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Clamoroso! Horner a un passo dall'addio: Red Bull teme boicottaggio del marchio negli USA. Anche gli U2 contro

Luca Stamerra

Aggiornato 10/03/2024 alle 20:33 GMT+1

FORMULA 1 - Un nuovo colpo di scena è servito. Il GP di Gedda dovrebbe essere stato l'ultimo per Chris Horner come Team Principal della Red Bull. Il perché? Anche Chalerm Yoovidhya, proprietario del 51% delle quote, si è fatto convincere. Trattenere Horner ha fatto sì che negli Stati Uniti si attivassero campagne di boicottaggio del marchio e per evitare il collasso ci sarà l'addio del britannico.

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Niente da fare per Chris Horner! Stando alle notizie di F1-insider, che in anteprima aveva pubblicato la notizia del licenziamento della dipendente che aveva denunciato il Team Principal, i giorni di Chris Horner in Red Bull sarebbero finiti. E quindi, quello di Gedda, sarebbe stato il suo ultimo GP al muretto di Red Bull. Come è possibile? Non era stato scagionato dalla indagine interna fatta dopo la denuncia? Non aveva l'appoggio della cordata thailandese di Chalerm Yoovidhya, che detiene il 51% delle azioni di Red Bull Racing? Marko non stava per essere sospeso? Helmut Marko ha riavuto subito il suo posto, senza essere stato sospeso, dopo le minacce di Max Verstappen, ma l'uscita di scena di Chris Horner è riconducibile alle continue campagne di boicottaggio del marchio Red Bull che sono state attivate negli Stati Uniti.

Negli USA tutti contro Red Bull: cosa è successo

Anche se Chris Horner è stato scagionato da ogni accusa dopo l'indagine interna avviata da Red Bull, con avvocato indipendente a vagliare ogni prova, nessuno ha creduto che il Team Principal britannico fosse in realtà innocente. Dai team rivali, vedi le parole di Toto Wolff, alla stampa di tutto il mondo, soprattutto dopo la pubblicazione delle chat tra il Team Principal e la dipendente che ha fatto la denuncia (chat però tutte da verificare). La Red Bull, però, si è schierata completamente dalla parte di Horner dopo aver accertato la sua innocenza, prima rimuovendo la dipendente dal suo ruolo all'interno del team, poi sospendendo Helmut Marko per aver rivelato informazioni su Horner alla stampa, venendo meno al protocollo interno del team. Varie associazioni per i diritti delle donne, però, hanno da sempre sostenuto la causa della dipendente e hanno avviato campagne di boicottaggio contro il marchio Red Bull. Gli Stati Uniti, ovviamente, rappresentano un mercato importante per tutto il colosso Red Bull e perdere quel mercato sarebbe un insuccesso clamoroso.
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Chris Horner ai box della Red Bull durante le libere del GP Arabia Saudita - Mondiale 2024

Credit Foto Getty Images

In Arabia Saudita, infatti, erano presenti anche gli altri elementi di spicco di Red Bull Racing, la parte austriaca diciamo, rappresentata da Mateschitz e dal CEO Oliver Mintzlaff. Loro, nella vicenda, invece, si sono sempre schierati contro Horner e fanno parte del 'clan Verstappen'. In queste ultime ore hanno fatto capire a Chalerm Yoovidhya e ai suoi che continuare con Horner avrebbe portato l'azienda al collasso. Tutta Red Bull, non solo la Scuderia. E pare proprio, dice F1-insider, che anche Yoovidhya si sia convinto. Vince la legge del mercato...
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Anche gli U2 contro Horner?

Nelle ultime ore, afferma lo stesso portale, sarebbe rimbalzata la notizia che la band rock U2 è pronta ad incidere un singolo contro Chris Horner, dal titolo “Don't be horny, be Christian”. Chiaro riferimento alle accuse di molestie sessuali verso il Team Principal Red Bull. C'è un perché, inoltre, per questa mossa degli U2. Anche loro sono da sempre vicini alle tematiche legate ai diritti (in generale), ma il chitarrista degli U2 è il suocero del fratello della dipendente licenziata. Una motivazione in più per incidere questo pezzo. Il botta e risposta è servito, visto che Horner è il marito dell'ex Spice Girls Geri Halliwell. E la sfida musicale porta alla sconfitta di Horner.
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Horner: "Nego completamente le accuse. Sento il sostegno di Red Bull"

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