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Sonny Colbrelli si ritira: "Momento difficile, ma sono grato alla vita e lo affronto col sorriso"

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Aggiornato 30/10/2022 alle 11:33 GMT+1

Il corridore del Team Bahrain Victorious, dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, esce allo scoperto e annuncia l'inevitabile: il comunicato della sua squadra, con le spiegazioni delle ragioni di questa decisione, è struggente e allo stesso tempo spinge a pensare positivo tutte quelle persone che devono affrontare una rinuncia dolorosa, ma che dalla vita hanno avuto una seconda possibilità.

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Sonny Colbrelli si ritira. Le indiscrezioni dei giorni scorsi avevano preannunciato l'inevitabile e così, anziché aspettare la conferenza stampa del 15 novembre, il Team Bahrain Victorious anticipa tutti con un comunicato in cui si annuncia che il corridore bresciano appende la bici al chiodo per ragioni di salute un anno dopo quel meraviglioso trionfo alla Parigi-Roubaix. All'interno del comunicato le struggenti parole di Sonny, che però spingono anche verso la speranza chi deve affrontare una rinuncia dolorosa, ma a vantaggio della propria vita.
Un anno fa, in questo periodo, ho trascorso le mie giornate a celebrare la vittoria più importante della mia carriera, la Parigi-Roubaix. Non avrei mai pensato di ritrovarmi un anno dopo ad affrontare uno dei momenti più difficili che la vita mi ha messo di fronte. Ma è la mia vita cui voglio essere grato, una vita che ho rischiato di perdere e che mi ha dato una seconda possibilità. Quella di essere qui oggi, per ricordare che sono uscito dall'Inferno del Nord da vincitore, e l'ho fatto in un modo leggendario, un modo che rimarrà nella storia e che potrò continuare a raccontare ai miei figli. È a loro, alla mia famiglia e a tutte le persone a me più vicine che devo questa mia nuova vita. Da loro traggo la forza per accettare questo momento della mia carriera sportiva, che mi vede qui oggi rinunciare alla possibilità di aggiungere al mio Palmares una vittoria in un Grande Giro o al Fiandre, il sogno di una vita.
Colbrelli era stato colto da malore al termine dela prima tappa del Giro di Catalogna, era setto soccorso dopo arresto cardiaco e in seguito, trasportato in ospedale, era stato sottoposto a intervento chirurgico di impianto sottocutaneo di defibrillatore per regolare l'artimia cardiaca.
"Dopo quanto successo in Catalunya, la speranza di poter continuare ad essere un corridore professionista non mi ha mai abbandonato, seppur minima - spiega Sonny - Sapevo che la via del ritorno sarebbe stata difficile con un defibrillatore. In Italia non è consentito dalla legge. Con il supporto dello staff medico dell'equipe, diretto dal dottor Zaccaria, non mi sono arreso comunque. Ho ripreso a pedalare sotto stretto controllo medico e ho subito diverse visite e consulenze con specialisti del settore. Tra questi, il direttore della Clinica Universitaria di Padova, Prof. Corrado, che ha seguito l'impianto del defibrillatore. E una valutazione è stata fatta anche da chi ha seguito casi simili, come il calciatore Christian Eriksen, che, come me, ha il defibrillatore e ha ripreso la sua carriera professionale. Ma il ciclismo non è calcio. È uno sport diverso; corri per le strade. Non si gioca su un campo da calcio, dove, in caso di necessità, gli interventi dello staff medico possono essere tempestivi. I loro allenamenti si svolgono in un'area circoscritta, mentre nel caso di un ciclista ti ritrovi spesso da solo per ore su strade poco trafficate. Proprio questo è ciò che rende più complicato intraprendere un'altra strada per poter nuovamente competere. Rimuovere il defibrillatore. Ammetto di averlo considerato. Ma come accennato, il ciclismo è diverso dal calcio. Per i motivi citati, ma soprattutto, anche per l'intensità dello sforzo. Ma prima di tutto rimuovere il defibrillatore è contro la pratica medica e significa rimuovere un salvavita necessario come prevenzione secondaria. Un rischio troppo alto. Un rischio che non posso permettermi di correre: per me, per l'opportunità che la vita, e Dio in cui credo, mi hanno dato. Per Adelina, per Vittoria e per Tomaso. Per i miei genitori".
È triste leggere quanto sconforto possa portare una decisione del genere:
Dico addio al ciclismo e provo a farlo con il sorriso per il bene che mi ha dato, anche se dire addio dopo una stagione come l'anno scorso fa male. È stata la cosa migliore della mia carriera. Ho imparato cosa offre la vita e cosa ci vuole la vita. Ma restituisce anche in una forma diversa.
E infatti la promessa è quella di vederlo ancora nell'ambiente del ciclismo, grazie anche al supporto del suo team: "Sono pronto a continuare a cercare di essere un campione, come sulla bici. Rimarrò nel ciclismo con Bahrain Victorious, che mi è stata vicina come una seconda famiglia e che mi accompagnerà in questo periodo di transizione da corridore a un nuovo ruolo che si evolverà quotidianamente. Sarò un ambasciatore per i nostri partner, lavorerò a stretto contatto con il gruppo e condividerò la mia esperienza con i miei compagni di squadra. Sono stato felice di vedere come i bambini mi abbiano preso come modello negli ultimi mesi. Forse, mi dico, perché l'uomo coperto di fango sembra un po' un supereroe. Per loro vorrei fare qualcosa prima o poi. Nel frattempo avrò anche l'opportunità di essere un riferimento per il Team Bahrain Victorious e le squadre di sviluppo: Cycling Team Friuli e Cannibal U19. Nuove sfide mi aspettano e con coraggio mi preparo ad affrontarle. Voglio farlo con il sorriso sulle labbra. Continuo a gioire di ogni corsa che farò, anche solo per divertimento e non più per competizione".
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