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NFL, il miracolo di Alex Smith: dal pericolo di morte al rientro in campo

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 15/10/2020 alle 17:42 GMT+2

Dopo 23 mesi di sofferenza, il quarterback di Washington è tornato in campo. Dal rischio di amputazione della gamba, al ritorno in regular season. 693 giorni dopo, la sua storia è un miracolo

Alex Smith è tornato in campo dopo oltre 20 mesi

Credit Foto Eurosport

Domenica scorsa, più precisamente l'11 ottobre, Alex Smith, quarterback dei Washington Football Team, è tornato in campo circa due anni dopo l'ultima volta. La sua squadra ha perso per 30-10 contro i Los Angelese Rams, ma per una volta il risultato è passato in secondo piano. Almeno per Alex.

La favola di Alex Smith

Sedetevi comodi, perché questa non sarà una storia facile. È una storia di sudore, passione, paura, pazzia e insegnamento. È una storia d'ispirazione, ma non solo per gli sportivi. Per chiunque. La storia sportiva di Alex Smith parte nel lontano 2005, quando all'età di 21 anni viene preso come prima scelta assoluta dai San Francisco 49ers.
Passa 6 anni di apprendistato, e nel 2011 è pronto a prendersi la scena. Ha 27 anni, è nel prime atletico e ha il talento per emergere. La sua stagione è semplicemente fantastica. Lancia benissimo in tutte le partite, si ripete anche nei playoff, ma ad un passo dal SuperBowl deve arrendersi ai Giants. La squadra di Eli Manning lo batte per 20-17 col field goal vincente di Lawrence Tynes nei tempi supplementari. Sotto una leggerissima pioggia californiana, Smith deve ingoiare il primo boccone amaro della carriera.
L'anno dopo i 49ers ci devono riprovare, e per farlo prolungano il contratto di Smith. Alex sente la fiducia dell'ambiente, e parte a razzo. Gioca una super partita contro i Packers, distrugge il record di franchigia di passaggi senza intercetto, fermandosi a 249 (il precedente record era 184), e si candida come dei giocatori più in forma dell'intero pianeta. Candidatura confermata poche settimane dopo, quando viene premiato come miglior QB della settimana al termine di una gara magica dove i 49ers umiliano i Bills e riscrivono l'ennesimo record di franchigia per yard totali guadagnate in una singola gara: 621.
Di record in record, si arriva alla partita quasi perfetta. Nell'ottava settimana contro i Cardinals, Smith sfiora il record NFL per percentuale di completamento dei passaggi, chiudendone 18 su 19. Lancia per 232 yard e tre touchdown, per un passer rating di 157,1. Grazie a questa prestazione viene premiato per la prima volta come miglior giocatore offensivo della settimana della NFC. È un momento dove tutto gira bene. Troppo bene, ed ecco il secondo boccone amaro. Una commozione cerebrale lo costringe ad abbandonare la parte finale di stagione, e vedere i suoi niners perdere il SuperBowl 47 contro i Ravens.

L'infortunio e lo scambio

Durante il quinquennio in Kansas, Alex prova a ripartire. I Chiefs alzano le ambizioni, e lui traina l'ambiente. Guadagna tre convocazioni al Pro Bowl, viene nominato altre due volte QB della settimana e una volta giocatore AFC della settimana. Gioca buonissime annate, batte i Patriots campioni in carica del 2017, vince 2 volte il titolo di division e supera le 4000 yards in stagione (2017). L'unico neo è legato ai playoffs. Ogni volta i Chiefs si fermano, non riuscendo mai a competere per il titolo.
Alex Smith Washington Redskins
Da qui il passaggio a Washington, per il terzo boccone amaro della carriera. Il più doloroso. Il 18 novembre 2018, contro Houston, Smith vede la sua la gamba destra che va in pezzi. Sotto la pressione di due difensori dei Texans, il suo arto si piega in maniera innaturale fino a causargli una frattura esposta a spirale della tibia che inizia nell’articolazione della caviglia e si sviluppa fino al ginocchio, più la frattura del perone.
Da quel giorno parte un calvario lungo nove mesi di ricovero e diciassette operazioni chirurgiche. Dopo l’intervento per ridurre la frattura (3 placche e 20 viti) e suturare la pelle squarciata dall’osso, infatti, subentra una grave sepsi (disfunzione d'organo pericolosa per la vita). Tre giorni dopo l’operazione a Smith sale la febbre, e la pressione crolla. I medici tolgono il bendaggio e vedono una gamba nera con enormi vesciche. Il responsabile di ciò è un batterio che gli sta mangiando la carne.
Smith viene nuovamente d'urgenza a un secondo intervento, dove gli viene tolta una notevole quantità di tessuto muscolare. Però l’infezione è molto pesante e diffusa, e si sta trasformando in fascite necrotizzante. Il quadro molto eloquente lo fa la dottoressa Robin West, medico di Washington: "La nostra priorità ora è salvargli la vita. Poi faremo del nostro meglio per salvare la gamba. Qualsiasi cosa oltre a questo è un miracolo".
Non è più un infortunio sportivo, è simile a qualcosa che vediamo con le esplosioni militari.

Scampato pericolo

Ripresa coscienza, Smith ha davanti a sé tre opzioni: l’amputazione della gamba destra, il trasferimento muscolare dal suo dorso o quello dal quadricipite della sua gamba sinistra, quella sana. L’opzione tre però potrebbe non funzionare e a quel punto sarebbe necessaria comunque l’amputazione, ritrovandosi anche con una gamba sinistra indebolita. Smith scarta l’opzione due: “la schiena mi serve per lanciare”, dice ai medici. Sceglie il trasferimento dal quadricipite.
L'operazione riesce, ma a questo punto inizia il periodo più delicato: la riabilitazione. Passa i mesi su una sedia a rotelle, con la famiglia che lo aiuta anche solo per alzarsi dal letto. Poi migliora. Torna sul campo con le stampelle e nel frattempo lavora-lavora-lavora.

Comeback of the year

Domenica è arrivata la sua grande occasione per il rientro nella partita contro Los Angeles. Nonostante la sconfitta, la sua storia è già il comeback of the year: il miglior ritorno dell'anno. A certificare questo riconoscimento è arrivato anche il tweet di Barack Obama: «Complimenti al mio amico Alex, per aver resistito a un infortunio che lo ha messo in pericolo di vita e per essere tornato in campo con Washington Football Team (il nome attuale, dopo la cancellazione del termine Redskins, ndr). E’ una testimonianza della sua forza, della determinazione, dell’amore e del sostegno della sua famiglia».
Fondamentale è stata proprio la famiglia, che domenica era tutta sugli spalti per assistere al ritorno di Alex, con la mascherina che copriva i sorrisi. Il boccone amaro non c'era più.
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