Caso Milan: storia di un equilibrio perso da Pioli e non trovato da Fonseca
Aggiornato 01/11/2024 alle 22:03 GMT+1
SERIE A - Anatomia dell'inizio di stagione fin qui deludente del Milan di Paulo Fonseca, tra risultati altalenanti e una dirigenza che latita davanti alle telecamere. Il confronto con l'ultimo Milan di Stefano Pioli è impietoso: sette punti in più dopo 10 giornate (al netto del recupero della trasferta di Bologna)
Fonseca e il siparietto in conferenza: "Tutti i centrocampisti sono box-to-box"
Video credit: Eurosport
Storie vere, storie tese. Al Napoli mancava Stanislav Lobotka. Al povero Diavolo, fra infortuni e squalifiche, mezza squadra: Theo Hernandez, Tijjani Reijnders, Ismael Bennacer, Matteo Gabbia e Tammy Abraham. Più Christian Pulisic (fisicamente non al massimo) e Rafael Leao (tecnicamente quasi al minimo), sguinzagliati entrambi al 62’, quando ormai echeggiava e serpeggiava la sentenza. Gabbia, ricordate?, firmò il 2-1 del derby e molti scesero in piazza: fatelo capitano, chiamatelo in Nazionale. «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!».
Trovo che lo scarto di martedì sia esagerato, non però la sostanza, sempre da preferire alla «morale». Il Milan di Paulo Fonseca è come un aeroporto dal quale si decolla e sulle cui piste si atterra senza radar che ne disciplinino il traffico e con check-in così fragili - soprattutto al centro della difesa - da agevolare l’infiltrazione di troppi «terroristi». E se poi, come a Firenze, cicchi due rigori (a uno) anche perché li aveva battuti chi non avrebbe dovuto, i pulpiti s’impennano, golosi di tarare episodi non esattamente periferici.
/origin-imgresizer.eurosport.com/2024/10/24/4054779-82233228-2560-1440.png)
Conte: "Solo chi non ha mai vinto può dire fesserie e ne sento tante"
Video credit: Eurosport
Nella mia griglia d’agosto lo avevo inserito al terzo posto, dietro Inter e Napoli. Tra campionato e Champions ha già perso cinque partite (su dodici): Parma (1-2), Fiorentina (1-2), Napoli (0-2); più, in chiave europea, Liverpool (1-3) e Bayer Leverkusen (0-1). Ha però dominato (abbastanza) e battuto l’Inter. La scorsa stagione si piazzò secondo, a 19 punti dalla vetta. Solo l’Inter segnò di più (89 a 76), ma le 49 reti incassate lo spedirono, addirittura, all’undicesimo posto. Ripeto: undicesimo.
Al di là del modulo, il problema era l’equilibrio. E’ rimasto. Il portoghese ha srotolato le sue idee zonarole, di possesso, che, pur affrontandolo di petto, non lo hanno risolto. Se Leao è disperso, Fikayo Tomori e Ruben Loftus-Cheek si sono persi. In società si naviga alla Francesco Schettino; dall’esterno si ha la sensazione che tra Zlatan Ibrahimovic e lo zoccolo operativo i rapporti non siano proprio creativi, o comunque reattivi. Sul piano tattico, continua a pesare l’assenza di un bomberone. Prendete Alvaro Morata. Ha fatto tutto, contro il Napoli, tranne quello che avrebbe dovuto fare e che nessuno, nei suoi panni, è riuscito a fare: il centravanti. Per questo, darei più spazio e più spago a Francesco Camarda. In barba ai suoi 16 anni. Il momento è cruciale. Il ritardo mette paura (meno 11), al di là della trasferta di Bologna che chissà quando verrà recuperata. E in Champions, il 5 novembre, si va al Bernabeu: non proprio una gita di piacere, vista la (vergognosa) bava alla bocca del Real per il Pallone d’argento di Vinicius Junior.
/origin-imgresizer.eurosport.com/2024/10/29/4056637-82270388-2560-1440.png)
Rodri: "Premio che rende giustizia al calcio spagnolo. Ha vinto il romanticismo"
Video credit: Eurosport
Fonseca non era il primo della lista, dettaglio non sfuggito al popolo dei loggionisti; e persino alle cattedre dei docenti. Disponibile, in estate, ci sarebbe stato Antonio Conte, ma il profilo non rientrava nei gusti di Sua «Altezza» lo svedese. Urge il recupero dei migliori (Pulisic, Reijnders); serve sistemare i lucchetti, a costo di ammorbidire le linee guida. In assenza di fuoriclasse, il turbo di Theo e le lune di Leao diventano benzina cruciale. Il mercato non ha offerto le risorse e le risposte trapelate, per esempio, dall’impatto di Strahinja Pavlovic.
Il Milan dell’ultimo Pioli - e dei sei derby persi - aveva sette punti in più (21 a 14). I confronti crepitano come pallottole, il coraggio di Paulo ha pagato qua e là (dal 4-2-4 anti-Inter alla panchina di Leao anti-Udinese), ma l’incenso della critica è mobile qual piuma al vento. Leao ha 25 anni, e la fascia di capitano non lo ha scosso più di tanto. E’ la fotografia del Milan attuale, tutto scatti e forature. E lo scudetto, da sogno a incubo. Fonseca in bilico. Tra fato e fado, il solito film.
=== Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini http://www.beckisback.it. ===
/origin-imgresizer.eurosport.com/2024/10/31/4057244-82282528-2560-1440.png)
Amorim e la chiamata dello United: "A volte nella vita bisogna rischiare"
Video credit: Eurosport
Pubblicità
Pubblicità