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Da Zoro a Lukaku, passando per Eto’o, Koulibaly, Boateng, Muntari e Kean: razzismo, siamo ancora qua

Alessandro Brunetti

Pubblicato 05/04/2023 alle 17:37 GMT+2

SERIE A - Nel 2023 siamo ancora qui a parlare di razzismo negli stadi italiani, di possibili contromisure, denunce e soluzioni. Fra denunce, indignazione e soluzioni: una raccolta degli episodi più eclatanti perché è sempre meglio ricordarsi che chi dimentica è complice di questi analfabeti culturali.

Lukaku contro il razzismo: "FIFA e UEFA devono intervenire"

No, purtroppo, non è per citare la celebre canzone di Vasco Rossi. Siamo ancora qua, nel 2023, a parlare di razzismo negli stadi italiani. Riavvolgiamo il nastro per un secondo. Finale incandescente di Juventus-Inter di martedì sera, padroni di casa avanti 1-0 nel primo round delle semifinali di Coppa Italia, e rigore a favore dell’Inter proprio all’ultimo respiro. Dal dischetto si presenta Romelu Lukaku. Gol. Pareggio, 1-1 finale, ed esultanza (la stessa utilizzata dopo i gol messi a segno col Belgio nelle ultime settimane) che gli costa il secondo giallo e rosso.
Regolamento alla mano – che poi sarebbe interessante capire quanto e come un’esultanza possa essere interpretata offensiva e provocatoria (vedi lo “sciacquamento di bocca” alla Bonucci, la linguaccia di Leao, etc etc etc, ndr) – Massa estrae il rosso, ma c’è un “ma”, un grosso “ma” che fa tutta la differenza del mondo. In primis Lukaku esegue la sua consueta esultanza, in secondo luogo quella reazione rabbiosa rivolta verso i tifosi bianconeri è riferita agli ignobili ululati razzisti ed epiteti sempre di stampo razzista sollevati dai soliti imbecilli presenti in uno stadio italiano. Nello specifico, martedì sera, all’Allianz Stadium di Torino. Nota per i più distratti o maliziosi: questo, ovviamente, non è un attacco ai tifosi bianconeri, perché come recita il vecchio detto “la mamma degli imbecilli è sempre incinta”, i razzisti sono ovunque. E vanno condannati, e combattuti. Sempre. Peccato che però si faccia ancora troppo poco in Italia, come ha sottolineato nel suo recente post Instagram lo stesso Lukaku: “Spero che questa volta il campionato prenda davvero provvedimenti perché questo bellissimo gioco dovrebbe essere apprezzato da tutti. La storia purtroppo si è ripetuta”.
Già perché quanto successo all’Allianz Stadum nel derby d’Italia è solo, purtroppo, l’ultimo misero episodio accorso sui campi della Serie A e del nostro calcio. Abbiamo provato a raccogliere i più eclatanti, certi di essercene dimenticati molti altri, perché chi dimentica è purtroppo complice di questi analfabeti culturali.

Novembre 2005 – Messina-Inter e il caso Zoro

Campionato 2005-06, il Messina ospita i nerazzurri. Al 66’, il difensore ivoriano prende il pallone in mano ed esce dal campo, stanco e stufo dei continui "buu” razzisti da parte dei tifosi nerazzurri. A placarlo, gli interisti Adriano e Martins, riuscendoci a fatica. Nel post partita, l’ex vicepresidente interista Giacinto Facchetti chiede scusa a Zoro a nome di tutta la società.
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Adriano cerca di convincere Marc Zoro a non lasciare il campo per gli ululati razzisti in Messina-Inter

Credit Foto Eurosport

Ottobre 2010 – Eto’o e il verso della scimmia a Cagliari

L’Inter del post triplete sbarca in Sardegna, in campo c’è ancora il camerunense Samuel Eto’o che viene immediatamente accolto dai soliti insulti e cori. Il direttore di gara, Tagliavento, ferma il gioco come da regolamento, con tanto di messaggio via speaker di cessare immediatamente tali comportamenti causa sospensione del match. Partita che va avanti, e vede Eto’o protagonista col gol al 39’ e successiva esultanza mimando le movenze di una scimmia rivolta proprio a chi lo stava insultando.
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L'arbitro Tagliavento mentre sospende il gioco per i buu razzisti all'indirizzo di Eto'o

