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Le sette meraviglie di Federica Pellegrini: come lei, nessuno mai

Francesca Galluzzo

Aggiornato 26/07/2017 alle 22:21 GMT+2

Un oro incredibile porta Federica Pellegrini un po' più sul tetto del mondo rispetto al solito. Non solo è campionessa mondiale per la terza volta, ma per la settima volta consecutiva è medaglia mondiale nei 200. Mai nessuno ci era riuscito prima di lei.

Federica Pellegrini 2017

Credit Foto LaPresse

Oro e settima medaglia mondiale consecutiva nella stessa gara. Federica Pellegrini sale sul tetto del mondo e va ancora un pochino più su. Il record è fatto e con l'inaspettato oro odierno l'azzurra diventa un’atleta unica nella storia per longevità, regina, nel corso degli anni, di una disciplina fra le più significative fra quelle del nuoto, i 200 stile libero.
Con alle spalle una carriera fatta di tanti alti e pochi bassi, la Pellegrini ha avuto nelle ultime edizioni un rapporto difficile con i Giochi Olimpici, al contrario dei Campionati Mondiali in cui ha sempre risposto presente. Difficile trovare le parole per celebrare una vittoria su cui forse nemmeno lei avrebbe scommesso, forse più semplice, perché più facile da elaborare e razionalizzare, celebrare allora questo ennesimo record. Dal Montreal 2005 a Budapest 2017, ripercorriamo tappa per tappa le sette perle della carriera di Fede.

Montreal 2005, l'argento e la rabbia della ragazza prodigio

Per la diciassettenne Federica Pellegrini quello del 2005 è il secondo Mondiale in carriera, il primo l’aveva vissuto da comprimaria quanto, a quindici anni appena compiuti, aveva preso parte alla staffetta 4x100 stile libero a Barcellona 2003. Questa volta, invece, la veneta si presenta come una delle punte della nazionale azzurra, con gli appassionati di sport italiani (non è ancora molto nota al grande pubblico) che si chiedono se l’argento di Atene 2004, che l’ha resa la più giovane medagliata italiana di sempre alle Olimpiadi, fosse stato un exploit casuale o l’inizio di una brillante carriera. Il miglior tempo nuotato nella semifinale sembra la chiave per il successo, ma il giorno successivo l’azzurra, peggiora il suo crono e conclude seconda alle spalle della francese Solenne Figues. Se un anno prima, ad Atene, l’argento era stato comunque un trionfo qui le cose sono cambiate. La giovanissima atleta azzurra esce dall’acqua col volto rigato dalle lacrime, lei che era così sicura di poter vincere, e si dice per nulla contenta, anzi molto delusa dal risultato ottenuto. Tanti la leggono come arroganza, ma piangere per un secondo posto mondiale é un comportamento da vincenti veri, da chi non si accontenta nemmeno di un argento.

Melbourne 2007, il bronzo e la sfida con Laure Manaudou

Passano due anni, i Mondiali sono a Melbourne, dall’altro capo del mondo, e Federica torna a dare l’assalto al titolo. La premessa è da brividi, record del mondo in semifinale, ma la risposta di una sua, da lì in poi, celebre avversaria, la francese Laure Manaudou, lo è altrettanto perché la trasalpina risponde con un tempo ancora più basso nella finale del giorno successivo. Federica è terza, superata anche dalla tedesca Annika Lurz. Brava, anche questa volta sul podio, peccato che la vittoria non arrivi e a tre anni dalla prima medaglia internazionale questa mancanza inizia a pesare.
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Federica Pellegrini a Melbourne 2007

Credit Foto Eurosport

Roma 2009, il doppio record del mondo e il boato del Foro Italico

Due anni, la distanza che intercorre tra un campionato mondiale e l’altro, sono un tempo lunghissimo e possono portarsi dietro un sacco di cose. Nel 2008 arriva l’oro olimpico, sempre nei 200 stile, e Federica smette di essere l’eterna seconda. Rispetto alla precedente rassegna iridata cambia anche il palcoscenico. Non siamo più in un continente lontano ma nel Foro Italico, e dagli spalti si alza un boato ad ogni ingresso sul piano vasca dell'idolo di casa. La Pellegrini non tradisce le aspettative e dopo essersi imposta nei 400 stile, con nuovo primato mondiale, nella sua gara, i 200, sbriciola le avversarie e nuota un 1.52.98 che, complici i costumoni, nessuno è ancora riuscito a battere.

