novembre Inter e Napoli si scanneranno al Meazza. Allegria. Il Milan si sta abituando a un certo tipo di stress (altra storia, la Champions). L’Inter, che la fuga di Cristiano Ronaldo aveva proiettato in cima alla griglia, ha dimostrato di essere forte, se non la più forte, anche se deve imparare a gestire i vantaggi. La scorsa stagione, con Romelu Lukaku, bastava buttare la palla avanti. Oggi non più. Bisogna che l’allenatore ci lavori su. Pioli, viceversa, ha una rosa leggera e virtuosa che sa soffrire. Chi scrive avrebbe tolto Ibra, non Rafael Leao. Il recupero di Rebic sarà un’arma in più. E comunque, Milano c’è.
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