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Inter campione: dal Derby d'andata al 4-2 alla Roma, le 5 partite decisive per lo scudetto

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Aggiornato 23/04/2024 alle 10:31 GMT+2

SERIE A - Riviviamo la straordinaria cavalcata dei nerazzurri di Simone Inzaghi attraverso 5 sfide chiave nelle quali la superiorità tecnica e tattica di Lautaro Martinez e compagni è emersa in tutta la sua evidenza. Si parte - ovviamente - dal clamoroso derby di andata vinto 5-1.

L'esultanza dei giocatori dell'Inter dopo l'autogol di Federico Gatti durante Inter-Juventus - Serie A 2023-24

Credit Foto Getty Images

Corsa a tappe, percorso a ostacoli, maratona, slalom: scegliete una di queste definizioni dal mazzo, l'idea che sta dietro al paragone è caratterizzare, inframmezzando, l'andamento della stagione dell'Inter campione d'Italia 2023/24, dal principio fino all'aritmetica che ha portato allo scudetto numero venti. Un agile rewind, più semplicemente un modo per riavvolgere il nastro e sottolineare, analizzandole, le sliding doors della straripante cavalcata nerazzurra.

Inter-Milan 5-1 (4a giornata, 16 settembre 2023)

La crepa che incrina la parete, il sassolino che prende velocità e diventa valanga inarrestabile, la convinzione nei propri mezzi e nelle proprie ambizioni, tutto questo hanno un loro "momento" preciso: 16 settembre, tardo pomeriggio, derby d'andata a San Siro. E' la quarta giornata di campionato, sia Inter che Milan arrivano a punteggio pieno alla stracittadina, una vigilia fatta di confronti e paragoni spazzata via dalla manita nerazzurra; un 5-1 aperto da Mkhitaryan (doppietta) dopo appena cinque minuti, impreziosito dal rigore dell'ex Calhanoglu e dal sigillo nel recupero di Frattesi - in mezzo il lampo di Leao sotto un momentaneo diluvio - ma soprattuto reso indimenticabile dal gol di Marcus Thuram. Una ripartenza che sembra essersi conclusa con la palla troppo lunga di Dumfries, poi il controllo sul lato corto dell'area, l'uno contro uno nei confronti di Thiaw, il rientro sul destro e un flash, un tracciante, un'ideale linea diretta con l'incrocio dei pali che certifica la scintilla tra Tikus e la platea nerazzurra. 

Napoli-Inter 0-3 (14a giornata, 3 dicembre 2003)

Quello in casa del Napoli ad inizio dicembre, una settimana dopo il pareggio 1-1 dello Juventus Stadium contro la Juventus, è l'ideale passaggio di consegne tra chi lo scudetto l'ha sul petto e chi ha in testa di cucirselo ben presto. E' già il Napoli di Mazzarri, l'era Garcia è finita lasciando macerie, e l'aria orgogliosa di chi non vuole cedere lo scranno senza combattere soffia forte, soprattutto nel primo tempo. Sommer mette in cornice un paio di chiusure di altissimo livello, Politano sbatte sulla traversa ma sulla coda del primo tempo Calhanoglu indovina un destro millimetrico da fuori area che s'infila tra palo e Meret, rompendo lo 0-0 di prepotenza. A sottolineare la densità di un successo di valore capitale ci pensa Barella, con il primo gol del suo campionato, modalità slalom attivata prima su Ostigard e poi su Natan, chiusura per il raddoppio anticipando Meret, antipasto del tris firmato Thuram, su raro lampo della stagione interista di Cuadrado. Bella e straripante contro il Milan, capace di soffrire e testarda fino a prevalere in casa dei campioni d'Italia in carica: l'Inter c'è, la Juventus rimane a -2.

Inter-Verona 2-1 (19a giornata, 6 gennaio 2024)

