Pioli al Milan, 4 anni da allenatore: come e perché ha cambiato la squadra. Numeri, statistiche e curiosità
Pubblicato 11/10/2023 alle 20:38 GMT+2
SERIE A - In occasione della sosta per le Nazionali alla quale il Milan si presenta da capolista solitaria in campionato, ripercorriamo il quadriennio di Stefano Pioli sulla panchina rossonera. Insediatosi ufficialmente il 9 ottobre 2019, il tecnico ha vinto uno scudetto e riportato la squadra in Champions dopo anni magri. E, soprattutto, ha cambiato la mentalità del Diavolo. Vediamo in che modo.
Era il 9 ottobre 2019 quando il Milan, dopo ore frenetiche, aveva diramato un comunicato ufficiale che recitava così: "AC Milan comunica di aver affidato la conduzione tecnica della Prima Squadra al Signor Stefano Pioli. Stefano Pioli ora si unisce al Milan con un contratto biennale". Milanello in quei giorni era letteralmente nella bufera: in panchina sedeva Marco Giampaolo che, protagonista di un avvio di campionato disastroso con 4 sconfitte nelle prime 6 giornate, era stato esonerato (ironia della sorte dopo una vittoria contro il Genoa a Marassi). Fallito - per ragioni sostanzialmente economiche - il tentativo di affidare la panchina a Luciano Spalletti, il Diavolo aveva optato per Pioli, che qualche mese prima si era dimesso dalla Fiorentina. Sostanzialmente, quindi, una scelta di ripiego. Ma mai ripiego fu così azzeccato. In quattro anni esatti, infatti, il tecnico parmigiano ha infatti cambiato profondamente il club rossonero. Vediamo in che modo.
Il ritorno in Champions e lo scudetto
Pioli, innanzitutto, ha riportato il Milan a essere competitivo ai massimi livelli in Serie A dopo tante stagioni buie (troppe, per un club dal simile blasone). Conclusa con un 6° posto in campionato la sua prima stagione (anomala anche e soprattutto a causa del Covid), il tecnico si è reso infatti protagonista di un'escalation di risultati che hanno ridato orgoglio e prestigio ai rossoneri. Le tappe fondamentali sono tre: il ritorno in Champions League nel 2021, lo scudetto del 2022 vinto dopo lo storico testa a testa con l'Inter e la qualificazione alle semifinali di Champions nel 2023. Il percorso di Pioli, seppure caratterizzato da qualche passaggio a vuoto, può quindi essere considerato una crescita continua. E la classifica di oggi, con il Milan capolista solitario dopo 8 giornate, è un'ulteriore conferma.
Il bilancio di Pioli sulla panchina del Milan
Partite | 198 |
Vittorie * | 111 (56%) |
Pareggi | 47 (23,7%) |
Sconfitte | 40 (20,3%) |
Gol segnati | 354 |
Gol subiti | 221 |
* Il numero comprende anche le partite vinte ai rigori contro Rio Ave (Playoff Europa League 2020-21) e Torino (Ottavi di finale di Coppa Italia 2020-21)
Il cambio di passo e di...mentalità
Pioli, soprattutto nelle sue prime due stagioni intere alla guida del Milan (2020-21 e 2021-22) non ha mai avuto tra le mani la rosa più forte del campionato. Nelle tradizionali griglie-pronostico di inizio stagione, il Diavolo ha certamente occupato un posto fisso tra le prime file, ma non è mai stato collocato davanti a tutti. Il merito di Pioli, a livello psicologico, è stato quello di trasmettere ai giocatori una voglia di vincere e una convinzione nei propri mezzi che a Milanello non si vedevano da tempo. È stato anche grazie al suo lavoro sulla testa della squadra che il Milan è riuscito ad alzare progressivamente l'asticella spingendosi persino oltre i propri limiti.
La prima partita dell'era Pioli al Milan
20 ottobre 2019
MILAN-LECCE 2-2
GOL: 20' Calhanoglu (M), 62' Babacar (L), 81' Piatek (M), 92' Calderoni (L).
20 ottobre 2019
MILAN-LECCE 2-2
GOL: 20' Calhanoglu (M), 62' Babacar (L), 81' Piatek (M), 92' Calderoni (L).
MILAN (4-3-3) - G. Donnarumma, Conti, Musacchio, Romagnoli, Theo Hernandez, Kessié (80' Rebic), Biglia, Paquetà (67' Krunic), Suso, Leao (67' Piatek), Calhanoglu. A disp.: Reina, A. Donnarumma, Bennacer, Borini, Duarte, Gabbia, Rodriguez, Brescianini.
Un'identità di gioco riconoscibile
Dopo gli iniziali e comprensibili tentennamenti dovuti in parte anche a una rosa costruita male e non da lui, Pioli ha saputo dare al Milan una chiara identità di gioco puntando sul 4-2-3-1 che, almeno fino alla fine della passata stagione, ha rappresentato una sorta di marchio di fabbrica dei rossoneri (fatta eccezione per qualche variazione dello spartito dettata dall'emergenza). Il Diavolo è tornato di fatto a produrre un calcio moderno e propositivo: Pioli ha saputo trasferire sul terreno di gioco il giusto mix tra umiltà e coraggio, e ha saputo tirare fuori il massimo dai giocatori che la società gli ha messo a disposizione.
L'Euroderby, l'estate 2023 e l'ultima svolta
L'ultimo (almeno per ora) step del percorso rossonero di Pioli ha origine in un momento sportivamente doloroso: l'eliminazione in semifinale di Champions nella passata stagione per mano dell'Inter. Sono quelle due sfide che convincono il tecnico che è arrivato il momento di cambiare e di alzare il livello della rosa, soprattutto da metà campo in avanti. Quella squadra - a suo avviso - di più non può dare.
Il Milan vive perciò un'estate intensissima. Prima la separazione burrascosa da Maldini e Massara, poi una campagna acquisti massiccia che ridisegna il volto della squadra e - attenzione - ridefinisce il ruolo dell'allenatore. Pioli, da "semplice" tecnico, diventa una sorta di manager all'inglese: è lui a indicare al club i profili dei giocatori che servono, è lui ad assumersi praticamente in toto la responsabilità del rendimento della squadra. Non male davvero per un allenatore che, all'inizio di questa avventura, si portava addosso l'etichetta di ripiego. E la storia continua...
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