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Parigi-Nizza - Roglic campione, van Aert più completo al mondo, Simon Yates pronto al grande giro: 5 verità

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 12/03/2023 alle 11:52 GMT+1

PARIGI-NIZZA - La corsa del sole si è chiusa con il trionfo sudato di Primoz Roglic, capitano dell'impero Jumbo-Visma. Alle sue spalle un fantastico Simon Yates, che per l'ennesima stagione sembra pronto a prendersi un grande giro. Terzo gradino del podio per Dani Martinez: l'homo novus in casa Ineos dopo l'infortunio di Bernal. Jakobsen-Pedersen: perché niente Sanremo?

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Le vittorie di Primoz Roglic e Wout van Aert, l’impero della Jumbo-Visma, la superiorità di Fabio Jakobsen, la prepotenza di Mads Pedersen, l’inventiva di Brandon McNulty, la fagianata di Mathieu Burgaudeau e la classe di Simon Yates: sono queste le otto perle che hanno caratterizzato la Parigi-Nizza 2022 dal 6 al 13 febbraio. Una corsa intrigante, ondulata, senza respiro, divertente e che ci ha lasciato cinque verità importanti. Sia per il momento attuale, che per il resto della stagione. Andiamo a scoprirle insieme.

Roglic e il complesso dell'ultima giornata

Partiamo dalla fine, partiamo dal Col d’Eze: Simon Yates che danza sui pedali e Primoz Roglic che arranca trainato da Wout van Aert. Una portata amara che abbiamo già assaggiato negli ultimi anni. Una tavola apparecchiata sempre nello stesso modo. Da quando Tadej Pogacar è stato capace di ribaltare il Tour de France 2020 con quella magia alla Planches des Belles Filles, Primoz Roglic è andato nel panico. L’ultima tappa e gli ultimi metri sono il suo incubo ricorrente, la sua ferita aperta. Alla Vuelta del 2020 lo stesso copione, alla Parigi-Nizza del 2021 due cadute (e lo scettro ceduto a Maxi Schachmann). Ieri pomeriggio in qualche modo si è salvato, ma parte del merito va condiviso con Wout van Aert (che lo stesso Roglic ha definito "metà uomo, metà motore"). Per tutti lo sloveno di ghiaccio è un ciclista devastante, fortissimo, con una bacheca oltremodo vergognosa rispetto ai comuni mortali, ma il suo problema con l’ultima frazione - spesso e volentieri affrontata con la maglia di leader - è ancora un rebus irrisolvibile. Riuscirà a trovare il bandolo della matassa? Questo non lo sappiamo, ma di una cosa oramai siamo certi: con Roglic sicuramente non ti annoi (ma non credo che lui, inteso come Primoz, la pensi come noi).
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Completezza allo stato puro: van Aert e la Jumbo-Visma

Su Twitter, quando si vuole enfatizzare qualcosa che lascia a bocca aperta, si usa questa forma: "that’s it, that’s the tweet". Come a dire: ci basta il gesto, non serve aggiungere altro. Durante la Parigi-Nizza 2022, Wout van Aert è stato proprio quel tweet: poche parole, ma all’interno una marea di significati. Il belga è stato capace di vincere cronometro, ha "salvato" il primato di Roglic sul Col d’Eze, ha concesso (insieme allo stesso Roglic) la vittoria a Laporte nella prima giornata e ha racimolato una serie di piazzamenti spaventosa. È proprio il caso di dirlo: con lui in gara, è sempre festa. Più in generale, il nativo di Herentals, ancora una volta, si è manifestato come (forse) il ciclista più completo del mondo. Forte negli sprint, carrarmato in salita, devastante a crono: Wout ha tutto, come d’altronde la sua squadra. La Jumbo-Visma ha vinto 3 tappe su 8 con due triplette (e su tre terreni diversi), dimostrando ancora una volta la propria completezza e versatilità. In ottica Tour de France, che poi è il grande obiettivo di Roglic e del team, questi ragazzi promettono benissimo. Ma ve lo immaginate un trenino per le salite con Dennis, Kuss, Vingegaard, Kruijswijk e van Aert? Allucinante.
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Yates e McNulty, la classe al potere