Credit Foto Getty Images

Gennaio 2013 – Boateng e l’amichevole con la Pro Patria

Una tranquilla amichevole a Busto Arsizio per il Milan si trasforma in un teatro di uno dei più clamorosi e vergognosi momenti del nostro calcio. Il centrocampista ghanese rossonero, Kevin Prince Boateng, scaglia violentemente il pallone verso "lo spicchio dei tifosi” della Pro che da diversi minuti stavano bersagliando lui e altri compagni di colore (Niang, Muntari ed Emanuelson) coi soliti cori e ululati razzisti. Il match viene sospeso, Ambrosini e compagni non scenderanno più in campo. La beffa? "Questi tifosi” verranno assolti in appello due anni dopo perché il fatto non sussiste”.
Dopo quel gesto la FIFA mi invitò e Blatter chiese cosa potessero fare. Dopodiché mi invitò a prendere parte ad una task force. Gli dissi di mettere dei microfoni negli stadi per individuare i colpevoli e sbatterli fuori. Credo che abbiano creato la task force per far vedere che stessero facendo qualcosa in quel momento. Sono passati sette anni e non è cambiato assolutamente nulla. L'unica cosa che è cambiata è che il fenomeno è peggiorato" [Kevin Prince Boateng, @The Players Tribune giugno 2020]

Aprile 2017, Muntari se ne va dal campo di Cagliari

All’89’ di Cagliari-Pescara, match in programma per la 34esima giornata di Serie A, Sulley Muntari stufo di ricevere insulti razzisti da una parte del tifo cagliaritano, fa notare al direttore di gara che è intenzionato a lasciare il campo se la gara non viene sospesa. Minelli, però, non lo asseconda e quando il centrocampista insiste, dopo essersi sfogato anche con il quarto uomo, viene ammonito per proteste. È in questo momento che l'ex milanista non ci vede più e decide di abbandonare il campo, prendendosi il secondo giallo e il conseguente cartellino rosso. È il primo caso nella storia di espulsione per reazione a insulti razzisti, con la beffa della squalifica per una giornata, poi tolta dalla Corte d'appello della Federcalcio.
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Sulley Muntari Cagliari Pescara

Credit Foto LaPresse

Febbraio 2016 / Dicembre 2018 - Koulibaly a San Siro e all’Olimpico di Roma

Vittima per ben due volta l’ex difensore del Napoli, e capitano del Senegal. In casa della Lazio nel 2016, nonostante anche qui la momentanea sospensione del match per trasmettere il messaggio di smetterla coi soliti vergognosi ululati all’indirizzo del difensore da parte dei “tifosi” laziali. Nulla da fare. Curva chiusa per due turni e multa da 65mila euro. A San Siro, dicembre 2018, si gioca Inter-Napoli col Koulibaly bersagliato dalle solite “attenzioni” di alcuni imbecilli sugli spalti. La gara non va avanti, i cori non cessano nonostante gli avvisi dello speaker, e Koulibaly si innervosisce (come confermerà sia Ancelotti sia lo stesso calciatore a fine gara) e risponde con un applauso provocatorio al direttore di gara che lo ammonisce per la seconda volta. Risultato? Koulibaly espulso. “Mi dispiace la sconfitta e aver lasciato i miei fratelli. Però sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: uomo”, questo il suo commento a fine gara sui social. Dura sia la reazione del club milanese (“via i razzisti dalla nostra storia”), sia da parte delle autorità che squalificarono la casa interista per due match (a porte chiuse).
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Koulibaly sull'episodio di razzismo: "Non ho dormito 2 notti"

Aprile 2019, Moise Kean e l’esultanza in faccia ai razzisti

Cagliari-Juventus, il giovane Moise Kean viene bersagliato dai soliti idioti razzisti presenti allo stadio. Esultanza polemica dopo il 2-0 bianconero, e successiva esultanza di sfida a chi quei cori continua a farli. Matuidi, compagno di Kean, pensa di abbandonare il campo per protesta e solidarietà. La beffa finale arriva due mesi dopo con la decisione di non sanzionare il Cagliari perché “è emerso che i cori in questione, pur certamente censurabili, hanno avuto durante la gara una rilevanza oggettivamente limitata anche in ordine della effettiva percezione”.
Insomma, il razzismo va combattuto. In ogni sede, e con ogni mezzo. Senza girarsi dall'altra parte, senza minimizzare l'accaduto, senza dimenticare quanto successo e quanto fatto o non fatto. La storia si ripete ciclicamente, spetta a tutti noi - spettatori o protagonisti - scrivere delle pagini migliori della nostra società. Lo dobbiamo a noi stessi, a chi ci circonda, e a chi verrà dopo di noi. Altrimenti, la prossima volta, "saremo ancora qua".
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Chiellini: "Razzismo? Stiamo dando una brutta immagine"

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