Per quanto la banda Inzaghi tenti di fare selezione, la Juventus rimane a tiro, il pareggio nell'ultimo turno dell'anno a Marassi contro il Genoa fa da freno ai nerazzurri che all'Epifania ospitano l'Hellas Verona a San Siro. Dodici minuti bastano a Lautaro per stappare la partita, la reazione gialloblù è frizzante ma l'Inter pare in controllo, almeno fino ad un quarto d'ora dal termine quando Henry, entrato da una manciata di secondi, devia alle spalle di Sommer il pallone dell'1-1. A questo punto la cronaca lascia spazio alla narrativa, per un finale da fantascienza. Arnautovic spreca due occasioni colossali, l'ultima delle quali al minuto 91, pochi secondi più tardi Bastoni timbra la traversa con una volée mancina, Montipò non chiude a dovere sulla conclusione di Barella e da due passi Frattesi (l'uomo dei gol pesanti, nonostante l'impiego part-time) si fionda sulla corta respinta facendo esplodere San Siro. E' il 2-1, fioccano le polemiche per un contatto ad inizio azione tra Bastoni e Duda, il Verona rimane in dieci per il rosso a Lazovic (proteste) ma al minuto 97 Fabbri comanda rigore per un fallo di Darmian su Magnani: dal dischetto si presenta Henry, il cronometro segna 99 minuti e 45 secondi, Sommer è spiazzato ma il destro del francese colpisce il palo. Una folle altalena di emozioni, tanto per indirizzare la prima partita del 2024 e testare le pulsazioni dei tifosi nerazzurri.

Inter-Juventus 1-0 (23a giornata, 4 febbraio)

La data è di quelle cerchiate in rosso sul calendario, da sempre: 4 febbraio 2024, a San Siro arriva la Juventus. L'Inter è reduce dal successo di Firenze, la Juventus si è fatta rallentare dall'Empoli in casa e così si presenta allo scontro diretto con un punto da recuperare nei confronti dei nerazzurri, che però hanno una partita da recuperare, contro l'Atalanta, posticipata a causa della Supercoppa di gennaio, vinta proprio dai nerazzurri nella final four di Riyadh. Le settimane precedenti sono condite da paragoni e similitudini, il "siamo come guardie e ladri" coniato dal tecnico bianconero Allegri per descrivere il duello in testa tiene alto il livello di guardia nel prepartita, ci sia aspetta un rendez vous capace di svelare le reali qualità di chi lotta là davanti, il tutto risolto in maniera rocambolesca, al minuto 36, da una deviazione nella propria porta di Gatti, tradito nell'anticipare Thuram con il petto e nel battere Szczesny sull'uscita. Pochi minuti prima Vlahovic aveva fallito un facile controllo in area: sarà l'unico squillo juventino in una partita che finirà per dilatare con il passare dei minuti la distanza tra le due squadre. Calhanoglu scheggia il palo nel secondo tempo, Szczesny argina da campione prima su Barella e poi su Arnautovic, l'Inter crea ben oltre l'1-0 finale, che però serve per allungare a +4 sui rivali, spedendo un messaggio forte e chiaro, chiarissimo, al campionato.

Roma-Inter 2-4 (24a giornata, 10 febbraio)

Il calendario incalza, una settimana dopo il successo sulla Juventus, l'Inter è di scena all'Olimpico, sotto un diluvio da tregenda. Di fronte, la nuova Roma di Daniele De Rossi, da poche settimane al timone ma capace di imporre da subito una netta sferzata in termini di gioco e di proposta. L'Inter la sblocca dopo un quarto d'ora con una palombella area di Acerbi, con polemiche da VAR allegate per la posizione di Thuram su Rui Patricio, eppure il vantaggio con sembra incidere sulla prestazione della squadra di Inzaghi, squalificato e con il vice Farris in panchina. La Roma guadagna campo, pareggia a strettissimo giro con una deviazione su palla inattiva di Mancini e approfitta degli inisuali spazi lasciati dai nerazzurri per chiudere il primo tempo con il punto esclamativo, il 2-1 firmato in ripartenza da El Shaarawy. L'Inter è sotto al termine del primo tempo, situazione nuova, ma soprattutto ha subìto l'iniziativa degli avversari, sempre a proposito di primizie stagionali. Quella che esce dagli spogliatoi dell'Olimpico - eccolo il turning point della stagione - è un'altra squadra, molto più simile a quella che ha finito per cannibalizzare la scena italiana. Due volte Thuram (una con la complicità di Angeliño, l'altra in proprio) controribalta la situazione, Sommer va occhi negli occhi con il grande ex Romelu Lukaku che ha sui piedi la palla del 3-3 ma finisce per lasciarsi ipnotizzare dal portiere svizzero in uscita d'ordinanza, infine Bastoni manda i titoli di coda a pochi spiccioli dalla fine del recupero chiudendo in appoggio una ripartenza da coast to coast. Se quello contro la Juventus era suonato come un avvertimento, il 4-2 di Roma vale come un'ipoteca: questa Inter si piega, ma non si spezza, nel posticipo del lunedì l'Udinese sbanca lo Stadium bianconero, i nerazzurri allungano e imboccano il rettilineo che li porterà sul traguardo senza voltarsi indietro mai.
Fabio Fava
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