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Algoritmi, Cardinale, calciomercato flop: le 4 cose che abbiamo capito dall'intervista di Paolo Maldini sul Milan

Davide Bighiani

Aggiornato 01/12/2023 alle 12:23 GMT+1

SERIE A - Scaviamo dentro al Maldini-pensiero: cosa avrà voluto comunicare l'ex stella del Milan ed ex dirigente del club rossonero durante l'intervista rilasciata alle pagine de "La Repubblica", che ha fatto scatenare i commenti dei tifosi del Diavolo sul web? Ecco i 3 punti che ci sentiamo di sottolineare più di altri.

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Al cuor non si comanda, ma Paolo Maldini ha voluto aspettare un po' prima di parlare, prima dire la sua. Cinque mesi esatti dopo il licenziamento da parte di Jerry Cardinale, l'ex bandiera del Milan - ed ex direttore dello sviluppo strategico dell'area sport del club rossonero - torna a far sentire la propria voce e lo fa tuonando, dalle pagine di Repubblica. Nella sua intervista, che vi abbiamo già riportato integralmente, emergono alcuni elementi chiave che vorremmo sottolinare ancora una volta, per cercare di capire cosa ha mosso Maldini e perché ha deciso di uscire allo scoperto proprio oggi, venerdì 1 dicembre 2023, dopo una brutta sconfitta subita dal Milan in Champions League e alla vigilia di un Milan-Frosinone , ovvero due partite che potrebbero risultare molto importanti per le sorti dell'immediato futuro dell'allenatore del Milan Stefano Pioli e della società stessa. Ecco la storia recente di Maldini con il Milan e i punti che vogliamo sottolineare.
  • 24 maggio 2009: ultima partita a San Siro di Paolo Maldini, una settimana dopo (31 maggio 2009) l'ultima partita della carriera, a Firenze.
  • 5 agosto 2018: Maldini torna al Milan nei panni di dirigente, diventando direttore dello sviluppo strategico dell'area sport dalla nuova proprietà del fondo d'investimento statunitense Elliott Management Corporation.
  • 6 giugno 2023: il Milan comunica la conclusione dell'incarico di Maldini che diventerà ufficiale il 1° luglio.

1) Mai al Milan con questa proprietà al timone

"Ci sono persone di passaggio, senza un reale rispetto di identità e storia del Milan. E ce ne sono altre legate ai suoi ideali. Converrebbe tenersele strette. Con lui (Cardinale), in un anno, solo una chiacchierata, più 4 suoi messaggi. Diceva che dovevamo fidarci l’uno dell’altro. Io l’ho fatto: come sia andata, è noto. Io credo che la decisione di licenziarci fosse stata presa mesi prima e c’era chi lo sapeva. Il contratto, 2 anni con opzione di rinnovo, mi era stato fatto il 30 giugno 2022 alle 22: troppo impopolare mandarci via dopo lo Scudetto. Vedo rappresentata una nuova era, un Berlusconi 2. Un ripassino della storia italiana degli ultimi 40 anni, politica e imprenditoriale? L’ho detto prima del mio congedo: 'Oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan. 'Io in Arabia Saudita? Chissà, è un’idea” (...)".
Il concetto è chiaro: Paolo Maldini non vuole avere più nulla a che fare con questa proprietà: troppo forte lo scotto che ha subìto la prima volta, troppo distanti le sue posizioni da quelle di Cardinale (soprattutto) e Furlani. Maldini ha a cuore la storia del Milan: per questo non si può piegare alle volontà di chi - a sua opinione - non capisce bene cosa voglia essere "milanista" (e qui il riferimento a Berlusconi 2). Paolo sottolinea anche la sua distanza dal lavoro imprenditoriale messo in pratica da Cardinale, quando si riferisce al rinnovo di contratto forzato e alla decisione di licenziare lui e Massara presa già da tempo. Non è così che si gestisce un club, ma non è nemmeno così che si gestisce un'azienda. La chiosa sull'Arabia darà una stretta al cuore a tutti i tifosi di Milan e non, ma sono i tempi che corrono.
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Paolo Maldini e Fikayo Tomori

Credit Foto Getty Images

2) Il flop dell’ultima campagna acquisti non è stata la ‘ragione’ alla base della rottura