La scomparsa di Castagnetti e il biennio travagliato che porta a Shanghai

A guidarla, in quelle che senza troppi indugi si può definire come uno dei momenti più alti della sua carriera, è il mentore Alberto Castagnetti. Federica si è rivolta a lui nel 2006, quando un infortunio alla spalla ha rischiato di compromettere la sua carriera e lui, guida della nazionale quasi due decenni, l’ha portata fino al tetto del mondo, alla sua prima medaglia d’oro iridata.
Il dramma, però, è dietro l’angolo e dopo un’operazione al cuore che sembrava riuscita, Castagnetti muore all’improvviso. La Pellegrini, in procinto per partire per un periodo di allenamento negli Stati Uniti, si trova sola e alla ricerca di di una nuova guida.
Dopo un anno sotto la guida di Stefano Morini (l’attuale allenatore di Detti e Paltrinieri) l’azzurra cambia strada, prende un aereo e, con l’allora fidanzato Luca Marin si trasferisce a Parigi, alla corte di Philippe Lucas (ex allenatore proprio della Manaudou). In sei mesi di allenamenti massacranti prende forma il suo secondo trionfo iridato. Siamo a Shanghai, ma il copione è quello di Roma, doppio oro, 200 e 400.
La strada sembra quella giusta, ma Federica lascia il tecnico per tornare in Italia. Comincia un altro biennio travagliato, forse il più difficile in assoluto per la Pellegrini, che fa flop a Londra e per risalire deve rivolgersi ancora una volta a Lucas.

Barcellona 2013, il ritorno a sorpresa dopo l'anno sabbatico

Sono passati due anni dai trionfi di Shanghai e nel 2013 il mondo del nuoto si dà appuntamento a Barcellona. La Pellegrini, reduce da un anno sabbatico in cui si è dedicata principalmente al dorso, arriva ai blocchi di partenza sotto silenzio, fino all’ultimo non si sa nemmeno se prenderà parte ai 200 stile o meno. Quando scende in acqua, però, le cose sono diverse da come era lecito aspettarsele. Federica è in forma eccezionale e dopo il miglior tempo delle semifinali, in finale l’azzurra si deve piegare soltanto al fenomeno Missy Franklin. È argento, ma vale come un oro. La Pellegrini dimostra al mondo di essere tornata, o meglio di non essersene mai andata.
Voglio provare a vedere che cosa si prova a gareggiare per divertimento. (Federica Pellegrini, Barcellona 2013)

Kazan 2015, l'argento all'alba dell'era Ledecky

Dopo un Europeo e una rimonta nell’ultima frazione della 4x200 ai danni della Svezia che fa sobbalzare sul divano tutti gli italiani, Federica è ancora in acqua a Kazan 2015. Nel panorama partenti dei 200 stile libero è arrivata Katie Ledecky, l'americana che nel 2012 ha impressionato il mondo dominando gli 800 stile libero alle Olimpiadi di Londra, e che ora si scopre fenomeno anche nella velocità prolungata. In acqua c'è anche l'oro di Barcellona, campionessa del mondo in carica, Missy Franklin. La Pellegrini non sembra poter nulla contro lo strapotere della nuova dominatrice dello stile libero, ma la Franklin le finsice alle spalle. Sesto mondiale, sesta medaglia, ancora argento. Come a Montreal dieci anni prima, a fine gara sono ancora lacrime, ma questa volta di felicità.

Budapest 2017, il capolavoro finale prima dell'addio?

Lasciamo la storia e arriviamo alla cronaca. All'inizio della rassegna iridata della settima medaglia, del record, se ne parlava sottovoce, quasi non si volesse illudersi troppo di un risultato che non era per nulla scontato. Come si fa a dare per certo un podio se il gradino più alto è destinato a Katie Ledecky, e a contendersi gli altri due posti ci sono atlete del calibro di Emma McKeon e Katinka Hosszu? E allora tutti concentrati sulle medaglie di Detti e della Quadarella, aspettando le battierie per vedere come va. Primo tempo e accesso alle semifinali senza troppa difficoltà, e allora si comincia a sperare, ma la Ledecky sembra ancora troppo forte per essere battura. Basta un bronzo, e un bronzo si può prendere, anche partendo dalla corsia 6. L'oro, quello semba troppo, fino a venti metri dalla fine, con Ledecky e McKeon spalla a spalla lanciate verso la vittoria. Non hanno però fatto i conti con la rinascita dell'araba fenice, che tira fuori un ultimo 50 metri come non se ne vedevano da anni e ancora una volta, forse per l'ultima volta, tocca per prima al termine di un 200 stile libero. Katie Ledecky, l'ultima grande avversaria della sua carriera, questa volta è sconfitta. Ora il ciclo è concluso e Federica, se deciderà di mantenere fede alle sue parole, potrà salutare in pace con una gara di cui è stata, si può dirlo senza condizionali, la più grande interprete di sempre.
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