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Contador è il padrone, Aru deve blindare il 2° posto

Eurosport
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Pubblicato 25/05/2015 alle 14:23 GMT+2

In occasione del secondo giorno di riposo, ecco qui un riassunto di ciò che è successo nelle prime due settimane di Giro d’Italia: fin qui c’è stato un solo padrone, Alberto Contador, che dovrà guardarsi soprattutto dalla sfortuna e dal carattere di un ragazzo, Fabio Aru, che si sta temprando per le stagioni a venire…

Giro d'Italia 2015, Tappa 6, Alberto Contador&Fabio Aru (LaPresse)

Credit Foto LaPresse

CONTADOR SEMPRE PIU’ PADRONE DEL GIRO D’ITALIA – Non è stato fortunato, bisogna ammetterlo, ma classe e talento dello spagnolo sono al momento di un altro pianeta rispetto a tutti i suoi avversari. Che tra l’altro si sono ridotti al solo Fabio Aru. Gli altri, chi per un motivo chi per un altro, dispersi. E’ il più forte, lo si sapeva fin dalla partenza: la strada non ha fatto altro che confermarcelo. A cronometro, il giorno dopo la seconda caduta del suo Giro, ha messo in chiaro le cose, e in occasione della prima vera tappa di montagna di questa edizione della Corsa Rosa, ha ribadito la sua superiorità anche in salita, nel giorno in cui l’Italia si è commossa nel ricordo di Marco Pantani. A meno di clamorosi capovolgimenti, il Pistolero sarà in maglia rosa a Milano. La sensazione è che Contador possa addirittura permettersi di cominciare già a pensare al Tour de France: all’orizzonte, per lui, c’è l’inseguimento a una doppietta da leggenda. (a.t.)
LO STRANO DESTINO DI FABIO ARU, SECONDO SENZA SPERANZE ROSA - Primo degli umani, italiano simbolo del Giro, capitano designato di una squadra vincente, ma alle prese con un fuoriclasse (per quest'anno) hors catégorie. L'Astana è un coro che fa corsa dura contro Alberto Contador straordinario solista e a rimetterci in senso lato è lo stesso Fabio Aru, prima voce sulla carta del team kazako. Manca infatti una settimana alla fine del Giro e sarà anche vero che il clou alpino deve ancora iniziare, ma a centrare intanto un successo di tappa sugli arrivi in salita sono stati Paolo Tiralongo (San Giorgio del Sannio) e ieri Mikel Landa, che già aveva preceduto Aru a Campitello Matese, a Madonna di Campiglio. Parliamo anche di Tanel Kangert, liberato sul Monte Berico nella frazione poi vinta da Gilbert, e il quadro è completo, con il solo Dario Cataldo “fermato” invece a cronometro per il risparmio energetico. Non parliamo (ancora) di un'insofferenza di squadra nei confronti del suo capitano, rosa per una notte e subito deposto contro il tempo da re Alberto, ma alla vigilia delle grandi salite si compie già lo strano destino di Fabio Aru, secondo della generale senza speranze di leadership e senza successi di tappa tra i suoi fedeli pretoriani, agitati dalla gloria personale. (f.d.)
ZAKARIN: IL NUOVO ZAR DI RUSSIA SI PRESENTA ALL’ITALIA – Il Giro lo ha scoperto in occasione della tappa con arrivo a Imola, all’interno dell’autodromo Enzo Ferrari. Lui, Zakarin, di essere forte lo sa già da un po’, più o meno da 8 anni, quando – era il 2007 – un allora giovanissimo Illnur vinse la cronometro degli Europei juniores a Sofia, in Bulgaria. E’ un classe 1989, e nel suo passato c’è anche una squalifica per doping che lo stesso Zakarin sta provando a cancellare impegnandosi giorno dopo giorno in corsa, e durante gli allenamenti. Quella di quest’anno è da considerarsi come la stagione della sua definitiva esplosione: prima del Giro, dove l’uscita di classifica nella prima parte di corsa è da intendersi come voluta, due i suoi highlights: il primo ai Paesi Baschi, dove chiude 9° nella generale ed è fondamentale nel successo del compagno di squadra Joaquim Rodriguez, il secondo al Romandia, corsa dove si impone nella generale davanti a campioni del calibro di Nibali e Quintana. E’ un gigante di 1.87 (per 70 kg), ma non è solo potente: forte a cronometro, Zakarin ha dimostrato di saper andare molto forte anche in salita. Da ragazzo si giocava il Giro baby con Aru: le grandi corse a tappe (ma non solo) sono adesso il suo futuro. Ora che il suo talento è emerso anche da noi, l’Italia non vede l’ora di scoprirne i limiti. (a.t.)