"È stato veicolato il concetto che io e Massara siamo stati allontanati perché non condividevamo obiettivi e strategie di mercato: niente di più lontano dal vero. Se parliamo delle condizioni di ingaggio, non ho mai avuto potere di firma neanche per i prestiti. Ogni giocatore che è stato preso è stato scelto da me, Boban e Massara, ogni scelta condivisa con l’ad e con la proprietà. Dopo avere acquistato circa 35 giocatori ci viene contestato l’ingaggio di De Ketelaere, che peraltro aveva 21 anni, un’età in cui non sempre l’adattamento è immediato. Chi ha giocato a calcio sa che non sempre si è strutturati a quell’età per sostenere un salto così importante come quello fatto da Charles: i ragazzi vanno aspettati, aiutati, coccolati e ripresi, continuamente (...)".
Prenderne uno per giudicare tutti: troppo facile puntare il dito sull'"acquisto sbagliato" di De Ketelaere, peraltro ragazzo di 21 anni che andrebbe debitamente aspettato e coltivato prima di sparare una sentenza definitiva. In questo punto, Maldini "contesta i contestatori", diciamo così: nella narrazione che è stata fatta negli ultimi mesi è passata l'idea che la separazione dai piani alti della dirigenza da parte di Maldini e Massara sia avvenuta perché non c'era unità di veduta e di intenti nelle strategie di mercato, cosa assolutamente negata da Maldini.

3) Non un problema di algoritmi o di denaro da investire ma una diversità evidente di come si interpreta il ruolo di dirigente

"Non c'è bisogno di scomodare gli algoritmi per prendere Loftus-Cheek, Pulisic e Chukwueze, basta utilizzare per il mercato i soldi che una società che finalmente fattura 400 milioni merita [...] Il presidente Scaroni ha dichiarato che senza di me adesso il gruppo di lavoro è unito? Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che faccia solo gli interessi del Milan, insieme a un gruppo dirigenziale che non lasci mai la squadra sola. La condivisione e il supporto sono principi da attuare nei momenti belli come in quelli brutti. In questi anni non ho mai percepito una chiara condivisione di che cosa voglia dire lavorare di squadra: non mi ha mai ha chiesto se ci fosse stato bisogno di due parole di incoraggiamento ai giocatori e al nostro gruppo di lavoro, in pubblico o in privato. Mai ho ricevuto supporto nei tanti momenti difficili (...)".
Quante volte quando sentiamo parlare i calciatori sentiamo parlare di spogliatoio, di chimica, di gruppo da plasmare, unire e far crescere? In questa parte Paolo Maldini ci fa capire che l'attuale gestione ha di fatto lasciato sola la squadra e l'allenatore, senza aiutarli con una figura intermedia - quella che avevano ad esempio gli stessi Maldini e Massara. Si è parlato tanto di algoritmi e di "moneyball" per acquistare i calciatori giusti per questa rosa? Benissimo, ma poi il lavoro di amalgamarli e dargli una guida non spetta solo e soltanto all'allenatore, ma anche e soprattutto alla dirigenza. Che deve esultare quando le cose vanno bene, ma anche intervenire/difendere/parlare ai media quando le cose invece non marciano nella direzione giusta. Lo stesso Maldini dice di non aver mai ricevuto aiuto dei momenti difficile: tradotto, dove sta la proprietà quando serve?

4) Tra Maldini e il Milan c’è stato il rischio di finire a carte bollate

"Il club è stato venduto a 1,2 miliardi di euro e la nuova proprietà aveva il diritto di cambiare l'organigramma, ma sono importanti le modalità e tante cose non sono andate come sarebbe stato doveroso, per rispetto delle persone e dei loro ruoli. Ho dovuto discutere per trovare un accordo e per non rinunciare ai miei diritti, ma avevo detto subito a Furlani che l'ultima cosa che avrei voluto era un contenzioso con il club: vi rendete conto, gli ho spiegato, che sarebbe la seconda causa di una leggenda del cub al gruppo proprietario del Milan in due anni, dopo quella (persa!) con Boban? Una cosa è certa: il mio amore per il Milan sarà sempre incondizionato".
Una delle tante rivelazioni di questa intervista: pensate se dopo il licenziamento in tronco, Maldini avesse fatto anche causa al Milan! Apriti cielo... E invece anche qui il Paolo rossonero ha avuto la meglio sul Paolo dirigente, cercando e trovando un accordo con Furlani. Altra rivelazione: il Milan avrebbe perso due anni fa una causa con Zvonimir Boban. No, non è esattamente il Milan del Paese dei Balocchi che ricordavamo un tempo...
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Pioli: "I tifosi hanno il diritto di criticare, noi il dovere di fare meglio"

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