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Milan, preparata malissimo la missione-Salisburgo (e Leao sia concreto come Kvara)

Roberto Beccantini

Pubblicato 31/10/2022 alle 10:08 GMT+1

SERIE A - La 12a giornata tra conferme e cadute inaspettate, con un Milan che distratto dal traguardo Champions si scompone di fronte a un grande Toro.

Milan, Rafael Leao

Credit Foto Eurosport

Arrigo Sacchi, un saggio che sull’Europa ha scritto fior di trattati, l’aveva buttata lì: caro Milan, "se pensi all’Europa il Toro può fermarti". Morale: Torino due, Milan uno. Un esperto, non un gufo, Sua Intensità. In trasferta, il Diavolo non perdeva da 17 partite. E così il Napoli allunga: più 6. Per vincere, i campioni sono condannati a giocare bene. Se speculano o vanno di corto muso, non ci riescono. A maggior ragione, quando trovano un Toro che li frigge tra pressing e campanili, mandandoli in debito di palleggio. Un grande Toro.
In tre minuti, la scorsa stagione, Olivier Giroud ribaltò il derby che avrebbe scolpito lo scudetto. In due minuti, domenica sera, Koffi Djidji di crapa e Aleksej Miranchuk di mancino hanno atterrato un povero Diavolo. Tanto povero che, senza la scialuppa di Rosario Abisso, l’arbitro, difficilmente avrebbe coltivato speranze di riscossa. Alludo alla rete di Junior Messias, agevolata da una spinta ad Alessandro Buongiorgno, oltre che dal goffo ingorgo tra lo stopper e il portiere, Vanja Milinkovic-Savic.
Non v’è dubbio che l’imperativo del pareggio con il Salisburgo, mercoledì a San Siro, per guadagnare gli ottavi di Champions, abbia condizionato un po’ le teste e abbastanza la formazione. E’ la seconda sconfitta in campionato e a introdurla sono state proprio le stelle, su tutte Rafael Leao. Un progetto di fuoriclasse che sotto porta deve diventare più freddo. Al pronti-via ne ha ciccate due clamorose, di occasioni: nel rispetto della par condicio, di sinistro e di destro. Imiti Khvicha Kvaratskhelia, non meno frizzante ma più concreto. Molto più concreto. Dopo il portoghese, Brahim Diaz, l’eroe delle ordalie con Juventus e Monza, cancellato dalla marcatura ad personam di Samuele Ricci.
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Rafael Leao e Wilfried Singo durante Torino-Milan - Serie A 2022-23

Credit Foto Getty Images

Il portoghese è scivolato via, perso e disperso. Non a caso, Stefano Pioli l’ha sostituito. Come Brahim Diaz. Come, alla distanza, Sandro Tonali, in balìa del dribbling e delle piroette di Nikola Vlasic. Le sentinelle granata hanno disarmato un arsenale intero: chi ha cominciato (Divock Origi), chi ha finito (Ante Rebic, Giroud). E anche la classe timida di Charles De Ketelaere si è smarrita tra le palizzate di Juric, un pirata che ha avuto dai suoi, a differenza del derby, gli arrembaggi sempre sognati e suggeriti. Fermo restando che tra il Pietro Pellegri anti-Milan e il falso nueve anti-Madama non c’è paragone.
Venivano, gli spadaccini di Pioli, da una striscia di quattro successi: Empoli (3-1), Juventus (2-0), Verona (2-1), Monza (4-1). Il Toro era reduce dal 2-1 di Udine. In casa non vinceva dal 5 settembre (1-0 al Lecce). Si gioca ogni tre giorni e, dunque, le forature non vanno drammatizzate. Sin qui, il Milan aveva perso solo con il Napoli, al Meazza (1-2), senza meritarlo. Con il Toro sì, l’ha meritato. "Fotte" difensive (per incornare, Djidji non ha dovuto nemmeno staccare), somma confusione in mezzo, punte sterili, con il Leao di cui sopra né dolcetto né scherzetto.
E’ caduta addirittura la Lazio di Maurizio Sarri, all’Olimpico, contro la Salernitana di Davide "Golia" Nicola (3-1). Di squadre imbattute ne rimane una, la più bella: il Napoli di Luciano Spalletti. L’Atalanta pedala, ma si è fatta tirchia: e comunque, appena un rovescio. L’Inter, in netta ripresa, di k.o. ne ha già collezionati quattro. La Juventus, che vanta paradossalmente la miglior difesa, due come Milan e Lazio: ma arranca a dieci punti. Nelson Mandela lo confessò in tempi maledetti: "Io non perdo mai, o vinco o imparo". Ecco: imparo. Bisogna sempre studiare. Persino Theo Hernandez, imprigionato dal tremendismo di Wilfried Singo. Per tacere di Ciprian Tatarusanu, l’amletico vice di Mike Maignan. Tutti. E in fretta: perché lassù, in cima, si segna e si insegna. E il Salisburgo non porgerà certo l’altra guancia.
Per commentare o fare domande potete inviare una e-mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il suo blog, www.beckisback.it.
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