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THE GREAT ITALIAN ESCAPE E LA VITTORIA “MUTILATA” DI MODOLO - Dopo Viviani, Formolo, Ulissi e Tiralongo, la storica fuga all'italiana di Nicola Boem (in concorso di merito con Busato, Malaguti, Marangoni e Oscar Gatto) a Forlì e la volata vincente di Sacha Modolo a Jesolo. E se del “bidone” più spettacolare della Corsa Rosa s'è già parlato a lungo (a proposito, sono già 6 le fughe al traguardo di questa edizione...), non è stato ugualmente per il successo dello sprinter azzurro, che “ha scelto” l'inatteso finale di Aru in maglia rosa per vincere la sua prima tappa al Giro d'Italia. Rimedieremo adesso scusandoci del ritardo, perché la volata di Jesolo è stata la più bella in termini tattici grazie al treno della Lampre-Merida, con Ferrari davanti a tracciare l'ultima curva, Richeze ultimo uomo sul rettilineo finale e Modolo profeta in patria veneta, al fotofinish su Nizzolo. Terzo Viviani, che come Modolo aveva centrato la sua prima vittoria al Giro (Genova) dopo così tante prove e piazzamenti... Sperando ora che sulle Alpi si riveli la nostra settima meraviglia. (f.d.)
BOONEN, GREIPEL, MATTHEWS: ADDII CHE MANCANO DI RISPETTO – Arrivano le prime montagne e alcuni dei grandi protagonisti della Corsa Rosa decidono di lasciare. E’ il caso di Boonen, Greipel e Matthews. Il belga della Etixx-Quick Step era alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia e la sua presenza è stata assolutamente impalpabile. Il suo team manager ha fatto sapere che d’ora in poi ci sarebbero state solo montagne, quindi la sua presenza sarebbe stata inutile. Posto che non è affatto così, che senso ha venire al Giro, stare in gruppo 2 settimane e andarsene senza aver lasciato traccia alcuna? Insomma, sei Tom Boonen… Diverso invece il discorso di Greipel, che una tappa l’ha vinta, e Matthews, un successo a Sestri Levante e due giorni in maglia rosa: entrambi sono stati protagonisti, ma lasciare così non è comunque rispettoso nei confronti della storia del Giro d’Italia. Che merita tutt’altro: merita ad esempio di vedere i corridori dare tutto per arrivare entro il tempo massimo, nonostante le salite che gli eroi del ciclismo sono da sempre chiamati ad affrontare nell’ultima settimana di corsa. (a.t.)
PROSPETTIVA PODIO: AMADOR CONTRO LANDA FRA LE ROVINE SKY - Contador non è attaccabile e forse nemmeno Aru: sarà allora il gradino più basso del podio a infiammare l'ultima settimana di Corsa Rosa in termini di classifica generale? Interessante in questo senso il Giro della Movistar che, orfana di Quintana detentore, sta interpretando comunque una grande corsa fra lo scrupolo overall di Andrey Amador e la difesa della maglia scalatori di Benat Intxausti. Amador ha un distacco di +4'19 su Contador e un vantaggio di appena 27 secondi su Landa, che in salita va più forte ed è l'ultimo uomo di Aru: dipenderà allora da quanto il basco verrà (o si farà) spremere dal suo capitano nei prossimi giorni o forse sarà decisiva Cervinia, dove invece il costaricano ha già vinto nel 2012. Landa al momento sembra l'unico in grado di scalfire il podio di Amador visto che Trofimov, secondo a Campiglio, è un po' staccato in generale (sesto a +6'58), Uran è crollato e Richie Porte s'è perfino ritirato. A tal proposito, fra Giro e Tour de France, iniziano ad essere davvero tanti (e sterili) gli avvicendamenti in corsa del Team Sky che ora farà classifica con Leopold Konig, probabilmente il più sorpreso di tutti. (f.d.)
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