Due volti. Due facce. Due sorrisi. Se Primoz Roglic e la Jumbo-Visma si sono presi la copertina patinata della Parigi-Nizza 2022, Simon Yates e Brandon McNulty li troviamo subito a pagina 6, dopo le celebrazioni di rito. Il britannico e l’americano hanno brillato di luce propria durante gli 8 giorni in Francia, illuminando le strade con la loro classe. Il primo, capitano della Bike-Exchange, ha chiuso a soli 29" dal primo posto, ha fatto vedere una condizione invidiabile (con una cronometro pazzesca) ed è stato l’unico essere umano in grado di staccare quella bestia di Primoz Roglic in salita. Se queste sono le premesse - e le solite nubi (leggi crisi) che ne hanno pregiudicato la carriera rimangono lontane - il nativo di Bury può veramente ambire a vincere un grande Giro (quelli con la G maiuscola). L’altro, invece, texano della UAE-Team Emirates, ha chiuso al 12° posto (nonostante la caduta), ha conquistato la terza vittoria stagionale e la prima in assoluto nel World Tour. Poi si è anche commosso, ma più delle lacrime ci ha fatto spavento la sua imprevedibilità. Nella quinta tappa, è partito a 40km dal traguardo e ha vinto in solitaria, come piace fare al suo capitano, Tadej Pogacar. Se riesce a pennellare la condizione e a limare i difetti, può far male a tutti.
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Jakobsen-Pedersen: velocità lontano da Sanremo

La Parigi-Nizza 2022 non è stata esattamente la corsa perfetta per i velocisti. Tra Côte segnalate, altre non segnalate, cadute, tappe ondulate e attacchi forsennati (cfr. Burgaudeau), lo spazio per le ruote veloci era veramente ridotto all’osso. Nonostante questo, però, Fabio Jakobsen e Mads Pedersen hanno comunque trovato lo spazio per alzare la voce. Il primo, olandesone della Quick-Step, ha scherzato tutti nella seconda tappa (quella dei ventagli), mentre il campione del mondo 2019 ha swattato con prepotenza il giorno successivo, a Dun-Le-Palestel. Entrambi, pensavamo, con vista sulla Milano-Sanremo del 19 marzo, ma in realtà abbiamo scoperto che nessuno dei due sarà convocato. Sinceramente, ci sembra uno spreco, perché la condizione che stanno attraversando è di primissimo livello. Jakobsen, per esempio, ha già vinto sei volte quest’anno e in caso di arrivo in volata sarebbe l’unico in grado di battersela alla pari con Caleb Ewan. Il danese, invece, ha dimostrato di avere una gamba imperiale e la sensazione è che la coppia con Stuyven possa far esplodere ogni corsa. Vabbè, peccato, ci dispiacerà non vederli, con la speranza che Quick-Step e Trek non debbano mangiarsi le mani.
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Dani Martinez è il nuovo nome in casa Ineos

Non appena salta fuori il nome di Dani Felipe Martinez, la mente di tutti corre subito al Giro d’Italia 2021. Più precisamente alla tappa con arrivo a Sega di Ala, in cui il colombiano si girò verso il connazionale Bernal e gli fece forza prima con il pugno chiuso e poi a voce. Sicuramente, quell’istantanea è entrata nella storia della corsa rosa, ma allo stesso tempo è stata anche il manifesto sportivo del classe 1996 di Soacha. Un ragazzo di tenacia, che corre a denti stretti, con quella voglia di non mollare mai: caratteristiche che si sono riviste anche alla Corsa del Sole 2022, dove l’ex Education-First ha chiuso al terzo posto. In casa Ineos, dopo il brutale infortunio occorso a Bernal, stanno facendo due conti. E se fosse proprio Dani l’uomo giusto per rimpiazzare Eganito al Tour? Tenace in salita, scattista quando serve, efficace a cronometro: il colombiano ha tutto. Ovviamente per la vittoria finale sarebbe molto complicato (Roglic e Pogacar sono superiori), ma l’ipotesi podio è tutt’altro che peregrina.
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La classifica generale

CICLISTA TEMPO
P. Roglic (Jumbo-Visma)29h19'15"
S. Yates (Bike-Exchange) +29"
D. Martinez (Ineos)+2'37"
A. Yates (Ineos)+3'29"
N. Quintana (Arkea)+3'43"
J. Haig (Bahrain)+3'51"
I. Izaguirre (Cofidis)+4'52"
J.Almeida (UAE)+5'43"
G. Martin (Cofidis)+5'48"
A. Paret Peintre (AG2R)+6'32"
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